LE SETTE GIUDAICHE. 2)Gli Esseni

Le sette giudaiche al tempo di Gesù

Gli Esseni, con i Farisei e i Sadducei, rappresentavano uno degli indirizzi religiosi che si svilupparono all'interno dell'Ebraismo dal II sec. a.C. circa. Gli Esseni non sono espressamente nominati dal Nuovo Testamento. Le nostre conoscenze sul movimento essenico sono state notevolmente modificate ed arricchite dalle scoperte di Qumran poiché, secondo la tesi attualmente prevalente, i settari di Qumran si identificano con gli Esseni o con una loro ala.
Questa ricerca perciò sarà caratterizzata da una duplice analisi:
- Gli Esseni nella tradizione degli scrittori antichi.
- Gli Esseni e la comunità di Qumran.

1. GLI ESSENI NELLA TRADIZIONE DEGLI SCRITTORI ANTICHI
Prima delle scoperte di Qumran, le notizie sugli Esseni ci derivavano essenzialmente dalle opere di Filone di Alessandria, Giuseppe Flavio e Plinio il Vecchio. Da tali fonti storiche e dalla critica ad esse connessa risultava:

a. L'etimologia del nome
Filone affermava che il nome Esseni derivasse da una parola greca che significava "santi", " puri". Giuseppe Flavio invece nella sua opera " Guerre Giudaiche" sembra volerlo fare risalire ad una parola che significava " venerabili", " religiosi". Alcuni studiosi hanno proposto altre soluzioni, indicando la probabile origine del nome nella radice sh', "bagnare" e da qui " bagnanti" ( in relazione al frequente uso di abluzioni e bagni rituali , tipico della setta ) ; ovvero in hasaim, " silenziosi", per l'obbligo del silenzio; ovvero nell'aramaico asayya, " guaritori", per la funzione di guaritori che era attribuita ai settari. L'etimologia più probabile , o almeno più generalmente accolta , è quella che fa risalire il nome greco alla trascrizione dell'ebraico hasidim, " pii", con una sottintesa connessione con il movimento degli Asidei dell'epoca maccabaica, il quale movimento, tuttavia, è ritenuto un precedente storico del Fariseismo e non dell'Essenismo.

b. Loro probabili stanziamenti
Secondo gli scrittori sopra indicati gli Esseni sono costantemente presentati come una comunità di tipo monastico avente varie sedi nella Palestina . Secondo quanto ci viene detto da Filone abitavano in villaggi o borghi, rifuggendo dalla corruzione delle città , ma la notizia è in contraddizione con quanto scrive Giuseppe Flavio, secondo il quale gli Esseni non erano raggruppati in un'unica città, ma avevano costituito colonie in diverse città ( non in borghi ). Plinio amplia le informazioni a loro riguardo circa gli stanziamenti e li pone ad occidente del Mar Morto, lontani, in ogni caso, dalla zona rivierasca "nociva" (nel senso che rappresentava un pericolo di contaminazione spirituale). Il rilievo di tale stanziamento è importante per il rapporto con le scoperte di Qumran, che dimostrano l'importanza della comunità del Mar Morto.

c. L'adesione alla setta
I neofiti erano ammessi all'ordine attraverso un periodo di iniziazione. Presentata la loro richiesta, erano tenuti in condizioni di aspiranti, per un anno fuori dell'Ordine, e, in tale periodo dovevano condurre vita essenica, ricevendo, come simboli della condizione, un'ascia, una cintura di lino e la veste comune. Dopo tale prova, venivano ammessi al bagno di purificazione del grado superiore, ma non entravano ancora nella setta. Per i due anni successivi rimanevano nella condizione di novizi, e, al termine, venivano ammessi al pasto comune e al giuramento dinanzi alla comunità. Nel giuramento il nuovo adepto si impegnava a praticare una vita di santità verso Dio, la giustizia verso gli uomini, la lealtà verso tutti, ma soprattutto nei riguardi del potere costituito ( poiché il potere viene da Dio). Il nuovo adepto inoltre era obbligato a non nascondere nulla ai membri della setta ma anche a non rivelare nulla ai profani, anche se sottoposto a violenze fino alla morte. Particolarmente interessante è, nel giuramento, l'obbligo al segreto circa le dottrine contenute nei libri antichi e circa i nomi degli angeli.

