Interpretazione allegorico-spirituale del viaggio dei Magi – Don Dolindo Ruotolo

MEDITAZIONE DEL SERVO DI DIO DON DOLINDO RUOTOLO

I Magi, primizie dei pagani chiamati alla fede e primizie nostre, ci tracciano il cammino che ci conduce al Redentore, e ci indicano come dobbiamo raggiungerlo. Essi furono illuminati da una stella, capirono che era una chiamata celeste, e senza frapporre indugio affrettarono il loro cammino verso Gerusalemme, guidati dalla medesima stella.

Così dobbiamo camminare noi verso la celeste Gerusalemme: obbedendo al Signore che ci invita a sé, e camminando con lo sguardo al cielo, nella luce soprannaturale della fede.


Non si va a Gesù Cristo con la luce umana, non ci si può andare per un calcolo di opportunità materiale o politica; la luce che ci guida a Lui spunta nel cielo, e dal Cielo ci guida fino alla Patria eterna.
Ma, oltre alla luce del cielo, c’è anche quella dell’autorità, che pur rappresenta Dio, e l’anima che non riceve lumi speciali può ricorrere a chi rappresenta Dio per essere guidata.

I Magi ricorsero ad Erode ma non ebbero luce, perché non è il potere civile che poteva guidarli al Redentore; quel re, per illuminarli, ebbe bisogno di ricorrere ai sacerdoti avendo essi soli il mandato di additare la via che conduceva al nato Messia. È inutile per noi aspettare luce dal mondo nel nostro cammino, ed è presunzione appellarsi ai propri lumi; bisogna andare dai sacerdoti ed attendere da loro la guida.

Erode non aveva altro interesse che il suo regno, e non poteva in nessun modo desiderare il regno del Messia; si finse ossequiente, premuroso, sollecito persino, di adorare il novello re, ma tutta la sua attività diciamo così, religiosa, tendeva ad ucciderlo; i Magi quindi, ricorrendo alla protezione di Erode in un cammino che non poteva essere che soprannaturale, esponevano senza volerlo Gesù Cristo ad un pericolo di morte.

È una sintesi di quello che è per la Chiesa il potere laico del mondo, anche quando le si mostra ossequiente ed ha qualche manifestazione di fede esterna: finge per politica, cerca il proprio tornaconto, facilita apparentemente la missione della Chiesa, ma ha sempre pronto l’agguato e la sopraffazione per troncarle la vita.

Il cristiano non può farsi illusioni sugli Erodi ossequienti al Redentore, e la storia della Chiesa è piena delle tirannie del potere laico; è necessario prescindere dalle influenze politiche, e camminare alla luce della fede con piena indipendenza di animo.

Le opere di Dio non si fanno mai all’ombra della politica, perché la politica è lo spirito del mondo e sta agli antipodi del Vangelo. I santi hanno sempre rifiutato la protezione del potere laico nelle loro grandi opere, perché quel potere equivale quasi sempre ad una ingerenza ed alla mescolanza di vedute umane nei disegni di Dio.

I Magi non rividero la stella che quando uscirono dalla corte di Erode, in quella reggia piena di caligine del peccato, non potevano vedere la luce del cielo. Si sente dal racconto del Vangelo il sollievo che provarono nell’uscire da quel luogo spiritualmente mefitico, giacché, quasi a respirare liberamente, volsero lo sguardo al cielo; volgendolo in alto rividero la stella e, pieni di esultanza, guidati da essa, si incamminarono a Betlem.

Le aule del mondo soffocano la vita dello spirito; è necessario appartarsene per respirare soprannaturalmente; in mezzo alle grandezze terrene non è possibile intendere le voci di Dio, e tra i frastuoni del mondo la fede par che non abbia più fascino di luce nell’anima nostra. È necessario andare a Gesù, solo a Gesù, e persuadersi che il cristiano non può avere nulla in comune col mondo.

1. E i Magi trovarono Gesù con Maria sua Madre...

Giunsero i Magi alla grotta e trovarono Gesù con Maria sua Madre, perché Maria è sempre inseparabile da Gesù. Essa è come la stella che ci guida a Lui, ed essa ce lo fa conoscere e ce lo dona. I Magi, per necessità, prostrandosi innanzi a Gesù si prostrarono innanzi a Maria, e adorandolo venerarono la sua dolcissima Madre; possiamo dire senza timore di esagerare che la nostra prostrazione innanzi a Gesù include quella fatta a Maria, e che se riceviamo da Lei il Redentore, da Lei riceviamo altresì ogni grazia. I doni stessi che i Magi fecero a Gesù li affidarono a Maria, giacché il piccolo Infante non avrebbe potuto riceverli, insegnandoci così di far passare per le mani immacolate della Madre tutto quello che doniamo al Figlio.
Offriamo anche noi al Signore l’oro, l’incenso e la mirra; la carità, l’orazione e la mortificazione, se siamo nel mondo, e se siamo consacrati a Dio coi voti, la povertà volontaria, l’olocausto dell’obbedienza, ed il sacrificio del digiuno, della mortificazione e della castità.

Le gioie del mondo e le gioie di Dio

Dopo essere andati a Gesù, i Magi furono avvertiti di non ritornare da Erode, e per un’altra strada se ne ritornarono nel loro paese. Chi va al Redentore non può ritornare al mondo, alla gloria della propria pelle, al dominio del dragone infernale, Erode, cioè non può ritornare alle passioni della carne, ed alla schiavitù del mondo e del demonio, deve ritornare alla Patria eterna per un’altra strada, non potendo presumere di salvarsi seguendo lo spirito e le massime del mondo.

È inutile illudersi: il mondo è inconciliabile con Dio; non gli si può concedere nulla per nessuna ragione. Pretendere di andare al mattino a Gesù Sacramentato, e poi ritornare ad Erode nei divertimenti, nelle mode, nella dissipazione del mondo, è lo stesso che andare al Re divino per abbandonarlo alla Passione e alla Morte. Non vale il dire che un sollievo, un divertimento, una convenienza mondana è pure necessaria, perché è utopia il credere di poter trattare col mondo senza macchiarsi.

Siamo pellegrini, la vita è breve, andiamo verso il cielo, e non ci sono per noi gioie e sollievi più belli quanto quelli dello spirito. Possiamo fare a Dio l’ingiuria di dirgli che ci conforta di più una scena di teatro, dove la vita è stravolta, che una scena del suo amore, dove la vita è sublimata? Possiamo dirgli che ci solleva più una conversazione vacua, essiccante lo spirito, che la conversazione con Lui, che è per noi pienezza di gioia, e consolazione profonda?

Tutte le persone mondane testimoniano che la vita ed i divertimenti del mondo le annoiano, e come potremmo noi dire necessario sollievo quello che annoia, turba, sconvolge, e porta la rovina nella vita?

Non ci sono innumerevoli persone che fanno a meno dei bagordi del mondo per le stesse necessità della vita materiale, del lavoro, dell’impiego, e nessuno osa dirle anormali, esagerate e squilibrate, e perché dovrebbe esserlo un cristiano che non ha gioie più belle di quelle che gli offre la stessa vita cristiana?

Ti attrae la scena dell’amore fittizio di una creatura, e non ti attrae la scena mirabile dell’amore di Dio? Ti entusiasma la lotta per un premio mortale, e non ti rapisce la lotta per il premio eterno? Le gioie del mondo passano sul cuore come acido corrosivo, le gioie di Dio vi passano come rugiada vivificante, e chi può essere così stolto da credere una necessità il corrodersi e il gettarsi nella pena dell’insaziabilità, che è come quella di Tantalo?