42:47
Mario Palmaro "L'importanza del latino nella liturgia e nel linguaggio giuridico declaratorio" Mario Palmaro (Cesano Maderno 5 giugno 1968) + (Monza Marzo 2014) è stato uno scrittore e docente cattolico. …Altro
Mario Palmaro "L'importanza del latino nella liturgia e nel linguaggio giuridico declaratorio"

Mario Palmaro (Cesano Maderno 5 giugno 1968) + (Monza Marzo 2014)
è stato uno scrittore e docente cattolico.
Laureato in giurisprudenza nel 1995 presso l'Università degli Studi di Milano con una tesi sull'aborto procurato, si è perfezionato in bioetica all'Istituto San Raffaele di Milano nel 1996 e ha collaborato con il Centro di Bioetica della Università Cattolica di Milano.
È stato docente di filosofia teoretica, etica e bioetica presso la facoltà di bioetica del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum di Roma e di filosofia del diritto presso L’Università Europea di Roma.
Ha all'attivo pubblicazioni su temi di bioetica e, insieme a Alessandro Gnocchi, di apologetica cattolica e costume.

È stato redattore del mensile cattolico Il Timone e ha collaborato con i quotidiani il Foglio , il Giornale e il mensile Studi Cattolici. Ha tenuto la rubrica mensile Incontri con la bioetica a Radio Maria, poi sospesa in seguito alla pubblicazione su Il Foglio di un articolo critico nei confronti di Bergoglio.
È stato segretario generale della Fondazione Emit Feltrinelli di Milano, presidente nazionale del Comitato Verità e Vita, membro dell'Associazione Giuristi per la Vita e dell'Unione Giuristi Cattolici per la sezione di Monza e Brianza.
Ha ricevuto il Premio Fede & Cultura a Verona nel 2013 per la vita e l'apologetica cattolica.
È scomparso nel 2014 all'età di 45 anni a seguito di una grave malattia.

Il giorno dopo la sua morte si è costituita l'"sangiuseppeassociazione.blogspot.ro" che dal mese successivo provvede ai quattro figli e alla vedova di Mario.

Vogliamo ricordarlo con questa sua conferenza e con l'ultima lettera da lui scritta al direttore della Nuova Bussola Quotidiana:

