I sette doni dello Spirito Santo

La sapienza, specchio senza macchia dell’attività di Dio, come affermava padre Pio, un lume che non può acquistarsi, ma che immediatamente viene infusa da Dio; un dono concesso solo all’uomo la cui volontà è retta («La sapienza non entra in un’anima che opera il male né abita in un corpo schiavo del peccato», Sap 1,4).

L’intelletto, la luce soprannaturale, che illumina l’occhio dell’anima, fortificandola e donandole una più estesa vista sulle cose divine. Quindi, come diceva san Tommaso d’Aquino, l’intelligenza fa apparire le cose spirituali come nuda Verità, colta in maniera più completa. Condizione indispensabile per il dono dell’intelletto è la purezza di cuore: un cuore puro è un cuore sincero, limpido, leale, trasparente, libero dal male. Il dono dell’intelletto dona all’anima una conoscenza profonda della propria vita, le fa capire i disegni di Dio facendole raggiungere lo scopo della sua esistenza. «Non conformatevi alla mentalità di questo secolo», ammonisce san Paolo, «ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto»5.

Il consiglio fa attuare il proposito di vivere secondo il Vangelo, ispirando scelte conformi alla volontà di Dio. Una specie d’intuizione soprannaturale che aiuta a giudicare prontamente ciò che conviene fare e decidere, senza esitazioni e dubbi, anche nei casi più difficili. Lo Spirito mette in piena sintonia con Dio e fa realizzare il proposito di vivere secondo la sua volontà, venendo in aiuto alla debolezza umana: la retta intenzione libera da riguardi e considerazioni umane e indirizza con purezza di cuore a Dio.

La fortezza è l’espressione della Fede matura, provata da tutto quello che il Maligno può scatenare dentro di noi e intorno a noi per vincere la debolezza umana. «Se uno mi ama, osserverà la mia parola, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui»6. L’impegno perseverante delle virtù morali porta come frutto il gaudio spirituale di cui monsignor Lefebvre fu sempre provvisto. Maria, la Madre di Dio, è la fortezza per eccellenza: forte nei disagi, nei pericoli, ai piedi della croce. Gesù, l’Emmanuele, «Dio con noi», trasforma la debolezza dell’uomo in fortezza, la croce nella gloria della resurrezione.

La scienza aiuta a valutare rettamente le cose nella loro essenziale dipendenza dal Creatore. Grazie ad essa, come scrive san Tommaso, «l’uomo non stima le creature più di quello che valgono e non pone in esse, ma in Dio, il fine della propria vita»7. Il dono della scienza insegna a fare ringraziamento e offerta di ogni cosa creata perché è stata data per aiutare nel cammino verso Dio. La scienza suggerisce un ordinato e illuminato distacco dalle creature per entrare in armonia e in profonda comunione con esse e assaporarne tutta la bellezza come riflesso della bellezza di Dio, come suggerisce il libro del Siracide.

La pietà rende capaci di rispondere all’amore misericordioso di Dio con un attaccamento filiale fatto di vigilanza e tenerezza, che si traduce in un’obbedienza pronta e gioiosa verso il Signore e un’attenta misericordia verso il prossimo. Consapevole della propria povertà, la creatura si abbandona al suo Creatore per riceverne consolazione. Tale dono fa essere pronti ad ogni sacrificio.

Il timore di Dio induce a guardare dove si posa il passo, accelerato dall’amore, per non cadere; a fuggire il peccato per evitare le pene eterne dell’inferno, per avere una percezione forte del senso del peccato, per non avere paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima ed essere vigilanti, invece, nel temere Colui che può far perire e l’anima e il corpo.