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Quella "falsa condiscendenza" che fa calpestare la Legge di Dio... Impariamo la lezione...

VERA E FALSA CONDISCENDENZA,
UNA PREZIOSA LEZIONE DI SPIRITUALITA'


La condiscendenza è una virtù che può sembrare insignificante e invece è di altissimo valore pratico, che quantunque paia facile in alcune occasioni, è molto difficile averla in altre.

- Attendi bene alla stessa parola che è molto significativa. Condiscendere è discendere con, cioè discendere dall’altezza del tuo amor proprio, della tua superbia per accomodarti all’altrui parere... Tale è l’applicazione etimologica della parola, ma, ahimè, quant’è costosa questa discesa!... Ci troviamo tanto bene sulle vette della nostra superbia, che quando un colpo umiliante della amorosa Provvidenza dì Dio ci spinge in basso, ci fa soffrire enormemente... Che sarà quindi l’imprendere volontariamente questa discesa?...

- Condiscendere è cedere innanzi alla volontà, al criterio, al gusto degli altri, e sai bene come ciò ti è riuscito sempre costoso. Non vogliamo che alcuno coarti la nostra libertà, che si opponga ai nostri piani, che ci si contraddica in quel che diciamo o pensiamo... e la condiscendenza ci invita a operare in modo diametralmente opposto; che diamo ragione agli altri, che non ci ostiniamo a vincere o uscire con la nostra, che sacrifichiamo il nostro gusto e comodità sull’altare della pace, della dolcezza, della carità. Naturalmente ci son cose in cui non si può e non si deve transigere. Cedere in tali casi, non sarebbe virtù, ma peccato di viltà o rispetto umano...

- Quanti peccati non si commettono per cattiva e perversa condiscendenza!

- Lo stesso peccato di Adamo fu questo: non ebbe sufficiente energia dì opporsi alle dolci insinuazioni di Èva; cedette dove non doveva, e peccò... Esamina le tue cadute e vedrai quante di esse sono state prodotte da questa maledetta condiscendenza.

- Non puoi cedere di un apice, non devi condiscendere minimamente con nessuno, nè coi tuoi amici intimi, nè coi genitori, nè coi fratelli, in cose contro la legge di Dio, anche in materia lieve... Ma fuori di questo caso, lavora per vincere la caparbietà del tuo carattere, per acquistare questa bella e simpatica elasticità che si adatta a tutto e a tutti, che gode di dar piacere agli altri in ciò che non è nè male, nè pericoloso; pratica cioè la virtù della condiscendenza...

I frutti di questa virtù


Ricchissimi e gustosi sono i frutti che produce l’esercizio costante di questa virtù. - Anzitutto un aumento sempre crescente della regina di tutte le virtù, la carità... E’ ben chiaro che questa non può esistere in famiglie, amicizie, comunità, dove non si pratichi la condiscendenza.

- La causa e radice di tutte le disavventure è sempre il desiderio che tutti abbiamo di uscir vittoriosi; e come lo senti tu, lo sentono tutti gli altri; da lì gli urti frequenti e niente edificanti dove la carità ne esce male sempre. Invece, il cedere e accomodarsi al parere altrui, accondiscendendo ai suoi gusti, è fonte di reciproco amore, di pace e di carità. La mutua condiscendenza è quella che produce la cordialità e fraternità assieme ad una franca e spirituale allegrezza. Altro frutto di questa virtù è la pratica continua della mortificazione interiore, che, come s’è già detto, è a volte veramente difficile e persino eroica.

- Come tutte le altre virtù, la condiscendenza non consiste in alcuni atti isolati, ma nell’abito frequente che si manifesta nella costanza di tali atti.

- Il vincerti una volta, il cedere e tacere oggi, l’accondiscendere in un’occasione determinata, non è nè difficile nè meritorio; ma il farlo sempre, l’abituarti di tal maniera che mai te ne dispensi... questo suppone un esercizio grande di mortificazione. Pensa a quel che forse ti è successo qualche volta...

- Come ti costò cedere, se allora cedesti, quando avevi soverchia ragione, quando il tuo parere era il più giusto e razionale, quando per te, trovandoti in pubblico o in presenza di altri, era umiliante cedere e tacere e perfino dar ragione a chi ti contraddiceva!... Non è vero che in queste occasioni si vede chiaramente l’anima mortificata, padrona di se stessa? Con ciò si è già detto l’altro frutto della condiscendenza, ch’è il consolidamento sempre più profondo nella santa umiltà.

- Se esamini bene l’atto di condiscendenza vedrai che quasi si riduce a questo, a un atto di umiltà...

- Non sei condiscendente perchè non sei umile, perchè l’amor proprio si accende e si ribella, perchè la superbia ti accieca... Poi, quanto più condiscendi con gli altri, tanto più calpesterai le tue passioni e sarai più umile, E’ molto chiaro inoltre che con questa virtù eserciti insieme la mansuetudine e la dolcezza, ed educhi e dirigi come devi il tuo carattere.

- Ordinariamente parlando questa sarà la forma più comune di esercitarti nella dolcezza, giacché anche ordinariamente, la maggior parte delle tue asprezze scaturiscono dalla mancanza di condiscendenza, dal non cedere, per trionfare ed uscire con la tua ragione. Infine con questa preziosa virtù, ti disponi mirabilmente alla vita di ubbidienza... Cosa costerà ad ubbidire a colui che è abituato a cedere?... Se rinneghi la tua volontà per sottometterla al parere degli altri, quanto facilmente la sottometterai agli ordini e disposizioni dei Superiori!

- Misura dunque l’importanza e bellezza di questa virtù per i frutti che produce e per il corteggio di virtù che l’accompagnano !...

Tratto da:
Ildefonso Rodriguez Villar, Maria nelle sue virtù, Editrice Ancora, Milano 1955 (VI edizione), pp. 182-185.