signummagnum
1683

IL PROTESTANTESIMO E' LA CULLA DEL LIBERALISMO! - del prof. Corrado Gnerre

Il protestantesimo facilita il sorgere del liberalismo (politico ed economico) nel momento in cui promuove l’istanza soggettivistica del “libero esame”, esaltando oltremodo l’individuo con la sua libera opinione svincolata dal dato naturale oggettivo e universale.

Prima di capire in che modo il protestantesimo abbia originato il liberalismo, vediamo cosa è il liberalismo.
Per liberalismo s’intende l’ideologia secondo la quale la libertà giudica la verità, libertà da intendersi sul piano individuale (1). Per cui, facendo un esempio molto semplice, ciò che io desidero deve essere realizzato indipendentemente se è naturalmente vero e moralmente giusto.
Ebbene, Luigi Taparelli d’Azeglio afferma chiaramente che il protestantesimo è la «prima radice del liberalismo» (2).
Almeno due sono i motivi che fanno ben capire quanto il protestantesimo abbia fatto da “culla” del liberalismo. Vediamoli.


Il libero esame

Il primo motivo è senz’altro l’istanza soggettivistica del “libero esame”. Sempre Taparelli d’Azeglio afferma che l’essenza intellettuale del protestantesimo è «lo spirito privato, ossia la piena libertà delle coscienze, che fa libero a ciascuno l’opinare a capriccio, come intorno alle teorie religiose così intorno alle pratiche morali» (3).
«L’opinione a capriccio» di cui parla Taparelli è l’esaltazione dell’individuo, laddove il pensiero (l’opinare) diventa criterio di tutto. Insomma, nel protestantesimo l’individuo trova una sorta di fondamento divino (4). Paradossalmente l’individuo trova in Dio la sua affermazione per prevalere su Dio.


Negazione della ragione: negazione del diritto naturale

Da qui un motivo importante, anche che se un po’ ostico da capire: la concezione del diritto naturale.
Il protestantesimo facilita il sorgere del liberalismo anche perché facilita il passaggio del concetto di diritto naturale dalla prospettiva metafisica a quella più specificamente razionalistica. Facciamo un po’ di mente locale per capire.
Il concetto tradizionale di diritto naturale è fondato metafisicamente su un concetto di natura come “dato creaturale”, con il giusnaturalismo di Grozio si affaccia un nuovo concetto di natura, non più fondato metafisicamente ma razionalisticamente, con venature nominalistiche e volontariste. Insomma, continua il richiamo alla “natura”, ma non è più una “natura” oggettiva, universale, bensì relativa alla individualità dei singoli uomini e delle singole volontà umane.
Il protestantesimo, con la sua essenza soggettivista e soprattutto con la sua avversione nei confronti della propedeuticità della ragione sulla fede, ha indubbiamente facilitato questo passaggio. Ora, è indubbio che questa nuova concezione del diritto naturale (che logicamente porterà al dissolvimento del diritto naturale stesso), fondato su una ragione non universale, bensì “individuale”, costituirà da volano per una concezione atomistica ed individualistica della società, nonché a sua volta fondata sull’opinione personale.
Questo condurrà anche al rifiuto di un modello sociale che si muova nell’equilibrio tra culto pubblico di una religione che ne costituisca il fondamento identitario con il riconoscimento che a questo modello sociale possano appartenere anche coloro che non dovessero riconoscersi in questo fondamento. Salta, insomma, il modello di Stato cattolico, laddove lo Stato è ufficialmente cattolico, laddove c’è l’obbligo del culto pubblico della Fede cattolica, laddove c’è la Regalità sociale di Cristo e quindi ciò che è diverso dal Cristianesimo non ha formalmente nessun tipo di diritto, ma nello stesso tempo si riconosce la piena dignità anche di chi cattolico non è; una piena dignità che trova fondamento nella comune natura umana razionalmente riconoscibile. Dicevamo: tutto ciò salta e al posto dello Stato cattolico si promuovono due modelli estremi: lo Stato laico o lo Stato non confessionale, ma confessionalista. Più chiaramente: vengono promossi modelli di Stato in cui vige teoricamente o l’indifferentismo religioso oppure la teocrazia, vedi la Ginevra calvinista o l’Inghilterra di Cromwell.
Questi due estremizzazioni nascono dallo stesso errore: espungere il dato religioso dalla dimensione sociale, perché secondo il dettame liberale, la società non sarebbe fondata sul modello comunitario. È l’individuo che fonda il tutto. L’individuo con la sua libera opinione (Stato laico) o l’individuo con i suoi deliri fideistici (Stato teocratico).


La negazione della comunione dei santi

Il Protestantesimo ha originato non solo il liberalismo politico, ma anche quello economico.
C’è soprattutto un motivo che può farcelo capire: la negazione della comunione dei santi, che è la convinzione cattolica secondo cui i battezzati sono misteriosamente legati fra loro.
Si crede che il contributo del protestantesimo allo sviluppo del liberalismo economico e quindi alla trasformazione dei beni immobili da bene rappresentati dal denaro a rappresentativi del denaro (il passaggio dalla civiltà della proprietà alla civiltà del libero mercato) si sia avuto di fatto con il calvinismo e la cosiddetta “sacralizzazione del capitalismo”. In realtà non è così. Le radici sono nel protestantesimo stesso, soprattutto nella negazione del principio cattolico della comunione dei santi, che è a sua volta esito del libero esame e dell’individualismo religioso.
La negazione della comunione dei santi è negazione della dimensione comunitaria nell’economia della salvezza: mi salvo da solo! Se mi salvo da solo, allora è giusto vivere da solo, realizzarmi da solo, pensare solo ai miei interessi.
Prima ancora della concezione calvinista della predestinazione, per cui il successo economico diventa un obiettivo ansiogeno da ricercare a tutti i costi per trovare conferma di essere nella schiera degli eletti, il liberalismo individualista ha le sue fondamenta nel solipsismo religioso luterano: si è soli nell’impegno di raggiungere la salvezza!
Un solipsismo che condurrà non solo al più sfrenato liberal-capitalismo mosso solo dalla logica del profitto, ma anche ad un modello d’impresa sempre più anonimo, non più a connotazione familiare e comunitaria. Le condizioni lavorative della rivoluzione industriale, prima, e i modelli industriali dei grandi trust, dopo, ne sono un esempio lampante.


L’economia “liberata” dal giudizio morale

Ma non solo la negazione della comunione dei santi. Il protestantesimo ha promosso il capitalismo moderno e l’economicismo, che hanno ridotto l’uomo a rotella di un ingranaggio anonimo, spietato e finalizzato solo al profitto, perché ha “liberato” l’economia e l’organizzazione del lavoro dal giudizio morale, affidandole alle volontà individuali.
Ma la volontà senza la ragione diventa tirannia in campo politico e cinico sfruttamento in campo economico.

NOTE
1) Ovviamente esistono tante gradazioni di Liberalismo, fino ad arrivare alla più estrema che è quella anarchico-individualista.
2) L. Taparelli D’Azeglio, Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto, vol. I, Roma 1949, p. 593.
3) Ivi, p. 5.
4) In questo il protestantesimo rientra pienamente nella categoria della modernità che ha per essenza la volontà da parte dell’uomo di divenire fondamento immanente di tutto.
marcelo.aferr condivide questo
7
Vero!