A MARIONETTE E BURATTINAI: SE NON VI CONVERTIRETE, L’IRA DI DIO SARÀ IMPLACABILE - Danilo Quinto - 1 giugno 2021
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Gesù dice: « (…) due sono le vie: una stretta ed angusta che porta alla vita, e pochi sono quelli che la prendono; l’altra larga e spaziosa che porta alla perdizione, e molti sono quelli che vi si incamminano» (Matteo 7, 13-14). Giobbe, parlando degli empi, dice: «Passano felici i loro giorni, poi scendono in un attimo nel soggiorno dei morti» (Giobbe 21, 13). Gesù dice ancora: «E tu, o Cafarnao, sarai tu forse innalzata fino al cielo? No, tu sarai abbassata fino nell’Ades!» (Lc 10, 15).
Noi, che crediamo alle Sacre Scritture, sappiamo che Giobbe dice la Verità, sappiamo che Gesù è la Verità e sappiamo anche che Dio, non solo vuole salvare tutti gli uomini – a questo fine ha immolato Suo Figlio sulla Croce – ma non si compiace dell’uomo peccatore, nei confronti del quale opera la Sua Misericordia, ma solo se questi si pente e si converte. Se il pentimento e la conversione non avvengono, il destino del peccatore è segnato, irrimediabilmente. Per sempre. Perché la Giustizia di Dio esiste e interviene. Non è sopprimibile o eludibile, come vorrebbero i misericordiosi di una Chiesa modernista e mondana che propaganda l’eresia luterana e si ostina ad ignorare il depositum fidei, le fondamenta su cui è stata edificata da Nostro Signore Gesù Cristo.
Piaccia o non piaccia ai buonisti da quattro soldi che popolano il nostro Paese, ammaestrati da una Chiesa che non crede più nei Novissimi e quindi non li proclama, da peccatori diciamo ai peccatori: c’è un luogo che attende coloro che continuano ad operare nel Male e non si pentono, l’Inferno. Dove sarà il pianto e lo stridor di denti. Per l’eternità. «Per me si va ne la città dolente, per me si va ne l’etterno dolore, per me si va tra la perduta gente» (Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto III, vv. 1-3).
Giunga incessante a Cristo la nostra preghiera attraverso le mani della Sua Madre Santissima, affinchè converta i peccatori. Per noi, che crediamo fermamente nell’Inferno, che il Signore ci liberi dal cadere in peccato mortale. «Considera come Dio ti diceva quando peccavi: Figlio, Io sono il tuo Dio, che ti creai dal niente e ricomprai col mio sangue. Io ti proibisco di fare questo peccato sotto pena della mia disgrazia», scrive sant’Alfonso Maria de’ Liguori. La disgrazia è l’Inferno, l’eterna sentenza nel momento in cui si muore. «Gesù Cristo giudice», continua sant’Alfonso, «si volterà contro i reprobi e loro dirà: L’avete finita, ingrati, l’avete finita. E’ già venuta l’ora mia, ora di verità e di giustizia, ora di sdegno e di vendetta; su, scellerati, avete amata la maledizione, venga dunque sopra di voi: siate maledetti nel tempo, maledetti nell’eternità. Allontanatevi dalla mia faccia, andate privi d’ogni bene, carichi di tutte le pene al fuoco eterno: Discedite a me, maledicti in ingnem aeternum (Mt 25, 41)».