Francesco Federico
598

PROCESSO A NAPOLI

Ovvero, il vescovo dei "poveri" che vuole sul lastrico un fedele

08_01_2024,

Domani a Napoli il processo che vede il vescovo di Napoli Domenico Battaglia opposto a un fedele che denuncia gli abusi nell'utilizzo delle chiese in Diocesi al quale chiede 40mila euro di risarcimento.

Una vicenda da commedia napoletana, alla faccia della Chiesa della misericordia.
ECCLESIA 08_01_2024

Il vescovo denuncia il fedele e vuole da lui 40mila euro di risarcimento. Quella che andrà in scena domani in un’aula del tribunale di Napoli è davvero una storia degna della commedia dell’arte napoletana. Da una parte c’è sua eccellenza monsignor Domenico Battaglia, don Mimmo per gli amici, dall’altra c’è il cavaliere Giacomo Onorato, un arzillo e pittoresco fedele, già coordinatore del Priorato diocesano per le confraternite, che pare essere la reincarnazione di Eduardo Scarpetta. E da commedia napoletana è la vicenda che il giudice della VI sezione civile Valeria Conforti sarà chiamata a giudicare domani mattina, dopo che ogni tentativo di conciliazione tra i due è andato fallito.

Che cosa lamenta il vescovo? La pubblicazione di una pagina Facebook a suo nome e lo sfruttamento della sua immagine. Ma – attenzione, qui sta il bello – la pagina Facebook non contiene accuse al vescovo o interventi diffamatori a suo danno. Onorato l’aveva creata per denunciare le tante operazioni ambigue che da tempo immemore avvengono in Diocesi di Napoli nella gestione delle chiese.

Si tratta di un argomento di cui la Bussola si è occupata a lungo (QUI): chiese destinate ad utilizzi profani, usate come sale per ricevimenti, date in comodato ad associazioni con fini di lucro o sfruttare per fini commerciali come quella, ad esempio, di Santa Maria in Portosalvo di cui ci eravamo occupati diffusamente.

Nessuna accusa a Battaglia, dunque, il quale, insediatosi nel 2020, si è soltanto trovato a gestire questa pesante eredità. Ecco perché, a detta di Onorato, la pagina Facebook che si chiamava Gli amici di don Mimmo Battaglia prete sulla strada con i fratelli doveva essere soltanto di denuncia e di sostegno all’opera del vescovo nell’opera di pulizia «per la trasparenza ed il rilancio morale, sociale e cristiano delle chiese dove viene sfruttato Dio denunciando gli affaristi e i mercanti».

Ebbene, questa ed altre espressioni non sono piaciute a sua eccellenza, che non si è sentito diffamato, ma ha paventato una lesione dei diritti di personalità, evidentemente non condividendo l’azione di denuncia di Onorato (in foto), il quale – e qui sta l’aspetto degno di uno Scarpetta – si definisce il «fustigatore» e il «moralizzatore della Chiesa di Napoli».

Nell’atto di citazione che Battaglia ha predisposto - e curato dagli avvocati Riccardo Paparella e Paolo Picone - si riconosce la pesante eredità raccolta dalla gestione del cardinale Crescenzio Sepe con una «smisurata entità di edifici di culto e proprietà immobiliari della Diocesi dove in molti casi si è resa difficoltosa la ricostruzione delle provenienze proprietarie e la stessa individuazione degli enti titolati alla gestone».

Avete capito bene. A Napoli la situazione delle chiese è così ingarbugliata che nemmeno la Diocesi è in grado di ricostruire e definire le proprietà di molti immobili, che in alcuni casi sono diventati persino abitazioni private con tanto di balconi abusivi, mai sanati dal Comune.

Proprio di questo si era occupata anche la trasmissione di Rai Tre Report in diversi servizi-inchiesta andati in onda il 7 e il 22 novembre 2022, e l’ultimo il 17 dicembre 2023.

In questi servizi il giornalista Danilo Procaccianti era andato alla caccia di questi abusi. In particolare, si era occupato della chiesa San Biagio ai Taffettanari, alla cui proprietà ancora non si è riusciti a risalire, ma il cui tetto e relativa ex canonica è nelle disposizioni di una famiglia di pregiudicati in un edificio di quattro piani dove alcuni di loro hanno scontato anche i domiciliari. La Diocesi aveva stipulato un contratto di locazione che si perde nella notte dei tempi.