Quella che segue è una cosa un po' insolita, ma essendo l'argomento centrale per la vita della Chiesa e per il nostro lavoro, ve la proponiamo pur sapendo di chiedere un notevole impegno a chi vorrà arrivare fino in fondo. Mario Palmaro, firma ben nota ai lettori de La Nuova BQ, mi ha scritto una lunghissima lettera per esprimere pubblicamente la propria indignazione per la deriva che sta prendendo la Chiesa, soprattutto di fronte all'offensiva omosessualista che sta interessando tutto il mondo. Alla lettera segue una mia risposta, che non vuol chiudere il discorso, ma aprirlo anche ad altri contributi. Palmaro, insieme al suo amico e collega Alessandro Gnocchi, nei mesi scorsi è stato al centro di polemiche per una serie di articoli scritti su Il Foglio, in cui criticava duramente papa Francesco. Lo stesso Papa gli ha poi telefonato a casa per chiedergli notizie della sua salute, avendo saputo che Palmaro è stato colpito da una gravissima malattia. Colgo perciò questa occasione per chiedere a tutti i lettori di pregare per lui.
Caro direttore,
ho letto il tuo editoriale del 3 gennaio – www.lanuovabq.it/it/renzi-se-questo… – e non posso che condividere la tua analisi sulla figura del nuovo segretario del Pd, sulla sua furbizia disinvolta, sul suo trasformismo, sulle contraddizioni inevitabili tra il suo dirsi cattolico e il promuovere cose che contrastano non solo con il catechismo ma con la legge naturale. Aggiungo i miei complimenti per quello che fai da tempo con la Bussola su questa frontiera dell’offensiva omosessualista e non voglio rimproverarti nulla.
Però avverto la necessità di scrivere a te e ai lettori ciò che penso. In tutta sincerità: ma il nostro problema è davvero Matteo Renzi? Cioè: noi davvero potevamo aspettarci che uno diventa segretario del Partito democratico, e poi si mette a difendere la famiglia naturale, la vita nascente, a combattere la fecondazione artificiale e l’aborto, a contrastare l’eutanasia? Ma, scusate lo avete presente l’elettorato del Pd, cattolici da consiglio pastorale, suore e parroci compresi? Secondo voi, quell’elettorato che cosa vuole da Renzi? Ma è ovvio: i matrimoni gay e le adozioni lesbicamente democratiche. Ma, scusate, avete mai ascoltato in pausa pranzo l’impiegato medio che vota a sinistra? Secondo voi, vuole la difesa del matrimonio naturale o vuole le case popolari per i nostri fratelli omosessuali, così orribilmente discriminati? Smettiamola di credere che il problema siano Niki Vendola o i comunisti estremisti brutti e cattivi, e che l’importante è essere moderati: qui i punti di riferimento dell’uomo medio sono Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, le coop e Gino Strada, Enzo Bianchi ed Eugenio Scalfari. Renzi mette dentro nel suo frullatore questi ingredienti essenziali del suo elettorato, miscelandoli con dosi omeopatiche di don Ciotti e don Gallo, e il risultato è il beverone perfetto che tiene insieme la parrocchietta democratica e l’Arcigay. Aspettarsi qualche cosa di diverso da lui sarebbe stupido.
Lo scandalo, scusate, è un altro. Di fronte a Renzi che fa il Segretario del Pd e strizza l’occhio ai gay, lo scandalo è ascoltare gli esponenti del Nuovo Centro Destra che dicono: “Le unioni civili non sono delle priorità del governo”. Capite bene? Non è che l’NCD salta come una molla e intima: noi queste unioni non le voteremo mai. No: dice che non sono una priorità. Uno incontra Hitler che dice: voglio costruire le camere a gas, e che cosa gli risponde: “Adolf, ma questa non è una priorità”. Facciamole, facciamole pure, ma con calma. Ho visto al Tg1 il cattolico ministro Lupi che spiegava la faccenda. Volto imbarazzatissimo, l’occhio terrorizzato di uno che pensa (ma posso sbagliarmi): mannaggia, mi tocca parlare di principi non negoziabili e di gay, adesso mi faranno fare la stessa fine di Pietro Barilla, mi toccherà lasciare il mio ministero così strategico e così importante, con il quale posso fare tanto bene al mio Paese. E al mio movimento. Ed eccolo rifugiarsi, Lupi come tutti gli altri cuor di leone del partito di Angiolino e della Roccella, nella famosa faccenda delle priorità: no, le unioni civili non sono una priorità. Palla in calcio d’angolo, poi dopo vediamo. Ovviamente poi c’è il peggio: allo stesso Tg1 c’era Scelta Civica che intimava: dobbiamo difendere i diritti delle persone omosessuali. Scelta civica… credo si tratti di quello stesso partito che fu costruito a furor di Todi 1 e Todi 2, e che i vescovi italiani avevano eretto a nuovo baluardo dei valori non negoziabili dietro la cattolicissima leadership di Mario Monti. Poi c’è il peggio del peggio, e nello stesso Tg c’era una tizia di Forza Italia che trionfante annunciava che loro avrebbero miscelarlo le loro proposte sui diritti dei gay con quelle di Renzi. Ho udito qualche rudimentale rullo di tamburo contro le unioni civili dalle parti della Lega di Salvini, flebilmente da Fratelli d’Italia. Punto.
No, caro direttore, il mio problema non è Matteo Renzi. Il mio problema è la Chiesa cattolica. Il problema è che in questa vicenda, in questo scatenamento planetario della lobby gay, la Chiesa tace. Tace dal Papa fino all’ultimo cappellano di periferia. E se parla, il giorno dopo Padre Lombardi deve rettificare, precisare, chiarire, distinguere. Prego astenersi dal rispolverare lettere e dichiarazioni fatte dal Cardinale Mario Jorge Bergoglio dieci anni fa: se io oggi scopro mio figlio che si droga, cosa gli dico: “vai a rileggerti la dichiarazione congiunta fatta da me e da tua madre sei anni fa in cui ti dicevamo di non drogarti”? O lo prendo di petto e cerco di scuoterlo, qui e ora, meglio che posso?
Caro direttore, in questa battaglia, dov’è la conferenza episcopale, dove son i vescovi? Silenzio assordante. Anzi, no: monsignor Domenico Mogavero - niente meno che canonista, vescovo di Mazara del Vallo ed ex sottosegretario della Cei – ha parlato, eccome se ha parlato: “La legge non può ignorare centinaia di migliaia di conviventi: senza creare omologazioni tra coppie di fatto e famiglie, è giusto che anche in Italia vengano riconosciute le unioni di fatto”. Per Mogavero, “lo Stato può e deve tutelare il patto che due conviventi hanno stretto fra loro. Contrasta con la misericordia cristiana e con i diritti universali – osserva – il fatto che i conviventi per la legge non esistano. Oggi, se uno dei due viene ricoverato in ospedale, all’altro viene negato persino di prestare assistenza o di ricevere informazioni mediche, come se si trattasse di una persona estranea”. Conclude il vescovo: “Mi pare legittimo riconoscere diritti come la reversibilità della pensione o il subentro nell’affitto, in virtù della centralità della persona. E’ insostenibile – sottolinea Mogavero – che per la legge il convivente sia un signor Nessuno”. E per la Chiesa, sul cui tema è stata già invitata a riflettere da papa Francesco, in vista del Sinodo straordinario sulla famiglia, “senza equipararle alle coppie sposate, non ci sono ostacoli alle unioni civili”. Amen.
Capisci, caro direttore? Fra poco prenderanno mio figlio di sette anni e a scuola lo metteranno a giocare con i preservativi e i suoi genitali, e la Chiesa di che cosa mi parla? Dei barconi che affondano a Lampedusa, di Gesù che era un profugo, di un oscuro gesuita del ‘600 appena beatificato. No, il mio problema non è Matteo Renzi. Caro direttore, dov’è in questa battaglia l’arcivescovo di Milano Angelo Scola? Fra poco ci impediranno di dire e di scrivere che l’omosessualità è contro natura, e Scola mi parla del meticciato e della necessità di comprendere e valorizzare la cultura Rom. E’ sempre l’arcivescovo di Milano che qualche settimana fa ha invitato nel nostro duomo l’arcivescovo di Vienna Schoenborn: siccome in Austria la Chiesa sta scomparendo, gli hanno chiesto di venire a spiegare ai preti della nostra diocesi come si ottiene tale risultato, qual è il segreto. Del tipo: questo allenatore ha portato la sua squadra alla retrocessione, noi lo mettiamo in cattedra a Coverciano. E guarda la coincidenza, fra le altre cose: Schoenborn – che veste il saio che fu di San Domenco e di Tommaso d’Aquino - è venuto a spiegare ai preti ambrosiani che lui è personalmente intervenuto per proteggere la nomina in un consiglio parrocchiale di due …
Francesco I condivide questo
470
Mario Palmaro "L'importanza del latino nella liturgia e nel linguaggio giuridico declaratorio"
Sam Gamgee
Povero grande Palmaro , lo insultarono per radio persino il giorno dopo il suo funerale .