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Elezione di Papa Francesco. Invito a moderazione.

Don Curzio Nitoglia in un articolo postato nel suo sito: 'Né eresia, né scisma' NÉ ERESIA NÉ SCISMA
preso atto che: "è un fatto oggettivamente costatabile che papa Francesco, dal 2103, proferisce continuamente eresie materiali ed errori contro la Fede e la Morale".
Mette però in guardia sulla impossibile soluzione di giudicare e deporre il Papa: ' Infatti, il ricorso ai Vescovi affinché processino papa Bergoglio per eresia e lo destituiscano è da evitarsi assolutamente, sia teologicamente sia giuridicamente, poiché esso è escluso come eretico dal dogma definito dal Concilio Vaticano I (DB, 1823, 1825, 1831) del Primato di giurisdizione del Romano Pontefice su tutta la Chiesa, compresi i Vescovi e i Cardinali (CIC 1917, can. 311; CIC 1983, can. 331-333 ); poiché in tale ricorso all’Episcopato contro il Papa regnante è implicito un atto sovversivo di Eresia e di Scisma in quanto, de iure si nega teologicamente che il Papa abbia un Primato di giurisdizione sull’Episcopato (Eresia) e giuridicamente in quanto, de facto si agisce pretendendo di giudicare il Papa (Scisma) come fosse inferiore all’Episcopato'.
... E: 'Il Concilio Vaticano I (IV sessione, 18 luglio 1870, Costituzione dogmatica Pastor aeternus) ha stabilito la definizione dogmatica circa il principio dell’ingiudicabilità giuridica del Papa dall’Episcopato: “Insegniamo e dichiariamo che secondo il diritto divino del Primato papale, il Romano Pontefice è il Giudice supremo di tutti i fedeli […]. Invece nessuno potrà giudicare autoritativamente un pronunciamento della Sede Apostolica, della quale non esiste autorità maggiore. Quindi chi affermasse essere lecito appellarsi, contro le sentenze dei Romani Pontefici, al Concilio ecumenico come a un’autorità superiore al Sommo Pontefice, è lontano dal retto sentiero della verità” (DS, 3063-3064).
Il CIC del 1917 al can. 1556, riprendendo la definizione dogmatica del Vaticano I, ha stabilito il principio: “Prima Sedes a nemine iudicatur”, ripreso tale e quale anche dal CIC del 1983, can. 1404'.
Però la situazione concreta in cui ci troviamo non è proprio così liscia e normale. Infatti il dogma definito dal Conc. Vat I, e confluito nel can. 311 (del CIC del 1917; e CIC 1983, can. 331-333), riguarda il Papa validamente eletto. Il dubbio resta aperto proprio perché ci sono comprovati motivi per avere dubbi sulla validità dell'elezione.
I Documenti magisteriali esplicativi ed attuativi del Diritto Canonico per la valida elezione del Sommo Pontefice prevedono delle precise condizioni di validità (e che comminano la scomunica a chi non li rispetta: compreso all'eletto al papato!). Ad alcune violazioni sono collegate la scomunica 'latae sententiae', cioè ipso facto, senza necessità di dichiarazione ufficiale.
Esempio, il Papa Giov.P. II, Cost. Apost. Universi Dominici Gregis, del 22/2/96, al n. 81 afferma: 'I Cardinali elettori si astengano, inoltre, da ogni forma di patteggiamenti, accordi, promesse od altri impegni di qualsiasi genere, che li possano costringere a dare o a negare il voto ad uno o ad alcuni. Se ciò in realtà fosse fatto, sia pure sotto giuramento, decreto che tale impegno sia nullo e invalido e che nessuno sia tenuto ad osservarlo; e fin d'ora commino la scomunica 'latae sententiae' ai trasgressori di tale divieto.'
Fatti che sono effettivamente avvenuti, come ha esplicitamente affermato uno degli elettori, il Card. G.Dannels, nella sua 'Autobiografia', libro presentato da lui stesso in una intervista televisiva belga in settembre 2015, ove parla della da lui denominata "mafia di San Gallo" e delle sue attività e intrighi per giungere all'elezione di J.M.Bergoglio. cf: La Mafia dei Cardinali cospiratori di San Gallo.,
Purtroppo né il Diritto canonico, ne i documenti magisteriali al riguardo, non indicano né chi deve segnalare le violazioni ai cardinali elettori, né chi deve convocare un nuovo conclave per discutere della validità, ed eventualmente dichiararne l'invalidità e proseguire con una nuova elezione.
C'è purtroppo un vuoto canonico, che deve ancora essere colmato. (E non sarà certo Papa Francesco I a fare questo approfondimento...).
... A. Socci, fra A. Brugnolo, don A. Minutella, A. Cionci, ecc. non parlano a vanvera. Hanno le loro reali e ragionevoli obiezioni. Però possono solo denunciare le oggettive irregolarità e le violazioni avvenute.
Ma a norma di Diritto canonico, loro non hanno nessuna legittima autorità per dichiarare ufficialmente che l'elezione è stata viziata e che Papa Francesco I è solo un usurpatore. E, per il vuoto canonico, neppure gli stessi cardinali, o la Segnatura apostolica, possono auto-arrogarsi questo diritto/potere, e infatti non lo fanno.
(Chi non fosse d'accordo indichi con chiarezza e precisione quale cànone, o documento magisteriale gli attribuisce oggi personalmente e certamente questo diritto/potere giuridico/decisionale).