Oppure come la chiesa cinquecentesca di Sant’Arcangelo a Baiano, che vede la facciata deturpata da un balcone ad uso residenziale, che il Comune non ha mai fatto abbattere anche a causa della lista d’attesa di interventi, che supera abbondantemente il numero di 1300.

Ebbene. Il vescovo considera Onorato «l’ispiratore dei servizi mandati in onda» che hanno offerto «al pubblico televisivo un’immagine distorta della gestione immobiliare, imputando alla Diocesi di aver consentito l’occupazione abusiva dei locali adiacenti la chiesa di San Biagio ad opera di malavitosi, senza precisare che si trattava di «immobili di incerta proprietà».

Così, secondo Battaglia, che ha sporto denuncia, «il cavaliere Onorato si dedica quotidianamente a diffondere corrispondenza, post e messaggi di posta elettronica intesi a screditare chiunque, principalmente il cardinale Crescenzio Sepe», predecessore di Battaglia sulla cattedra di San Gennaro.

Oltre al riconoscimento della lesione del diritto di personalità, che impone la chiusura della pagina Facebook e la rimozione della sua immagine, Battaglia aveva chiesto al giudice anche un risarcimento «che per le lesioni di siffatta gravità deve essere compreso tra i 31mila e i 50mila euro», ritenendo poi equo «contenere la domanda risarcitoria nei limiti di euro 40mila».

Alla faccia - direbbe Totò - della chiesa della misericordia, di cui Battaglia è esponente, essendo stato fatto vescovo da Papa Francesco proprio con l’appellativo di Bergoglio del sud per via del suo impegno sociale con i tossicodipendenti e i poveri.

A ribattere punto su punto alle accuse è però Onorato, che si è affidato agli avvocati Elena Coccia e Piergiuseppe Di Nola. I due avevano proposto a Battaglia un tentativo di conciliazione extra giudiziale, che è però naufragato il 18 luglio davanti al mediatore Valeria Galloppi. Battaglia si era detto disposto a rinunciare alla pretesa dei 40mila euro, ma non aveva acconsentito al mero cambio di nome della pagina con relativa sostituzione della foto. Voleva la chiusura della pagina.

Ma questo, a detta di Onorato, avrebbe danneggiato la sua attività di comunicazione perché la pagina conta la bellezza di 18mila iscritti, tutti fedeli di Napoli «in piena sintonia con l’arcivescovo, che non hanno mai espresso pareri negativi, ma solo espresso il diritto di critica». I legali di Onorato, infatti hanno tenuto il punto proprio su questo. Hanno convinto il Cavaliere a modificare il nome della pagina, che ora si chiama veritas vos liberat e offre in home page una foto di un Cristo pantocratore al posto dell’immagine dell’arcivescovo. Ma non hanno ceduto di un millimetro sulla chiusura. Così, Battaglia non ha dato il via libera a rimettere la querela e il giudice ha così disposto il processo che si terrà domani a Napoli.

Il punto su cui verterà la difesa di Onorato è sull’assenza di alcun danno da diffamazione: «Davvero sorprende – dicono i legali di Onorato – questa iniziativa giudiziaria e si fatica a ravvedere quale violazione sarebbe imputabile a Onorato. L’assenza di qualsivoglia danno è confermata dalla confusione in cui cade l’avversa azione (cioè Battagia ndr.) laddove argomenta la richiesta di risarcimento del lamentato danno quantificandolo addirittura in 40mila euro, richiamando precedenti giurisprudenziali formatisi sulla diversa fattispecie della diffamazione, mai entrata a far parte del presente giudizio». In poche parole: Battaglia sa di non essere stato diffamato, ma ha chiesto un risarcimento tipico di un danno da diffamazione, fanno notare i legali, con un linguaggio giuridico forbito e affettato che potrebbe essere tradotto con un più partenopeo ma mi faccia il piacere! Ne uscirebbe l’immagine di un vescovo definito il prete dei poveri, ma che si accanisce su un fedele, pensionato, mandandolo sul lastrico.

In più «la natura pubblica del personaggio determina un necessario affievolimento dei diritti della personalità» e così anche «l’utilizzo del nome e/o dell’immagine non può considerarsi di per sé lesivo della reputazione pubblica, laddove tale utilizzo non sia offensivo della dignità».

Deciderà domani il giudice. Nel frattempo, la misericordia tanto strombazzata può aspettare.

Report 2022/23 - La messa è finita - Video - RaiPlay