Gravi dichiarazioni di Mons. Viganò: «Il katéchon (che blocca l'anticristo) sembra esser venuto meno»

(...) La furia del Nemico, odiatore del genere umano, si scatena principalmente contro la dottrina della regalità di Cristo, perché quella regalità si trova unita nella Persona di Nostro Signore vero Dio e vero Uomo. Il laicismo ottocentesco, alimentato dalla massoneria, è riuscito a riorganizzarsi in una ideologia ancor più perversa, da quando ha esteso la negazione dei diritti regali del Redentore non solo alla società civile, ma anche al corpo ecclesiale.

Questo attacco si è consumato con la rinuncia del papato al concetto stesso di regalità vicaria del romano pontefice, portando in seno alla Chiesa le istanze di democrazia e parlamentarismo già utilizzate per minare le nazioni e l’autorità dei governanti. Il Concilio Vaticano II ha fortemente indebolito la monarchia papale, come conseguenza della negazione implicita della divina regalità del sommo ed eterno Sacerdote, e con questo ha inflitto un colpo magistrale alla istituzione che fino ad allora si era posta come antemurale alla secolarizzazione della società cristiana. Venuta meno la sovranità del Vicario, ne è conseguita progressivamente anche la negazione dei diritti sovrani di Cristo sul Corpo mistico. E quando Paolo VI ha deposto con gesto ostentato il triplice diadema regale, quasi rinnegando la sacra monarchia vicaria, egli ha anche tolto la corona a Nostro Signore, confinando la sua regalità ad un ambito meramente escatologico. Prova ne siano le significative amputazioni della liturgia della festa di Cristo Re e il suo trasferimento alla fine dell’anno liturgico.

Lo scopo della festa, vale a dire la celebrazione della regalità sociale di Cristo, ne illumina anche la collocazione nel calendario. Nella liturgia tradizionale, essa fu assegnata all’ultima domenica di ottobre, così che la festa di tutti i santi, che regnano per partecipazione, viene fatta precedere dalla festa di Cristo, il quale regna per diritto proprio. Con la riforma liturgica, approvata da Paolo VI nel 1969, la festa di Cristo Re fu spostata all’ultima domenica dell’anno liturgico, cancellando la dimensione sociale della regalità di Cristo e relegandola alla dimensione spirituale ed escatologica.

Si sono resi conto, tutti questi padri conciliari che hanno dato il loro voto a Dignitatis humanae e hanno proclamato con Paolo VI la libertà religiosa, che hanno di fatto spodestato Nostro Signore Gesù Cristo strappandogli la corona della sua regalità sociale? Hanno compreso di aver molto concretamente detronizzato Nostro Signore Gesù Cristo dal trono della sua divina regalità su noi e sul mondo? Hanno compreso che, facendosi portavoce di nazioni apostate, facevano salire verso il suo trono queste esecrabili bestemmie: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi” (Lc 19,14); “Non abbiamo altro re all’infuori di Cesare” (Gv 19, 15)? Ma Egli, di fronte a quel vociferare confuso di insensati, ritraeva da loro il Suo Spirito.

Non è possibile, a chi non sia accecato da faziosità, non riconoscere l’intento perverso di ridimensionare la festa istituita da Pio XI e la dottrina in essa affermata. Aver detronizzato Cristo non solo dalla società ma anche dalla Chiesa è stato il più grande crimine di cui si sia potuta macchiare la gerarchia, venuta meno al proprio ruolo di custode dell’insegnamento del Salvatore. Come inevitabile conseguenza di questo tradimento, l’autorità conferita da Nostro Signore al principe degli apostoli è sostanzialmente venuta meno, e di questo abbiamo avuto conferma sin dall’indizione del Vaticano II, quando proprio l’autorità infallibile del romano pontefice è stata deliberatamente esclusa, a vantaggio di una pastoralità che poi ha creato i presupposti per formulazioni equivoche e fortemente sospette di eresia, se non eretiche tout-court.

Ci troviamo quindi non solo assediati nella sfera civile, nella quale forze oscure hanno da secoli rifiutato il giogo soave di Cristo per imporre alle nazioni l’odiosa tirannide dell’apostasia e del peccato; ma anche nella sfera religiosa, in cui l’autorità demolisce sé stessa e nega che il re divino debba regnare anche sulla Chiesa, sui suoi pastori e sui loro fedeli. Anche in questo caso al soave giogo di Cristo è sostituita l’odiosa tirannide dei novatori, che con un autoritarismo non dissimile da quello dei loro sodali laici impongono una nuova dottrina, una nuova morale, una nuova liturgia in cui la sola menzione della regalità di Nostro Signore è considerata uno scomodo retaggio di un’altra religione, di un’altra Chiesa. Lo disse già San Paolo: Iddio “invierà loro una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna” (2 Ts 2, 11).

