Oggi la Santa Chiesa ricorda la Beata Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso (1894-1948). Nacque il 18 febbraio 1894, e dopo aver compiuto gli studi commerciali, il 10 marzo 1918 entrò nella Comunità …Altro
Oggi la Santa Chiesa ricorda la Beata Maria Giuseppina di Gesù Crocifisso (1894-1948).

Nacque il 18 febbraio 1894, e dopo aver compiuto gli studi commerciali, il 10 marzo 1918 entrò nella Comunità carmelitana di S. Maria ai Ponti Rossi, a Napoli.

Nel 1912 fu colpita da tubercolosi alla spina dorsale con lesioni alle vertebre, paresi completa e da meningismo spinale. Ma dieci anni dopo, a 28 anni, il 26 giugno 1922, ne fu miracolosamente guarita in modo istantaneo, dopo il contatto col braccio di San Francesco Saverio, che era stato portato a Napoli.

Fu l’inizio di un apostolato, che la “monaca santa”, com’era chiamata, portò avanti per tutta la vita, accogliendo al monastero ogni tipo di ammalati e bisognosi di grazie, sia materiali che spirituali, cui dava il suo conforto e consiglio, per trovare l’amore di Dio, spesso operando prodigi.

La sua abnegazione continuò ininterrottamente, specie nei giorni festivi, anche quando altre malattie la colpiranno, ed a 50 anni nel 1944 con la vista indebolita, fu inchiodata alla sedia a rotelle; dava di sé l’immagine di una crocifissa con Gesù, per la Chiesa ed i fratelli, così come il suo nome di religiosa era tutta una predestinazione.

Volle essere vittima di espiazione per la salvezza delle anime, ripiena di una sensibilità nuova donatale dallo Spirito Santo.

Dal 1934 il cardinale Alessio Ascalesi, arcivescovo di Napoli, la nominò sottopriora, poi nel 1945 vicaria e il 29 settembre 1945, nel Primo Capitolo Elettivo, venne eletta Priora della Comunità, incarico che tenne fino alla morte.

La sua spiritualità, la docilità amorosa, l’umiltà e semplicità, ebbero grande applicazione durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale; pregava in continuazione, ciò alimentava quella confidenza in Dio, di cui contagiava quanti si recavano in pellegrinaggio fino ai Ponti Rossi, per ascoltare un suo incoraggiamento per riprendere a sperare in Dio e nella vita, superando le prove ed i dolori.

Il giorno della sua vestizione aveva detto: «Mi sono offerta a Gesù Crocifisso, per essere crocifissa con Lui».

Il Signore Dio l’aveva presa in parola, rendendola partecipe del Suo patire, che cercò di vivere silenziosamente e gioiosamente, amalgamandosi al Cuore di Maria Vergine; la sua esistenza, da una certa epoca, fu ripiena di carismi mistici straordinari; sopportò per lunghi anni dure prove e persecuzioni, nell’abbandono alla volontà di Dio.

Per ubbidienza e per consiglio del padre Romualdo, scrisse l’Autobiografia (1894-1932) e il Diario (1925-45), oltre alle lettere ed esortazioni per le religiose.

Dal 1943 cominciò a soffrire di labirintite auricolare, parestesie varie, dolorosa sclerosi a placche, perdita progressiva della vista e altri disturbi; convinta che la sua era la "malattia della volontà di Dio", la riteneva "un dono magnifico" che la univa maggiormente a Gesù sulla croce; e sorridendo offriva il suo corpo, in sfacelo per la cancrena diffusa, quale altare del suo sacrificio per le anime.

Madre Maria Giuseppina morì il 14 marzo 1948 con il cuore rivolto a Dio; il suo corpo si conservò pienamente incorrotto fino al 27 marzo, data della sepoltura, per dare possibilità alle folle che in continuazione, venivano a dare l’ultimo saluto alla “monaca santa”.

Nel dicembre 1948 (lo stesso anno della morte) il cardinale Ascalesi, diede avvio al Processo Ordinario per la causa di beatificazione. Il 3 gennaio 1987 si ebbe il decreto sulle virtù ed il titolo di venerabile. È stata beatificata nella Cattedrale di Napoli il 1 giugno 2008.