d. La struttura gerarchica della setta
Da quanto detto al punto precedente sembrerebbe che i "gradi" fossero tre : aspiranti, novizi e iniziati. Giuseppe Flavio però, riferisce esplicitamente che i gradi erano quattro ma senza indicare l'ulteriore nome. Lo storico aggiunge solo che la differenza fra quelli appartenenti al grado più basso e quelli che erano già arrivati al grado massimo, era tale che questi ultimi, quando venivano a contatto con i primi, si purificavano con abluzioni, come se fossero contaminati. Un altro storico, Ippolito, che riprende alcune informazioni di Giuseppe Flavio, fornisce invece una notizia confusa, poco attendibile ma comunque interessante: gli Esseni presentavano una suddivisione in quattro classi. Vi erano quelli che portavano la pratica fino agli estremi del rigidismo ascetico rifiutando persino di toccare delle monete, adducendo a giustificazione il divieto di rappresentare immagini. Una di queste classi, pare rappresentasse invece l'ala azionistica e militare del movimento, poiché se si imbattevano in persone che discutevano di Dio e della Torah accertandosi che erano incirconcise, le obbligavano a circoncidersi o le uccidevano ; costoro avrebbero ricevuto il nome di Zeloti o Sicari. Un'altra classe si caratterizzava per il rifiuto di attribuire ad alcuno al di fuori di Dio, il nome di signore. Vi erano infine gli ultimi arrivati nell'Ordine che secondo Ippolito, erano considerati così impuri al punto tale che se gli altri li toccavano provvedevano immediatamente a purificarsi.

e. L'amministrazione comunitaria
Nelle comunità, gli Esseni praticavano il comunismo cenobitico dei beni. Non avevano casa di proprietà personale, ma ogni edificio veniva considerato bene comune di tutti gli adepti, anche di quelli che appartenevano ad altre colonie e che, spostandosi, venivano ospitati dai loro confratelli. Comuni erano le vettovaglie e le vesti; il salario da loro guadagnato veniva versato ad una cassa comune ed amministrato da membri della setta eletti a tale funzione. Gli Esseni non tendevano a farsi tesori sulla terra né ad acquistare proprietà di vasti territori, ma si contentavano di provvedersi dello stretto necessario, divenendo così " quasi unici fra gli uomini …senza beni e senza possessi" (Filone). Chi entrava nell'ordine abbandonava ad esso le sue proprietà personali. Probabilmente non compravano e non vendevano ed i loro scambi erano fondati esclusivamente sul baratto. Potevano tuttavia accettare doni, senza nulla dare in cambio. Nel disporre dei beni del fondo comune, agivano soltanto dietro autorizzazione degli amministratori. Il permesso di questi ultimi era altresì condizione necessaria per ricevere sovvenzioni che supplissero ai bisogni delle proprie famiglie. Gli "uomini virtuosi" che venivano da loro eletti ad amministrare provvedevano ancora alla raccolta ed alla conservazione dei prodotti del suolo. Per quanto riguarda l'amministrazione della giustizia avevano costituito a tal fine, un consiglio composto di non meno di cento persone, il quale ( secondo Giuseppe Flavio ) pronunziava sentenze irrevocabili. Addirittura coloro i quali si rendevano colpevoli di violazioni al giuramento pronunziato nell'essere ammessi alla regola, venivano esclusi dalla comunità e abbandonati senza assistenza, fino alla morte anche se, in molti casi , gli Esseni hanno riammesso membri così condannati, proprio all'ultimo respiro, ritenendo sufficiente la loro espiazione.

f. Il culto e la dottrina degli Esseni
Filone descrive gli Esseni come un popolo votato unicamente al servizio di Dio, che basava la propria esistenza sul fondamento della Torah, la quale leggevano continuamente ma in particolare nel Sabato, quando un adepto leggeva il Libro e un altro, fra i più istruiti, ne dava la spiegazione alla comunità riunita. L'osservanza del Sabato era rigidamente prescritta. Rispettavano inoltre il divieto di pronunziare non solo il nome di Dio, ma anche quello del Legislatore (da intendersi Mosè, o forse il fondatore della setta ) e per questo erano disposti persino a subire ogni tortura, finanche la morte .Sul piano dottrinale gli Esseni difendevano l'immortalità dell'anima, considerata prigioniera nel corpo corruttibile. Le anime dei giusti dopo la morte risalivano ad un mondo perfetto, che essi, secondo G. Flavio, ponevano al di là dell'Oceano, come luogo al di fuori di ogni turbamento. I cattivi invece, scendevano in una tenebrosa caverna dove venivano inflitte loro infinite punizioni. Credevano alla resurrezione, al giudizio finale ed alla consumazione del mondo. Erano in evidente polemica con il Tempio, al quale inviavano tuttavia le loro offerte, comunque non vittime sacrificali.

