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BETFAGE: "Osanna: Ti preghiamo, Signore, dona la salvezza!" Catechesi di Quaresima (6)
Più: Omelia di Fra Alessandro Coniglio, ofm Chiesa di Betfage (...) "Oggi dunque facciamo memoria dell’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme, da questo Monte degli Ulivi, da questa cittadina di Betfage. L’episodio è noto, e domani ripercorreremo la discesa dal Monte ripetendo il gesto compiuto dalle folle in quel giorno di duemila anni fa. La parola di Dio ci fornisce delle piste per entrare più profondamente nel senso di questa celebrazione. La I lettura, infatti, dal profeta Zaccaria, ci ha ricordato che già in antico gli Israeliti aspettavano la venuta del re di Gerusalemme, su un asino, un puledro “nuovo”, come si esprime la versione greca di Zc 9,9. Questo re giusto e salvatore, sempre secondo la versione greca (o, secondo l’ebraico, salvato da Dio in battaglia, e quindi vincitore, vittorioso) viene nell’umiltà, come dimostra la sua cavalcatura, che però, in antico era stata già la cavalcatura dei patriarchi (cfr. Gen 22,3 per Abramo), di Mosè (Es 4,20) e soprattutto del re Salomone, proprio nel giorno della sua investitura (1Re 1,33.38.44), e dunque resta una cavalcatura regale. Anche nella benedizione di Giacobbe ai suoi figli (Gen 49,10-11), l’asino è associato a Giuda, del quale si predice che tutti i popoli obbediranno a lui. L’ingresso di questo re messia, annunciato dalle profezie, porterà giubilo e gioia nella città santa, perché egli annuncerà la pace alle genti, cioè, ricomporrà i dissidi e le guerre, che hanno da sempre travagliato l’umanità, e assumerà un dominio universale (“da mare a mare e dal Fiume sino ai confini della terra”, Zc 9,10, come già in Sal 72,8, nel contesto di altre immagini di messianismo regale). Questo re pacifico compirà le aspirazioni di giustizia e pace, che albergano da sempre nei cuori degli uomini. Ma in che senso noi possiamo dire che Gesù abbia realizzato queste attese messianiche dell’Antico Testamento? Quanto si è realizzato, nella vicenda umana di Gesù di Nazareth, di quello che le profezie messianiche annunciavano? Apparentemente la settimana che segue a questo ingresso di Gesù a Gerusalemme sembra contraddire quanto la liturgia di questo giorno di annuncia: Gesù non solo non sarà acclamato più re, ma conoscerà un destino di morte e di rifiuto da parte del suo popolo… Forse una chiave ulteriore per comprendere meglio in che senso Gesù realizza le attese veterotestamentarie ci viene dal grido della folla in quella domenica delle palme: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!” (Lc 19,38). Gesù è stato acclamato re, e l’aspettativa è che con lui venga finalmente la pace celeste! Ma la folla acclama Gesù quale re messia citando il Sal 118. In esso si loda Dio perché il suo amore è per sempre (Sal 118,1-4.29), perché egli è l’aiuto e la salvezza di chi lo invoca (Sal 118,13-14.21). Questo provoca “grida di giubilo e di vittoria/salvezza” (Sal 118,15) per tutti i prodigi del Signore (Sal 118,15-16), esattamente come fa la folla al passaggio di Gesù (Lc 19,37). E poi, al v. 26 del salmo, si dice che è “benedetto colui che viene nel nome del Signore”, versetto ripreso nel grido dei discepoli a Gesù (Lc 19,38). La citazione del Salmo 118 è ancora più esplicita nei paralleli di Mc 11,9-10 e Mt 21,9, perché si cita anche il versetto precedente (Sal 118,25): “Ti preghiamo, Signore: dona la salvezza (הוֹשִׁיעָה נָּא, da cui ‘Osanna’)! Ti preghiamo, Signore: dona la vittoria!”. (...) Partecipiamo con fede alla sua Passione, nella settimana che ci sta di fronte, per partecipare anche alla gloria della sua risurrezione, della sua salvezza dal peccato, della sua vittoria sulla morte! Amen".
cmc