Chi ama Gesù Cristo non cerca altro che Lui

1. Chi vuol amare Gesù Cristo con tutto il cuore bisogna che discacci dal cuore ogni cosa che non è Dio ma è amor proprio. Questo importa il non quaerere quae sua sunt, il non cercare se stesso, ma solo quel che piace a Dio. E questo è quel che il Signore domanda da ognuno di noi, allorchè ci dice: Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo (Matth. XXII, 37).
Per amare Dio con tutto il cuore vi bisognano due cose: per 1º levarne la terra, per 2º riempirlo di santo amore. Onde quel cuore in cui sta qualche affetto terreno non può esser mai tutto di Dio. Dicea S. Filippo Neri che quanto amore noi mettiamo alle creature, tanto ne togliamo a Dio. Or come si purga il cuore dalla terra? Si purga colle mortificazioni e col distacco dalle cose create. Si lamentano certe anime che cercano Dio e non lo trovano; ascoltino costoro quel che loro dice S. Teresa: «Distacca il cuore dalle creature, e cerca Dio che lo troverai».
2. L'inganno sta che alcuni vogliono farsi santi, ma a modo loro: vogliono amar Gesù Cristo, ma secondo il lor genio, senza lasciar quei loro divertimenti, quella vanità di vestire, quei cibi più golosi: amano Dio, ma se non giungono ad ottener quell'officio vivono inquieti: se poi son toccati nella stima diventano di fuoco: se non guariscono da quell'infermità perdono la pazienza. Amano Dio, ma non lasciano l'affetto alle ricchezze, agli onori del mondo ed alla vanità di esser tenuti per nobili, per sapienti e migliori degli altri. Questi tali vanno all'orazione, vanno alla comunione, ma, perchè vi portano i cuori pieni di terra, poco profitto ne ricavano. A costoro il Signore neppure lor parla, perchè vede che ci perde le parole. Ciò appunto disse un giorno a S. Teresa: «Io parlerei a molte anime, ma il mondo fa molto strepito alle loro orecchie, sì che la mia voce non può da loro udirsi. Oh se si appartassero un poco dal mondo!» — Chi dunque sta pieno di affetti terreni non è capace neppur di sentire la voce di Dio che gli parla. Ma infelice chi tiene attacco a' beni sensibili di questa terra; non sarà difficile che, da essi accecato, lasci un giorno di amar Gesù Cristo e, per non perdere questi beni passaggieri, perda in eterno Dio, bene infinito. Dicea S. Teresa: «Giustamente ne siegue che chi va appresso a beni perduti resti ancor esso perduto».
3. Scrive S. Agostino (Lib. 1. cap. 22. De cons. etc.) che Tiberio Cesare volea che dal senato romano fosse tra' dei aggregato anche Gesù Cristo; ma il senato non volle ammetterlo, dicendo che questo era un Dio superbo che voleva esser solo a farsi adorare senza compagni. Tutto è vero: Iddio vuol essere solo ad esser adorato ed amato da noi, non già per superbia, ma perchè se lo merita, ed anche per l'amore che ci porta. Egli, perchè ci ama assai, vuol tutto il nostro amore, e perciò sta geloso di non vedere altri che si prendano parte di quei cuori che egli vuole tutti per sè. Zelotipus est Iesus, dice S. Girolamo, e perciò non vuole che mettiamo affetto ad altra cosa fuori di lui. E se mai vede che qualche oggetto creato ha parte in un cuore, in certo modo gli porta invidia, come scrive l'apostolo S. Giacomo, perchè non soffre di aver rivali nell'amore, ma vuol esser solo ad esser amato: An putatis quia inaniter Scriptura dicat: Ad invidiam concupiscit spiritus qui habitat in vobis? (Iac. IV, 5). Il Signore ne' sagri Cantici loda la sua sposa dicendo: Hortus conclusus soror mea sponsa (Cant. IV, 12). La chiama orto chiuso, perchè l'anima sposa tiene chiuso il cuore ad ogni amore terreno per conservarvi solamente quello di Gesù.
Forse Gesù non si merita tutto il nostro amore? Ah che troppo se lo merita e per la sua bontà e per l'affetto che ci porta. Ciò ben l'intendono i santi, e perciò dicea S. Francesco di Sales: «Se io sapessi di aver nel mio cuore una fibra che non fosse di Dio, me la vorrei subito strappare».

Pratica d'amar Gesù Cristo cap. XI, I;1.