g. Alcuni aspetti etici
La setta si caratterizzava per la decisa avversione ad ogni violenza e ad ogni offesa fatta a creature viventi. Respingevano infatti il mestiere militare e si rifiutavano di costruire arnesi da guerra. Non possedevano schiavi e condannavano il rapporto di schiavitù come offensivo del diritto di natura, sostenendo l'uguaglianza fondamentale di tutti gli uomini.
Un altro aspetto etico importante riguardava il matrimonio. Le fonti storiche tradizionali hanno posizioni discordanti in merito.
Secondo Filone, gli Esseni avevano bandito il matrimonio e prescrivevano la perfetta continenza, ritenendo la donna causa di mali e di turbamenti nella vita di perfezione che essi avevano eletta. Di qui si spiegherebbe l'altra notizia di Filone, secondo la quale, le comunità erano costituite soltanto da anziani prossimi alla vecchiaia. Si pone quindi il problema di spiegare come queste comunità, rifuggendo dal matrimonio, siano sopravvissute per tanti anni. Secondo G. Flavio gli Esseni, riuscivano a rinnovare il numero degli adepti adottando i figli altrui come propri . Plinio il Vecchio scriveva invece che questo " popolo eterno nel quale non nasce mai nessuno" riuscisse a sussistere solo perché continuamente ad esso accedevano nuovi adepti giovani.
Altre fonti storiche riportano comunque l'esistenza di un ordine di Esseni dove ci si sposava, ritenendo essenziale la propagazione della specie.

h. Una tipica giornata degli Esseni
E' il risultato di quanto racconta Giuseppe Flavio nella sua opera " Guerre Giudaiche". Lo storico descrive una giornata regolata da uno stretto ritmo di preghiera e lavoro. Prima del sorgere del sole non pronunziavano alcuna parola profana, ma, levatosi il sole, rivolgevano a Dio la prima preghiera mattutina, forse lo sema, preghiera fondamentale ebraica. Quindi congedati dai capi o amministratori della comunità, lavoravano fino all'ora quinta ( circa le 11 del mattino ), quando, lasciate le opere, si riunivano nella casa comune, si cingevano con un panno di lino e si bagnavano nell'acqua fredda. Entravano nel refettorio solo dopo tali purificazioni. Quivi venivano loro distribuiti un pane e una sola scodella per un unico pasto, che veniva consumato solo dopo che il sacerdote aveva pronunziato la preghiera. Al termine del pasto, dopo un'altra preghiera di ringraziamento, si toglievano gli abiti usati per il pranzo e si riprendeva il lavoro fino alla sera, quando si consumava un altro pasto.

2. GLI ESSENI E LA COMUNITA' DI QUMRAN
Fino al 1947 gli Esseni erano conosciuti indirettamente, tramite le notizie di G. Flavio, di Filone e di Plinio il Vecchio. Dal 1947, data in cui cominciarono le scoperte dei manoscritti nella regione di Qumran, la conoscenza degli Esseni cominciò ad essere diretta ed immediata, poiché tutti i manoscritti rappresentano probabilmente la biblioteca della stessa comunità essena. Alla documentazione letteraria dobbiamo aggiungere l'apporto archeologico degli scavi di Qumran, sede centrale della comunità essena.
Le affermazioni degli scrittori antichi hanno trovato conferma nella Regola della Comunità, uno dei manoscritti della grotta n° 1, chiamato anche dagli studiosi Manuale di Disciplina. Ma da queste e da altre fonti storiche si sono appresi anche altri aspetti della setta ed alcune particolari peculiarità proprie della comunità di Qumran.

