Profanazioni in tutta Europa. Sveglia, cristiani!! Bisogna riparare!!!
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Incendi dolosi alle chiese, crocifissi danneggiati, scritte blasfeme, irruzioni di femministe, simboli satanici e disegni osceni a imbrattare una riproduzione del Calvario. Dopo la lunga e ravvicinata serie di profanazioni verificatesi dal sud al nord della Francia a febbraio - con gli attacchi che avevano preso di mira soprattutto il tabernacolo (vedi qui) - i sacrilegi stanno proseguendo anche in questo mese, sia nel Paese transalpino che in altre nazioni europee.
L’Osservatorio sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa registra solo dall’inizio di marzo a oggi una quindicina di nuovi atti contro luoghi e oggetti sacri, suddivisi tra Austria, Francia, Italia, Polonia e Spagna, ma va detto che si tratta di un conteggio al ribasso perché a vedere le fonti dei singoli Paesi vengono fuori diversi altri casi di intolleranza. C’era una volta l’Europa cristiana, verrebbe da dire, e riflesso di ciò è anche la cappa di silenzio che cala di solito (rare eccezioni a parte, spesso confinate alla stampa locale) su questi fatti.
Il Paese iberico, terra di santi come Domenico di Guzmán e Teresa d’Avila, è quello che risulta più colpito nelle ultime tre-quattro settimane. Il picco di episodi anticristiani lo si è registrato in coincidenza con le manifestazioni per la Festa della donna, guidate da gruppi femministi che mostrano un volto sempre più radicale. Il 7 marzo tre chiese di La Coruña sono state oggetto di scritte come «pedofili», «libere e combattive, 8M», «la chiesa che illumina di più è quella che brucia di più» e altre di questo tenore. L’8 marzo sono comparse scritte simili a Madrid in una delle chiese dedicate a santa Monica (Santa Mónica de Rivas Vaciamadrid, colpita diverse volte pure negli anni passati), tra cui «Chiesa=morte», «morte al patriarcato» e «peccatrice e orgogliosa». In Andalusia, oltre all’incredibile «Femislam» di Cordoba (sarà il piacere del paradosso), ‘spicca’ la scritta lasciata nella parrocchia dell’Immacolata Concezione, a Granada: «Meglio abortire che un figlio parroco o monaca di clausura».
Sempre l’8 marzo, sul cancello della concattedrale di Logroño, è stato piazzato uno striscione che si commenta da sé («Berrete il sangue dei nostri aborti»), e nelle stesse ore l’irruzione di oltre una dozzina di femministe - con immancabili urla per l’aborto e contro l’insegnamento della religione nelle scuole - causava la temporanea interruzione di una conferenza stampa all’arcivescovado di Valladolid. Quattro giorni più tardi perfino uno tra i più famosi luoghi di pellegrinaggio al mondo, la cattedrale di Santiago di Compostela, è stato imbrattato in diversi punti con messaggi di vario genere, compreso uno contro la fede cristiana, divenuto comune tra le femministe spagnole («io non sono uscita dalla tua costola, tu sei uscito dalla mia fica»).
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Anche nel nostro Paese c’è chi ha tentato di incendiare una chiesa, per ben tre volte, nei giorni scorsi. Si tratta della cattedrale di Senigallia, dove la mattina del 19 marzo, solennità di san Giuseppe, un uomo ha dato fuoco prima alla tovaglia dell’altare nella cappella dedicata alla Madonna della Speranza e poi, una quarantina di minuti più tardi, all’altare della navata di destra dedicato a sant’Andrea Avellino. Scena simile il giorno seguente, stavolta a danno dell’altare di santa Maria Goretti. In tutti e tre i casi le fiamme sono state spente grazie all’intervento dei fedeli e del parroco; alla fine il responsabile - un trentatreenne romagnolo, a quanto è emerso - è stato individuato grazie alle telecamere di sorveglianza e arrestato.
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Fonte:
www.lanuovabq.it/it/ostie-chiese-e-…