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Quanti Papi ci vorrano per la pace nel mondo? Dialogo interreligioso: condizione per la pace.

Dialogo interreligioso: condizione necessaria per la pace

"Il dialogo interreligioso è una condizione necessaria per la pace nel mondo", afferma Papa Francesco al n. 250 della Evangelii Gaudium. Nei giorni drammatici dell'infiammarsi del conflitto israelo-palestinese e di quello siriano, dell'avanzata dei jihadisti dell'Isis in Medio Oriente e della persecuzione dei cristiani in Iraq, questo impegno sembra sempre più necessario.
Ne è convinto Renzo Gattegna, al terzo mandato come presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane. "La civiltà europea - spiega - ci ha condotto a credere che ci debba essere una divisione fra religione e politica. Sono convinto che gli stati democratici siano tutti stati laici, dove tutte le religioni sono rispettate. Se uno stato diventa teocratico inizia a comprimere il diritto alla libertà religiosa. E questo purtroppo rischia di accadere oggi in molti stati mediorientali". Gattegna ha inviato un appello alla collaborazione per il bene comune ai musulmani in Italia, in occasione della chiusura del Ramadan. "Per noi - spiega - la normalità dei rapporti con i musulmani è quella di un rapporto di amicizia. E con alcuni gruppi di musulmani che vivono in Italia, abbiamo instaurato un vero rapporto di collaborazione che punta a emarginare le fazioni islamiche radicali fondamentaliste integraliste".

A proposito del conflitto israelo-palestinese Gattegna afferma che l'inasprirsi della guerra nasce dall'intenzione di Hamas di colpire i centri vitali dello Stato israeliano. Solo la creazione di un sistema difensivo efficace da parte degli israeliani ha dunque impedito che migliaia di razzi di Hamas centrassero gli obiettivi. "I morti di Gaza mi suscitano rabbia e angoscia", commenta. "L'esercito israeliano, a mio parere, fa il massimo per evitare vittime civili, ma nella Striscia prevale una forza che vuole lo scontro a tutti i costi. E il numero di vittime inquina l'informazione e oscura il fatto che gli israeliani agiscono così solo per evitare morti tra la loro popolazione. Hamas invece usa i civili come scudi umani".
Per quanto riguarda le scritte antisemite o antiisraeliane apparse sui muri della Capitale, il presidente dell'Ucei parla di un fenomeno ricorrente, quando si alza il livello del dibattito, ma in fondo minore. "Quello che bisogna coltivare - spiega - è il dialogo interreligioso e la possibilità per gli ebrei di esprimere la propria cultura e la loro storia". "La storia della presenza ebraica in Italia - ricorda - risale a 2.200 anni fa. Si tratta di una delle comunità fondanti della Nazione italiana. Soldati italiani di origine ebraica hanno combattuto per l'unità d'Italia e durante la Prima Guerra Mondiale".

it.radiovaticana.va/…/1103787