Apprendiamo innanzitutto che il gruppo era guidato da sacerdoti i quali avevano potere assoluto nel campo dottrinale ed economico; in posizione subordinata c'erano i laici. Per entrare a far parte della comunità bisognava impegnarsi solennemente a vivere secondo le regole e superare un esame. Il candidato una volta ammesso, doveva versare le sue sostanze alla cassa comune. I due riti principali della vita comunitaria erano i bagni di purificazione e i pasti in comune, ai quali tutti i membri erano tenuti a partecipare. La comunità era consapevole che i bagni di purificazione non potevano sostituirsi alla purità di cuore ; molti testi insistono sulla purezza interiore come unico mezzo per ottenere l'approvazione divina. La purificazione esterna era soltanto il simbolo della purificazione interiore. I pasti in comune costituivano uno stimolo per portare il gruppo ad agire all'unisono. Per gli uomini di Qumran, il tempo apparteneva a Dio ed era sacro. C'era così un tempo per il lavoro, e un tempo per la preghiera e la meditazione. Durante la notte, un apposito gruppo, a turno, studiava le Scritture. Solo nella grotta n°4 ( esaminando le decine di migliaia di frammenti rinvenuti ), si ritiene fossero state nascoste alcune centinaia di rotoli. Oltre cento di essi comprendevano parti dell'A.T., tra cui almeno diciassette copie di Isaia, e oltre venti copie del Deuteronomio ( pare che quelli fossero i libri preferiti ).

Nella raccolta erano rappresentati tutti i libri dell'A.T., salvo quello di Ester. E' ragionevole pensare che quegli innumerevoli rotoli, di cui le grotte ci hanno restituito i resti, fossero stati tutti prodotti dagli scribi del Monastero, che nel corso di duecento anni si avvicendarono sui banchi della Sala di scrittura, nel duro estenuante lavoro di copiatura a mano dei testi biblici. La comunità di Qumran pensava che Dio l'avesse fornita di una luce particolare per comprendere le Scritture. Ciò che però stupisce gli studiosi moderni è il fatto che le loro interpretazioni erano tutte legate alla situazione contingente. Gli Esseni ritenevano che i profeti non avessero parlato dei tempi in cui erano vissuti, ma si riferissero all'epoca in cui vivevano i commentatori. Nei Commentari, il metodo consisteva nel citare il testo biblico, aggiungendo : " la spiegazione di questo passo significa che…" oppure : " oggi questo vuol dire che…". Ad esempio il passo di Habacuc 1:6: "Perché ecco, io sto per suscitare i Caldei, questa nazione aspra e impetuosa …" è accompagnato dal commento : " questo si riferisce ai Kittim, che sono uomini rapidi e valorosi in battaglia". ( Kittim era il nome usato per designare i Romani, che quando fu scritto il Commentario ricoprivano il ruolo di nemici del popolo di Dio ). In uno dei loro commenti si parla inoltre di due personaggi : il Maestro di Giustizia e l'Uomo di Menzogna. Erano certamente personaggi reali, ben noti ai componenti della setta, ma a noi sconosciuti. Molti studiosi tuttavia ritengono che nel Maestro di Giustizia vada ravvisato il capo e forse il fondatore della comunità.

Gli Esseni di Qumran si ritenevano il vero Israele, perseguitato dagli Ebrei infedeli e dominato da governi stranieri. E in tale spirito, attendevano la venuta del Messia ( o meglio di due Messia ). La setta credeva che le cose sarebbero finalmente cambiate con l'arrivo di un Sommo Sacerdote e di un Re, usciti dalla tribù di Levi e inviati da Dio per riscattare il popolo. Un documento della grotta n°4 ha mostrato che gli interpreti di Qumran usavano determinati passi dell'A.T. per appoggiare le loro idee messianiche : avevano messo insieme Deut. 18:18-19, che parla della venuta di un profeta, con Numeri 24: 15-17, che parla di un re, e Deut. 33:8-11, dove Mosè pronuncia la benedizione profetica sulla tribù sacerdotale di Levi. La comunità di Qumran era convinta che i due Messia sarebbero vissuti negli ultimi giorni, prima del conflitto finale tra i figli della luce e ifigli delle tenebre. Sia il monastero di Qumran sia la comunità degli Esseni furono distrutti dai Romani nel 68 d.C.
Vincenzo Labate