ROSARI CON AMORE

Un brillante in mano
Che cosa ci vuole per recitare bene il S. Rosario?
Buona volontà e amore.
Questo basta, e supplisce a qualsiasi altra dote. Dove c'è buona volontà e amore, il Rosario è ben detto, nonostante l'eventuale difetto di cultura o di dottrina, di fervore o di progresso spirituale.
Il B. Giordano di Sassonia un giorno sentì chiedersi da un povero analfabeta: «Sai dirmi, Padre, se il Padre nostro ha lo stesso valore sulle labbra di un sacerdote e sulle nostre, considerando che il sacerdote intende il valore delle parole che pronuncia, mentre noi comprendiamo molto poco?».
Il B. Giordano rispose: «E che? Forse un brillante non ha lo stesso valore, qualunque sia la mano che lo porta?».
Questa sapiente risposta del B. Giordano vale anche per il Rosario. Avvertiti o meno, la bellezza e il valore del Rosario rimangono intatti a lode di Maria SS. e a beneficio dell'anima che piamente lo recita. Il contadino illetterato o il dotto teologo, la mamma di famiglia o il sacerdote nulla vi aggiungono se non il loro impegno d'amore alla Madonna.
Purché ci siano buona volontà e amore, il Rosario resta sempre «l'orazione più cara a Maria» (Bartolo Longo). Non si richiedono né il trasporto sensibile né il gusto della recita. È necessario solo disporsi a recitarlo bene, come un atto di amore che non perde, ma aumenta di valore, se compiuto con sforzo e sacrificio.
«Ora parliamo con la Mamma buona»: così diceva il Servo di Dio P. Anselmo Treves ai presenti, prima di iniziare il Rosario. Così dobbiamo disporre la nostra anima alla recita del Rosario.
Impariamo dai Santi
S. Francesco di Sales raccomandava ai suoi numerosi figli spirituali di recitare il Rosario con grande affetto «in compagnia dell'Angelo Custode». S. Paolo della Croce recitava il Rosario con tanta devozione che sembrava parlasse con la Madonna; e raccomandava con trasporto a tutti: «Il Rosario si deve recitare con grande devozione perché si parla con la SS. Vergine».
Dell'angelico giovane S. Stanislao Kostka è stato scritto che quando recitava il Rosario «in ginocchio dinanzi alla Madre sua, commuoveva di meraviglia; con quel suo modo soave e pieno di fede con cui la invocava, si sarebbe detto che l'aveva realmente davanti a sé e la vedeva».
S. Vincenzo Pallotti voleva che il Rosario fosse recitato sempre con decoro, sia nelle chiese che nelle case, negli ospedali, per le strade. Una volta, un sacerdote recitava il Rosario troppo in fretta; il Santo si avvicinò e gli disse con grazia: «Ma se qualcuno avesse un po' d'appetito (spirituale), lei con la sua fretta gli impedirebbe di soddisfarlo».
Santa Caterina Labouré colpiva chi la osservava recitare il Rosario, per l'intenso sguardo d'amore con cui fissava l'immagine della Madonna e per l'accento pacato e dolce con cui pronunciava le parole dell'Ave Maria.
S. Antonio Maria Claret fin da ragazzo recitava il S. Rosario con trasporto vivissimo. Invogliava i suoi compagni di scuola, dirigeva lui la recita e «si avvicinava quanto più poteva alla balaustra dell'altare della Vergine, assumendo l'atteggiamento di un cherubino».
Quando Santa Bernardetta recitava il Rosario, i suoi «occhi neri, profondi e brillanti, diventavano celestiali. Contemplava la Vergine in spirito; sembrava ancora in estasi». Lo stesso, dell'angelica martire Santa Maria Goretti è stato scritto che recitava il Rosario «con volto assorto quasi in visione di cielo».
Anche S. Pio X recitava il Rosario «meditandone i misteri, assorto e come assente alle cose della terra, pronunciando le Ave con tale accento che qualcuno ebbe a pensare se egli non vedesse in spirito la Purissima che invocava con sì infuocato amore».
E chi non ricorda come recitava il Rosario alla Radio Vaticana il Papa Pio XII? Enunciava il mistero, qualche attimo di silenzio contemplativo, poi la recita scandita e amorosa del Padre nostro e dell'Ave Maria.
Infine, ricordiamo il Servo di Dio Giuseppe Tovini, avvocato, sociologo, scrittore, padre di dieci figli, che recitava ogni sera il Rosario con la famiglia, in modo veramente edificante. La figlia carmelitana ci attesta che «pregava con le ginocchia piegate, appoggiate al sedile della sedia, con le mani giunte sopra il petto, la testa leggermente bassa oppure rivolta con amore e gran fervore verso l'immagine della Madonna».
Ma, in definitiva, chi mai potrà dire con qual trasporto d'amore e con quanta partecipazione interiore i Santi recitavano il Rosario? Beati loro!
Sotto i bombardamenti
Quanto a noi, purtroppo, è vero che il Rosario finiamo col non amarlo, omettendolo anche senza rimpianto, solo perché non lo recitiamo bene.
