LE VIRTÙ DEI SANTI

Le virtù in stato perfetto sono necessariamente connesse, cosicchè se ne manca anche una sola, nessuna è perfetta e non si può parlare di santità. Padre Reginaldo Garrigou-Lagrange insisteva – in una lezione tenuta ai postulatori dei vari ordini – nel dire che nei processi di canonizzazione bisogna esaminare a fondo, per giudicare se nel soggetto le virtù hanno raggiunto il grado di perfezione, la loro vitale coesione, il comune sinergismo di tutte, cosicché se una non è perfetta, nessuna di esse sarà perfetta. Perciò se un uomo è caritatevole al sommo, ma manca di coraggio morale, della virtù della fortezza, o della lungimirante prudenza, costui sarà un buon uomo, un ottimo cristiano ma non certamente un santo nel senso pieno del termine. In detta lezione, tenuta il 12 dicembre 1945 e che io credo tuttora medita, il famoso teologo così sviluppava il suo pensiero. La connessione delle virtù, specialmente di quelle disparate e apparentemente contrastanti, è un ottimo criterio per giudicare del grado eroico delle vere virtù e quindi della santità di una persona. Quando l’intensità di una virtù deriva, non dallo sforzo umano coadiuvato dalla grazia, ma dalla complessione naturale, essendo questa determinata “ad unum “, non si avrà contemporaneamente e in grado eminente la virtù che in un certo senso le è opposta. Chi di natura sua è portato alla fortezza non sarà portato anche per temperamento alla dolcezza, o mitezza, e viceversa. Quindi se riscontriamo dette virtù “disparate” in una medesima anima, dovremo ammettere in essa uno speciale intervento di Dio e della sua grazia; poiché Dio solo nella sua assoluta semplicità possiede le perfezioni « disparate »: possiede, per es., in modo eccellentissimo e in una misteriosa unità, l’infinita giustizia insieme con l’infinita misericordia; e perciò può unirle nell’anima del giusto. Se invece le virtù disparate, come dolcezza e fortezza, non si presentano fuse e unite, ma isolate, allora non abbiamo il trionfo della grazia e la vera santità, bensì il trionfo della natura, ossia di una sola virtù, senza il contrappeso di quella apparentemente opposta. Non è qui il caso di fare una sottile e lunga disquisizione per dimostrare come una virtù non possa essere veramente perfetta se non è accompagnata da tutte le altre parimenti perfette; rimando senz’altro il lettore alla questione 65 della 1-11 della Somma di S.Tommaso.