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Lazzaro, vieni fuori!

12PORTE - 7 aprile 2011: La risurrezione di Lazzaro: con questo episodio del Vangelo, a pochi giorni ormai dalla sua esaltazione pasquale di morte e risurrezione, Gesù porta a compimento quei segni che ha operato per manifestare la sua gloria e suscitare la fede dei suoi discepoli. Dalle nozze di Cana, alla moltiplicazione dei pani, le guarigioni tra cui quella del cieco, che abbiamo letto domenica scorsa. Ora si tratta addirittura di un morto, sepolto da giorni che viene risuscitato. L'evangelista nota che fu proprio la risurrezione di Lazzaro che provoca la decisione del Sinedrio di far morire Gesù.
Giunge dunque alla massima chiarezza la rivelazione di chi sia in realtà Gesù di Nazaret e quale sia la sua missione nel mondo: «Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se morto, vivrà, e chi vive e crede in me non morrà in eterno».
Nella prima parte del racconto, il comportamento di Gesù appare contraddittorio: gli arriva la notizia della malattia dell'amico. Lui si trovava ad almeno una intera giornata di cammino. Eppure non parte immediatamente, sembra non aver fretta.
Noi vorremmo un Dio rapido come un Pronto Soccorso, di fronte alle nostre impazienze e alle nostre richieste pressanti. Il Vangelo ci mostra una linea di condotta misteriosa: "Gesù voleva bene a Lazzaro... e si trattiene dei giorni, prima di partire.
C'è un'altra apparente contraddizione, per lo meno una stranezza: di fronte alla tomba di Lazzaro, sigillata da quattro giorni Gesù piange... ma non prevedeva il miracolo? Perché piange allora? Piange con i suoi amici che stanno soffrendo; piange sul destino tragico degli uomini, destinati tutti ad affrontare la sorte oscura della morte; piange su di noi e sui nostri dolori: piange e confonde le sue lacrime di Figlio di Dio con le nostre di creature tormentate e attonite di fronte ai misteri della vita, della sofferenza e della morte.
Ancora, con il volto rigato dalle lacrime, Gesù innalza una preghiera... e ringrazia Dio: "Padre, ti ringrazio". Consapevole della pena, coinvolto personalmente in questa pena, Gesù ringrazia perché sa che il Padre ascolta, anche quando sembra distratto e insensibile al nostro grido di angoscia. Ringrazia perché sa che la fede infonde serenità e coraggio anche nei cuori più abbattuti che si affidano a lui... Ringrazia perché la morte non è l'ultima parola della vita di un uomo.
L'urlo potente di Gesù "Vieni fuori", presagio dell'urlo lanciato dalla croce, per donare la vita ad ogni uomo. E poi quelle due parole avvicinate, come solo Giovanni sa fare "Il morto uscì...". Due parole impossibili da tenere insieme nella logica umana, impossibile come tenere insieme morte e vita, tempo ed eternità, infinitamente grande e infinitamente piccolo.
La settimana santa è sempre più vicina. Preghiamo perché l'urlo potente di Gesù trovi in noi orecchi e cuori ben disposti ad accoglierlo! (mons. Andrea Caniato)