Le sette giudaiche. 3) I Farisei

Le sette giudaiche al tempo di Gesù

Prefazione

Con i Sadducei, gli Zeloti e gli Esseni, i Farisei rappresentano uno dei grandi movimenti interni, dottrinari e politici, dell'Ebraismo. Essi appaiono, come gruppo costituito, all'epoca di Giovanni Ircano ( 135- 104 a.C.), ereditando dottrine e posizioni da precedenti movimenti molto più antichi.
Il nome "fariseo", deriva da un aggettivo aramaico che significa "separato", "segregato", "diviso". Sembra che un tale nome sia stato loro attribuito dai nemici, poiché i cosiddetti Farisei vivevano separati da tutto ciò che era impuro, cioè "dal popolo della terra". Essi stessi solevano chiamarsi "compagni", e perfino "santi".

Storia
Quando ebbe inizio la resistenza dei Maccabei vi fu un gruppo, detto degli Asidei, che si distingueva per la difesa della Legge, la sua concezione nazional-religiosa e la sua opposizione ad ogni influenza straniera. Sembra che tale gruppo si confondesse con i Farisei. Però questi ultimi si manifestano apertamente solo sotto gli Asmonei, al tempo di Giovanni Ircano che era stato loro discepolo e da essi era molto amato; tuttavia, per l'insulto di un fariseo, questi passò immediatamente dalla parte dei Sadducei. Quindi, Alessandro Ianneo, il grande persecutore dei Farisei, sostenne con essi una terribile guerra che durò sei anni. Con tutto ciò, quel re, in punto di morte, raccomandò alla sposa, la regina Alessandra Salome, di restituire qualche potere ai Farisei per accattivarsi la benevolenza del popolo. Una tale raccomandazione fu così bene eseguita che i Farisei governarono di fatto e la regina soltanto di diritto. Alla morte della regina, succedette sul trono Ircano II che parteggiava per i Farisei. Ma dopo tre mesi egli fu deposto dal fratello Aristobulo II al quale si erano uniti i Sadducei. Tuttavia, la gran parte del popolo riconosceva sempre più l'autorità dei Farisei.

Condotta
Sia Giuseppe Flavio che il NT parlano spesso dei Farisei, sebbene in diverso senso. Giuseppe Flavio ne parla diffusamente e con molti particolari, lasciando di essi una buona impressione: la loro austerità e cortesia; la loro benevolenza nel giudicare gli altri; essi ammettono la libertà degli uomini e l'immortalità dell'anima; affermano che tutte le cose sono governate dalla Provvidenza. Oltre alla Legge essi hanno la tradizione che venerano in maniera esagerata specialmente per quel che riguarda il sabato, la purezza legale e le decime¹. Tutte le cose che essi insegnavano a voce è scritto nel Talmud, al quale essi davano un'importanza maggiore che alla Legge.
Scendevano a minuzie, ad inezie, a sottigliezze e si fissavano sulle pratiche esterne², su ciò che entra dal di fuori, e non sapevano che queste cose " non contaminano l'uomo³" , fino a rendere difficile la conoscenza delle nuove prescrizioni con le quali avevano complicato la vita. Circa il riposo del sabato, c'era chi arrivava a proibire il trasporto di un fico secco o di mangiare un uovo deposto dalla gallina nel giorno di sabato.
Questa casistica li aveva indotti a moltiplicare i precetti che possiamo dividere in due gruppi: duecentoquarantotto negativi e trecentosessantacinque positivi. Un numero così grande di precetti uccideva l'unità, disperdeva la vita spirituale e trasferiva l'attenzione dalla sfera dell'etica a quelle delle cerimonie. Si perdeva perciò la distinzione tra il grande ed il piccolo, tra ciò che nella Legge era primario o secondario: un fariseo, dottore della Legge, domanda a Gesù quale sia il massimo comandamento⁴. In tal modo, la pietà, che è del cuore, diventa pura erudizione, giacché si devono conoscere tutti i precetti; ora tutto ciò esige tempo e la massa del popolo non ne dispone di troppo, per cui verrà chiamata impura.