Siamo distratti e dissipati da cento cose durante il giorno, e il tempo del Rosario non si salva da questa continua distrazione.
Spesso, poi, ci riduciamo a recitare il Rosario in fretta, all'ultimo momento, magari a letto, stanchi e assonnati... E poi ci lamentiamo che il Rosario non produce frutti e ci appare una preghiera sterile e monotona. Ma è inutile pretendere fiori dagli sterpi e frutti da piante inaridite.
La buona volontà e l'amore, invece, rendevano bene accetti alla Madonna anche i Rosari che S. Alfonso de' Liguori recitava a dorso di mulo attraverso le campagne, che Santa Francesca Saverio Cabrini recitava sui transatlantici solcando gli oceani, che S. Massimiliano M. Kolbe recitava di sera attraverso i dormitori mentre i suoi frati si mettevano a letto, che Santa Maria Bertilla recitava accanto agli ammalati nell'Ospedale sotto la furia dei bombardamenti, che il B. Orione recitava sui camion per i trasporti e per le fughe durante l'imperversare della guerra, che P. Pio da Pietrelcina recitava lungo i corridoi o scendendo lentamente le scale, pressato da ogni lato dai fedeli.
Saranno tanto buoni i nostri Rosari quanta buona volontà e amore ci avremo messo nel recitarli.
In mezzo al chiasso
La buona volontà e l'amore rendono fecondo il Rosario anche quando le condizioni esterne non facilitano in nulla il raccoglimento e il gusto della recita.
Si racconta di quel soldato in trincea, che scriveva una lettera alla mamma in mezzo al baccano infernale delle artiglierie in azione. Un commilitone gli disse:
«Ma come fai a scrivere con questo fracasso?... Chissà quanti strafalcioni ci scappano!...».
«Non fa niente, - rispose l'altro - gli strafalcioni se li corregge mamma. L'importante è che io le scriva».
«Hai ragione» - concluse il primo.
Proprio così. L'amore e la buona volontà bastano da soli a dare contenuto e valore al Rosario, che è come una lunga e affettuosa lettera alla Mamma del Cielo, magari non priva di strafalcioni, ma sempre a Lei accetta e cara.
Il Servo di Dio Mons. Pary, Vescovo di Algeri, recitava assiduamente la corona del Rosario tenendola di continuo fra le mani o al polso. Qualcuno un giorno gli chiese: «Monsignore, come fate a tenere sempre desta l'attenzione recitando tanti Rosari?». È una domanda molto pratica, questa. Monsignore rispose: «Se fra tante Ave Maria che recito ve ne fosse anche solo qualcuna di buona, non vi pare che sia tanto di guadagnato?».
Vecchio e ammalato, così San Paolo della Croce rispondeva a chi voleva convincerlo a non dir il Rosario perché non aveva più la voce: «Finché vivo lo voglio dire, e se non posso con la voce, lo dirò con il cuore».
«Come recitare con attenzione il Rosario?», fu chiesto una volta a P. Pio da Pietrelcina. E il Padre rispose: «L'attenzione dev'essere portata all'Ave, al saluto che rivolgi alla Vergine nel mistero che contempli. In tutti i misteri essa era presente, a tutti partecipò con l'amore e con il dolore». In tal modo potremo scoprire, volta a volta, i dolci gaudi, i tremendi dolori e le celesti glorie della Beatissima Vergine, ed Ella ci renderà partecipi di tutte le grazie contenute nei suoi gaudi, nei suoi dolori e nelle sue glorie.
Accogliere la Madonna
Recitare il S. Rosario è come accogliere la Madonna in noi, facendola entrare e dimorare nella nostra povera anima. Dovremmo essere tutti così puri e ardenti come l'apostolo vergine, prediletto di Gesù, S. Giovanni Evangelista, che «accolse Maria in casa sua» (Gv 19,27).
Pensiamo al candore del cuore e alla confidenza filiale con cui recitavano il Rosario Santa Maria Goretti e S. Domenico Savio, Santa Bernardetta e S. Pio X, S. Gabriele dell'Addolorata e Santa Gemma Galgani, S. Gerardo e Santa Maria Bertilla... Quale conforto non doveva essere per la Madonna ascoltare le loro voci ed entrare nei loro cuori così puri e ardenti!
E noi, invece? Non contentiamoci della solita mediocrità. Reagiamo. Impegniamoci. Mettiamo anche noi la mente pura, il cuore affettuoso e tanta confidenza filiale, quando recitiamo il Rosario.
Sforziamoci di imitare i Santi. Non valga per noi il lamento della Madonna a S. Caterina Labouré: «Non si recita bene il Rosario». Dalla vita di questa Santa sappiamo che da quando ella udì quel lamento della Vergine Santa, per tutta la vita se lo portò «come una spina nel cuore».
Ricordiamo anche noi quel lamento della Madre Divina. E se le vogliamo bene, dobbiamo offrirle Rosari che le siano graditi. Chi ama si sforza di fare piacere alla persona amata, e tanto ama quanto si sforza. Se la Madonna vedrà il nostro sforzo nel recitare bene il suo Rosario sarà felice del nostro amore per Lei. Facciamola felice.