Un vecchio articolo del 2018 dal blog di CHIESA E POSTCONCILIO.
Dal 2018 ne è passata di acqua sotto i ponti...ficati...
Oggi possiamo, con ancora più consapevolezza, dare un giudizio ai frutti del concilio vaticano II. Non intendo giudicare i protagonisti di quell'evento, lo farà Dio, ma possiamo giudicare i fatti e le conseguenze che quella "pastorale" ha causato alla Chiesa. Non vedere che la chiesa è sballottata dalle onde e portata qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, significa essere ciechi (vedi l'ecologismo, il pacifismo, il genderismo, l'ecumenismo indifferentista... Il modernismo... ).
La rivoluzione non si ferma mai: «La Rivoluzione è come Saturno: divora i suoi figli» diceva Pierre Victurnien Vergniaud prima di finire sulla ghigliottina.
Difatti, Benedetto XVI, protagonista del concilio, non andava più bene ai rivoluzionari modernisti, che consideravano la chiesa del suo pontificato indietro di 200 anni. Dopo aver "aggiornato" la chiesa, si doveva aggiornare la morale (vedi pontificato di Francesco) e pure le Scritture (vedi bibbia LGBT...). Si è dovuto far da parte.
Come vedete, ciò che pure per la chiesa conciliare era, diciamo, eterodosso, oggi è accettato tranquillamente, (vedi benedizioni gaie) La Rivoluzione prosegue indisturbata.
Non sono tra quelli che sostengono che la Chiesa non avesse bisogno di, chiamiamola, una revisione di vita, ma certo è che il concilio è stato una "toppa" peggiore del buco che doveva riparare.
Non disperiamo, passerà anche questa bufera, che, ne sono sicuro, sarà chiamata: grande crisi gnostico/modernista della chiesa, e come l'arianesimo sarà archiviata nella storia bimillenaria della Chiesa.
Christus vincit! Christus regnat! Christus imperat! (Cristo vince! Cristo Regna! Cristo domina!).
I “punti di rottura” del Concilio Vaticano II …
martedì 20 febbraio 2018
Dove sta andando la Chiesa cattolica? La Chiesa Una Santa è viva e immacolata nel Suo Sposo; ma una parte di quella visibile rischia di subire una 'mutazione genetica' o questa è già avvenuta nostro malgrado e ne stiamo vedendo gli effetti? Ci confrontiamo per "resistere", nella fedeltà.
I “punti di rottura” del Concilio Vaticano II con la Tradizione della Chiesa – Sinossi.
I “punti di rottura” del Concilio Vaticano II con la Tradizione della Chiesa – Sinossi.
di Paolo Pasqualucci
Pubblico qui, modificato in diversi punti e ampliato, il § 1.1 della ‘Introduzione’ a: P. Pasqualucci, “UNAM SANCTAM. Studio sulle deviazioni dottrinali nella Chiesa Cattolica del XXI secolo”, Solfanelli, Chieti, 2013, pp. 437; pp. 10-18.
I “punti di rottura”da me elencati sono 26, senza pretesa di completezza. I primi 12 si ricavano da mons. Brunero Gherardini: “Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare” (2009) e da: “Quod et tradidi vobis – La tradizione vita e giovinezza della Chiesa”(2010). Si trovano già parzialmente anticipati nel fondamentale testo di Romano Amerio, “IOTA UNUM. Studio delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX”, 19862. Senza dimenticare, ovviamente, il contributo essenziale del primo acuto e preciso critico del Concilio, già durante lo stesso Concilio: mons. Marcel Lefebvre, “J’accuse le concile!”(1976); “Ils l’ont découronné (1986). Né le ulteriori, approfondite analisi critiche raccolte negli Atti dei Convegni di “sì sì no no” e del “Courrier de Rome”, organizzati dalla FSSPX; né gli importanti contributi di Don J.M. Gleize FSSPX, del quale voglio ricordare qui, tradotto in italiano: “Vaticano II Un dibattito aperto. Questioni disputate sul XXI Concilio Ecumenico, Editrice Ichthys, 2013. La critica seria e documentata al Vaticano II ha ormai una lunga storia.
* * *
1 Non appare conforme alla Tradizione della Chiesa il significato stesso da attribuire alla costituzione pastorale Gaudium et Spes sulla Chiesa nel mondo contemporaneo (GS), che sembra nel suo complesso improntata a uno spirito neoilluminista piuttosto che cattolico.
2 GS 22.2 afferma essersi con l’Incarnazione il Figlio di Dio “unito in certo modo ad ogni uomo”, affermazione straordinaria, che sembra estendere l’Incarnazione ad ognuno di noi, divinizzando l’uomo.
