…SU “IL CASTELLO INTERIORE”…“SALITA AL MONTE CARMELO”…

è quella dove abita il re…noi quindi non dobbiamo far altro che entrare nel castello e cercare di raggiungere quest’ ultima stanza…un primo passo è già la decisione di entrare nel castello…le prime stanze e gli animaletti(lucertolette serpentelli)…

La seconda dimora

La terza dimora…la terza dimora è caratterizzata dalla meditazione discorsiva che si impara agli esercizi di San Ignazio…sul finire della terza dimora quando l’anima si avvicina alla quarta dimora si può avere un momento di aridità, di disgusto, di desolazione per tutto ciò che è legato ai sensi anche per ciò che è legato alla nostra attività cioè preghiera e meditazione…che san Giovanni della Croce identifica come la notte dei sensi…l’anima fa fatica a meditare…Qui dio ci vuole liberare da alcuni difetti che sono tipici di questa fase di inizio spirituale che sono lo zelo amaro, il sentirsi già arrivati, sentirsi già santi e riscattarci dalle consolazioni stesse…attraverso queste prove l’anima viene liberata da tutto ciò che è legato ai sensi…e anche qui c’è bisogno di un bravo direttore spirituale…

…nella quarta dimora si entra nell’ ambito delle cose soprannaturali a cui “dice Santa Teresa” è difficile dare una spiegazione…

Consolazioni e diletti spirituali…che provengono dalle nostre preghiere, dalle nostre meditazioni…l’esempio che porta santa Teresa è quello di due bacini…nella quarta dimora si sperimenta l’ orazione della quiete in cui l’anima non riesce più né a pregare né a meditare ma rimane in uno stato di pace perfetta di silenzio in contatto con dio…in questo momento è solo dio che agisce e il nostro compito è solamente di non porre ostacoli…nell’ orazione di quiete l’anima è come in un sogno sembra assopita “ pur non essendo addormentata neppure si sente sveglia”

…si passa poi alla quinta dimora e si sperimenta l’orazione di unione… l’anima è addormentata per le cose del mondo e sveglia per le cose di dio…Santa Teresa quì usa l’esempio del baco da seta…si costruisce il bozzolo in cui dovrà morire ed uscire trasformato in farfalla…questo dovrà fare l’anima morire per trasformarsi in farfalla…da qui l’anima è pronta per entrare nella sesta dimora dove si ha il fidanzamento spirituale…qui si hanno prove di vario tipo…quella che san Giovanni della Croce chiama la notte dello spirito…

Settima dimora, l’unione con dio è completa…l’anima raggiunto questo stato si può partecipare alle cose del modo senza più venirne contaminata…


——————————————————

Per mortificare e calmare le quattro passioni naturali: gioia, tristezza, timore e speranza, dalla cui concordia e pace procedono questi e tanti altri beni, come rimedio efficace, fonte di grandi meriti e causa di grandi virtú serve quanto segue:

6 - L'anima cerchi sempre di inclinarsi:
non al piú facile, ma al piú difficile;
non al piú saporoso, ma al piú insipido;
non a quello che piace di piú, ma a quello che piace di meno;
non al riposo, ma alla fatica;
non al conforto, ma a quello che non è conforto;
non al piú, ma al meno;
non al piú alto e pregiato, ma al piú vile e disprezzato;
non alla ricerca di qualche cosa, ma a non desiderare niente;
non alla ricerca del lato migliore delle cose create, ma del peggiore e a desiderare nudità, privazioni e povertà di quanto v'è al mondo per amore di Gesú Cristo.

…Per giungere a gustare il tutto, non cercare il gusto in niente.

Per giungere al possesso del tutto, non voler possedere niente.
Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente.
Per giungere alla conoscenza del tutto, non cercare di sapere qualche cosa in niente.
Per venire a ciò che ora non godi, devi passare per dove non godi.
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei.

12
Quando ti fermi su qualche cosa,
tralasci di slanciarti verso il tutto.
E quando tu giunga ad avere il tutto,
devi possederlo senza voler niente,
poiché se tu vuoi possedere qualche cosa del tutto,

non hai il tuo solo tesoro in Dio.