E inoltre ritornano quei motivi che già nei chiaro/scuri delle elezioni del 1958 e del 1965 avevano fatto ritenere poco realizzabile la soluzione di dichiarare il sedevacantismo
Resta quindi il dato di fatto che è Papa chi risulta eletto dal Conclave, accetta l'elezione, ed è riconosciuto Papa dai cardinali, e come tale è presentato alla Chiesa tutta.
Chi conosce bene la storia della Chiesa sa quante elezioni canonicamente discutibili ha dovuto subire la cristianità in passato...
Popolarmente possiamo dire che i cardinali nel conclave del 2013, col non rispettare tutte le norme previste, hanno fatto una frittata, e ormai non abbiamo gli strumenti canonici/giuridici per correggere la situazione irregolare, e che perciò dobbiamo tenerci il (o un) Papa che abbiamo, in attesa e speranza di una miglior e regolare elezione al prossimo conclave.
Nel frattempo, per ridurre i danni, una soluzione agli errori di fede e morale di Papa Francesco, può essere: Soluzione: Distinguere tra Giurisdizione e Magistero.
Però per giungere a risolvere il problema, dobbiamo prendere atto del vuoto canonico esistente e sulla necessità che un Papa giunga ad indicare formalmente: chi deve segnalare le violazioni della legge ai cardinali elettori, chi deve convocare un nuovo conclave per discutere della validità, ed eventualmente dichiararne l'invalidità e proseguire con una nuova elezione.
Se non si affronta questo argomento, nei conclavi di fra 3, 10, 20, 50 anni, si potrà ripetere e rifare ancora lo stesso danno e ri-gettare il disorientamento nella Chiesa.
Inoltre se Francesco I non fosse Papa tutte le nomine di cardinali e vescovi, e le ordinazioni dei vescovi, come pure tutte le ordinazioni presbiterali fatte da tali vescovi, e tutti i sacramenti celebrati, sarebbero invalidi. Così si creerebbe un caos insanabile.
Giunti qui si potrebbe anche considerare la possibilità dei due Papi. Cioè proseguire ricordando il dato di fatto che nella storia della Chiesa si sono già avuti anche due Papi (es. Benedetto IX e Gregorio VI, e poi Clemente II, e dal 1378 al 1409, ecc.). Anzi, anche tre Papi. Durante lo scisma d'occidente, dal 1409 al 1419, ci furono in contemporanea tre Papi: il Papa Vaticano, il Papa Avignonese, il Papa Pisano. Senza che nessuno sapesse con certezza chi fosse quello autentico (e non lo si sa con condivisa chiarezza e sicurezza neppur oggi). Neanche i santi e mistici lo capirono. S.Caterina da Siena (domenicana italiana) parteggiava per il Papa Vaticano. E S.Vincenzo Ferrer (domenicano spagnolo) per il Papa Avignonese.
E fermiamoci qua, per non mettere troppa legna sul fuoco...
Tuttavia l'ho doverosamente ricordato perché ciò può consolare le coscienze di coloro che al sentire nominare un certo tal nome, o nessun nome, nell': 'in comunione con...' (una cum..) della S.Messa, gli sta proprio indigesto e problematico... ed anche per una serie di altre riflessioni: sulle scelte non conformi alla tradizione cattolica fatte nel Conc Vat II, e sulla rivoluzione arancione anche in vaticano e l'esclusione dallo swift della banca vaticana a inizio 2013; e la distinzione tra ministerium e munus, e sulla 'sede impedita', le 'dimissioni canonicamente invalide', veste bianca, firma, anello piscatorio, il codice Ratzinger di Benedetto XVI, e la visione della Beata Caterina Emmerch (13/5/1820) sui 2 Papi, l'oscurità nella Chiesa e la perdita di fede nella maggioranza, ecc. ecc. ecc.
E così impariamo, anche se non condividiamo in tutto, a rispettare la coscienza dubbiosa delle persone rette e in buona fede (cioè che parlano ed agiscono non per ambizione di potere, ma per sincero amore a Gesù Cristo e alla sua Chiesa) che, anche se non hanno tutte le ragioni, hanno un buon numero di ragioni dalla loro parte per orientarli alla loro scelta.
In conclusione sono perfettamente d'accordo con la finale di d.Curzio, risolvere subito il problema: "Non è un lavoro che possono svolgere le forze della natura umana, ma esso richiede l’intervento di Dio Onnipotente. Exurge Domine! A noi resta la pazienza, “a Dio la vendetta” (Deut., XXXII, 35 e 41)".
E quindi cari fratelli e sorelle: continuiamo pure a cercare umilmente la verità, ma litighiamo di meno come se ne fossimo gli unici esclusivi possessori, e Preghiamo tutti, come peccatori, più intensamente e insistentemente.
Solo il Signore Gesù può intervenire e risolvere presto questo intricato problema. Quindi preghiamo: 'Maran-atà: Vieni, vieni presto Signore Gesù!' (Apoc 22,17-20).
E ricordiamo anche le parole illuminanti e indicative della Madonna di Fatima ai tre bambini pastorelli (il 13/7/17): 'Pregate il Rosario ogni giorno per ottenere la fine della guerra, e la pace, perché questa grazia posso ottenervela solo io".
Giunti a certi livelli, le parole non bastano più. Sono necessari le offerte di tante umili preghiere e sacrifici, affinché il Signore Gesù, si impietosisca: Signore pietà, Kyrie eleison, Gospodi pomiluj, ed intervenga a risolvere come e quando solo Lui, il Salvatore, sa e può.
Deus in adjutorium meum, intende. Domine ad adjuvandum me, festina.
O Dio vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto.
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