Non stupisce quindi vedere che come nel secolo i magistrati sovvertono la giustizia condannando gli innocenti e assolvendo i colpevoli; come i governanti abusano del proprio potere per tiranneggiare i cittadini; come i medici rinnegano il giuramento di Ippocrate rendendosi complici di chi vuole diffondere la malattia e trasformare i malati in pazienti cronici; come i maestri non insegnano l’amore per il sapere ma coltivano negli allievi l’ignoranza e la manipolazione ideologica, così in seno alla Sposa di Cristo vi sono cardinali, vescovi e chierici che danno scandalo ai fedeli per la loro condotta morale riprovevole, seminano l’eresia dai pulpiti, favoriscono l’idolatria celebrando la pachamama e il culto della Madre Terra, in nome di un ecologismo di matrice chiaramente massonica e perfettamente coerente con il piano di dissoluzione voluto dal mondialismo. “Questa è la vostra ora, è l’impero delle tenebre” (Lc 22, 53). Il kathèkon pare esser venuto meno, se non avessimo la certezza delle promesse del Salvatore, Signore del mondo, della storia e della stessa Chiesa.

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Eppure, mentre costoro distruggono, noi abbiamo la gioia e l’onore di ricostruire. Più grande felicità ancora: una nuova generazione di laici e sacerdoti partecipano con zelo a quest’opera di ricostruzione della Chiesa per la salvezza delle anime, e lo fanno con la consapevolezza delle proprie debolezze, delle proprie miserie, ma anche lasciandosi usare da Dio come docili strumenti nelle sue mani. Mani disponibili, mani forti, mani dell’Onnipotente. La nostra fragilità mette ancor più in luce l’opera del Signore, specialmente dove questa fragilità umana si accompagna all’umiltà.


Questa umiltà deve portarci ad instaurare omnia in Christo, a iniziare dal cuore della fede, che è la preghiera ufficiale della Chiesa: torniamo alla liturgia in cui a Nostro Signore è riconosciuto il suo assoluto primato, al culto che i novatori hanno adulterato proprio in odio alla divina maestà e per esaltare orgogliosamente la creatura umiliando il Creatore, per rivendicare in un delirio d’onnipotenza la ribellione del suddito contro il Re, il non serviam contro l’adorazione dovuta al Signore.

La nostra è una guerra: ce lo ricorda la Sacra Scrittura. Ma una guerra in cui “sub Christi Regis vexillis militare gloriamur”, e in cui disponiamo di armi spirituali potentissime, di uno spiegamento di forze angeliche dinanzi al quale nessuna potenza terrena e infernale ha alcun potere.

Se Nostro Signore è re per diritto ereditario (essendo di stirpe regale), per diritto divino (in ragione dell’unione ipostatica) e per diritto di conquista (avendoci redenti con il suo sacrificio sulla croce), non dobbiamo dimenticare che al suo fianco, nei piani della divina provvidenza, questo divino sovrano ha voluto porre come nostra signora e regina la propria augusta madre, Maria Santissima. Non vi può essere regalità di Cristo senza la dolce e materna regalità di Maria, che san Luigi Maria Grignon de Montfort ci ricorda essere mediatrice nostra presso il trono della maestà del suo Figlio, come una regina intercede al trono del re.

La premessa per il trionfo del re divino nella società e nelle nazioni è che egli già regni nei nostri cuori, nelle nostre anime, nelle nostre famiglie. Che regni dunque Cristo in noi, e con lui la sua santissima madre. Adveniat regnum tuum: adveniat per Mariam.

Marana Tha, Veni Domine Iesu!

Carlo Maria Viganò, arcivescovo

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* Quello offerto è un estratto di una splendida meditazione dell'Arcivescovo su Cristo Re che è possibile leggere integralmente qui: www.aldomariavalli.it/…/monsignor-vigan…
ferralex
Lo dice anche Fusaro che la Russia è il katechon contro il "politicamente corretto ed eticamente corrotto" youtu.be/UZ3yhzl1CO4