———————————————————

L’orrore della sofferenza rappresenta il maggior ostacolo per la nostra santificazione. La maggior parte delle anime si arresta nel cammino della perfezione perchè non riesce a dominare l’orrore della sofferenza. Solamente colui che, al dire di Santa Teresa, sa prendere la “risoluzione ferma e decisa” di affrontare la sofferenza e, se è necessario, la morte, riuscirа a raggiungere le supreme altezze della santitа…

…La santificazione (…) consiste in un processo ogni volta più intenso di incorporazione a Cristo. Si tratta di una vera cristificazione (…). Il santo, in ultima analisi, non è che una fedele riproduzione di Cristo, un altro Cristo…

…Non ci sono alternative: dobbiamo andare incontro al dolore caricandoci sulle spalle la croce e seguire Cristo fino alla sommitа del Calvario; NON PER CONTEMPLARE COME LO CROCIFIGGONO, ma per lasciarci crocifiggere con Lui. Un santo ingegnoso ha potuto stabilire la seguente eguaglianza: santificazione, uguale a cristificazione; cristificazione, uguale a crocifissione. (…)


San Giovanni della Croce ne era tanto convinto che giunse a scrivere: “Se le accadesse, fratello mio, di sentirsi indotto da qualcuno, sia o non sia prelato, a dottrina di larghezza e di maggiore comoditа, non la credi e non l’abbracci, anche se confermasse le sue parole con i miracoli. Al contrario penitenza, maggior penitenza e distacco da tutte le cose! Giammai, se vuole arrivare a possedere Cristo, lo cerchi senza la Croce”.

——————

…Nelle parole che fanno da acqua di questa borraccia il Servo di Dio don Dolindo Ruotolo (1882-1970) dice tre cose: primo, non c’è vita senza conformazione alla Croce; secondo, non c’è salvezza senza confidare; terzo, non c’è felicitа possibile senza “riposare” nella volontа del Signore.

…Come è stolto il “mondo” che non capisce che ogni umano sforzo di eliminare la sofferenza sia quanto di più assurdo possa esistere.

Certo, la sofferenza va “smorzata”, bisogna fare tutto ciò che ò umanamente possibile affinchò se ne possa trarre sollievo, ma credere che possa esistere una vita, qui, sulla terra, priva della sofferenza è una stolta ed anche pericolosa utopia, che non ha nulla a che vedere con il Cristianesimo, con il suo realismo e con il suo autentico messaggio…


——————

Blaise Pascal (1623-1662) scrive: “…tutta la infelicitа dell’uomo viene da una sola causa: non sapersene star quieto in una stanza, cioè non saper abitare la propria dimora, non conoscere il senso del proprio io nel mondo.”
———————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————————

…tutta la infelicitа dell’uomo viene da una sola causa: non sapersene star quieto in una stanza, cioè non saper abitare la propria dimora, non conoscere il senso del proprio io nel mondo.”

Può sembrare strano che ci possa essere una relazione tra stanza e mondo. La stanza è qualcosa di piccolo, di particolare, forse anche di angusto (se è stretta); il mondo invece è qualcosa di grande, di enorme, di arioso, di universale. Ma Pascal dice che non sa stare tranquillo (quieto) nella sua stanza chi non riesce a capire il proprio senso all’interno del mondo

…Amare la propria stanza, dunque, non per la propria stanza, ma per capire bene chi si è. Per capire che è partendo dal proprio piccolo, dal proprio intimo rapporto con Dio, che poi si può intelligentemente aprire la porta, uscire e vivere il mondo.

Non c’è altra possibilitа. Quando si pretende di vivere il mondo senza la propria casa, senza le proprie radici, senza la propria storia, allora si diventa degli sconosciuti a se stessi e si finisce con il dovere offrire agli altri solo il proprio non-essere: le proprie inquietudini.

La propria disperazione!
Mario Sedevacantista Colucci condivide questo
4