3 L’attribuzione a tutti i cristiani, anche a quelli “separati”, della stessa fede in Cristo, equipara impropriamente la fede cattolica a quella di scismatici ed eretici. Lo si nota, in particolare, nel Decreto Unitatis Redintegratio sull’ecumenismo, il quale addirittura considera “Chiese e comunità separate”, nonostante le loro “carenze”, veri e propri “strumenti di salvezza, la cui forza deriva dalla stessa pienezza della grazia e della verità, che è stata affidata alla Chiesa cattolica”(UR 3.4).
4 GS 24 afferma che “l’uomo è l’unica creatura creata per se stessa”, come se il fine che ha presieduto alla creazione dell’uomo avesse potuto esser qualcosa di diverso dalla celebrazione della Gloria di Dio e di Dio come fine ultimo di tutte le cose.
5 Singolare è la nozione della Chiesa contenuta nel tortuoso art. 1 della costituzione dogmatica Lumen Gentium sulla Chiesa (LG), presentata come “il sacramento ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”, senza menzionare il fine soprannaturale della Chiesa, cioè la salvezza delle anime, l’unico che ne giustifichi l’esistenza.
[...]
13. Per ciò che riguarda la Liturgia, solleva notevoli perplessità il modo nel quale è definita la S. Messa nella costituzione Sacrosanctum Concilium sulla liturgia (SC 47, 48, 106), ove sembrano prevalere le nozioni di “convito nel quale si riceve Cristo” e “memoriale”, in luogo di sacrificio propiziatorio (che ci procura cioè misericordia [propitiatio] presso Dio per i nostri peccati), con l’ultimo articolo che descrive “il mistero pasquale”
(nuovo, oscuro ed inusuale nome della S. Messa), come “riunione dei fedeli in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare alla Eucaristia e così far memoria della passione, della resurrezione e della gloria del Signore Gesù e render grazia a Dio…” (SC 106). Questo modo di esprimersi sembra presentare la S. Messa essenzialmente come memoriale e “sacrificio di lode”, alla maniera dei Protestanti eretici. Inoltre, le definizioni della S. Messa della SC, tacendo del dogma della transustanziazione e del carattere di sacrificio propiziatorio della S. Messa, non rientrano nella fattispecie condannata solennemente da Pio VI nel 1794, quando fulminò le eresie dei Giansenisti, dichiarando la loro definizione della S. Messa, proprio a causa del silenzio sulla transustanziazione, “perniciosa, infedele all’esposizione della verità cattolica sul dogma della transustanziazione, favorevole agli eretici”? (DS 1529/2629)
Nel decreto Ad Gentes sull’attività missionaria della Chiesa (AG), la variazione del significato della S. Messa appare ancora più evidente: vi si dice che i catecumeni partecipano alla S. Messa ossia “celebrano il memoriale della morte e della risurrezione del Signore con tutto il popolo di Dio [memoriale mortis et resurrectionis Domini cum cuncto Populo Dei celebrant]” (AG 14). Ma allora il “popolo di Dio”non assiste alla S. Messa ma la “celebra”, assieme all’officiante evidentemente; idea che sembra potersi ricavare da SC 48 (“…offrendo la vittima senza macchia non soltanto per le mani del sacerdote ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi…” – corsivo mio).
In questi articoli della SC appaiono già gli elementi della definizione della montiniana Nuova Messa, nello sconcertante, per non dire infame art. 7 della Institutio Novi Messali Romani, del 1969, tuttora vigente: “ La Cena del Signore o Messa è la santa assemblea o riunione del popolo di Dio che si raduna sotto la presidenza del sacerdote per celebrare il memoriale del Signore”; definizione che suscitò a suo tempo le angosciate quanto inutili proteste di tanti fedeli e sacerdoti, e la ben nota presa di posizione dei cardinali Ottaviani e Bacci, a causa del suo evidente carattere protestante.
Vale la pena di confrontarla con quella ortodossa, del Catechismo di san Pio X: “159. Che cos’è la Santa Messa? La Santa Messa è il Sacrificio del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo che, sotto le specie del pane e del vino, si offre dal Sacerdote a Dio sull’altare in memoria e rinnovazione del Sacrificio della Croce”.[1]
Continua qui
Sono segnalazioni preziose, vere e proprie fonti storiche che, se non oggi, un imprecisato domani gli studiosi dovranno considerare. Quello che manca, a mio avviso, ed è il lato più profondo e interessante della questione, è il seguente: in che misura la Chiesa tra XX e XXI secolo si è lasciata trascinare dai potentati finanziari, che accordi ha con loro stipulato (dacché costoro si presentano in Vaticano come per farsi rendere conto di qualcosa), in che misura è stata ricompensata. Fintanto che non avremo luce su questi aspetti non andremo al cuore delle deviazioni stesse e della palese alterazione in atto.