Il "lievito"
Questo eccessivo formalismo, così contrario agli insegnamenti di Gesù, rese, sin dal principio, i Farisei nemici del Maestro. E Gesù li tratterà con maggior durezza degli altri mentre rivolgerà la sua compassione e la sua misericordia ai peccatori. Nell'Evangelo secondo Giovanni abbiamo una chiara visione della disputa con i Farisei che lo scrittore del IV Vangelo chiama "Giudei". Nel c. 23 dell'Evangelo secondo Matteo possiamo vedere fin dove arrivano il rimprovero e la condanna per i Farisei: Gesù li chiama ipocriti che non entrano nel cielo e non vi lasciano entrare neppure gli altri che pur vorrebbero; stolti, ciechi e guide di ciechi; essi trascurano la parte più importante della Legge che è rappresentata dalla giustizia, dalla misericordia, dall'amore e dalla buona fede; sepolcri imbiancati, apparentemente perfetti ma pieni all'interno di bruttura e di iniquità; serpenti, razza di vipere, ecc. Perché mai Gesù se la prese tanto con i Farisei? Perché la loro condotta mirava a distruggere l'opera di Dio. Perché il pericolo del fariseismo sussisterà sempre nella religione. Anche Paolo lotterà contro il fariseismo, ma in un modo diverso dal Maestro. Cristo alzò la sua voce contro l'ipocrisia di coloro che confidavano in se stessi, Paolo invece nel suo epistolario stigmatizzerà coloro che aspettano la giustificazione delle loro opere. Non dobbiamo gloriarci in noi stessi e neppure nelle nostre opere, ma soltanto nel Signore⁵. Perciò dobbiamo osservare che dovunque esiste una legge esiste anche questo pericolo: il pericolo di polverizzare e di disperdere la vita spirituale, di insistere troppo sull'osservanza esterna con la conseguente superbia per averla osservata.

Il valore
G. Flavio e i Vangeli ci presentano due quadri diversi. Quello di G. Flavio è ben lusinghiero: i principi da essi osservati saranno stati anche quelli, ma il loro eccessivo attaccamento ed il loro amore alla tradizione e la loro grande austerità li avevano portati a quegli eccessi così aspramente condannati da Gesù. Anche i Vangeli citano dei Farisei cui sono rivolte parole di lode e con i quali Gesù mantenne rapporti di amicizia. Egli mangia nella casa di uno dei capi dei Farisei⁶; Nicodemo gli rende visita nella notte⁷ e sia egli che un altro fariseo, Giuseppe d'Arimatea, si prendono cura, dopo la morte di Gesù, della sua salma⁸. Gli Atti degli Apostoli raccontano la Meravigliosa difesa degli apostoli fatta dal fariseo Gamaliele. Paolo si vanta di essere stato educato ed istruito alla scuola di Gamaliele⁹, ed afferma di essere un fariseo quanto alla Legge¹⁰. Ancora negli Atti degli Apostoli¹¹ si parla di alcuni della setta dei Farisei che avevano creduto in Gesù Cristo¹².

Gli scribi
Per quel che riguarda gli Scribi, possiamo parlare di una quasi coincidenza, ma no di una totale identificazione. I Farisei dotti erano Scribi, ma per diventare tali dovevano esercitarsi nella Scrittura per molti anni, la qual cosa, per la maggior parte di essi, non era né semplice né facile. Scribi e Farisei costituivano un gruppo compatto e forte. Raramente uno scriba apparteneva alla setta dei Sadducei, tanto che Gesù, secondo il capitolo 23 di Matteo ed in altri passi dei Vangeli, mette assieme Scribi e Farisei. Gli Scribi erano le guide spirituali del popolo, i suoi moralisti. I loro insegnamenti erano decisivi, perché godevano di un grande ascendente. Fondendo insieme Scribi e Farisei, come fa il Vangelo, possiamo affermare che essi erano seguiti dalla gran massa del popolo e che essi erano i responsabili, specialmente ai tempi del Signore Gesù Cristo.
Il fariseismo dopo la sua nascita continuò la propria attività per circa due secoli e mezzo, fino ad essere assorbito dal Rabbinismo, dopo la rovina di Gerusalemme, nel 70 d.C.
Renato Genovese