Francesco I
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Riflessioni sugli scandali della Chiesa di don Mauro Tranquillo

Vae mundo ad scandalis - Abbiamo tutti dovuto sentir parlare delle recenti scoperte di scandali di ordine morale, soprattutto negli Stati Uniti, e dell’opera di denuncia dell’ex-nunzio Mons. Viganò, alla quale il Pontefice ha dichiarato di non voler dare considerazione, lasciando intendere ai giornalisti che la riteneva priva di interesse e serietà. Abbiamo anche visto come invece parte dell’episcopato americano, della stampa estera e del popolo cristiano esigano chiarezza e giustizia su queste informazioni, e sulle accuse che arrivano a toccare lo stesso Francesco per complicità e silenzio di fronte a fatti di cui era venuto a conoscenza. Il Papa ha poi accusato il colpo convocando, come abbiamo sentito, tutti i Presidenti delle Conferenze episcopali per una riunione sull’argomento.
Le righe che scriviamo qui non vogliono essere ripetizione di informazioni che possono essere reperite altrove senza difficoltà, né commento puramente moralistico a tanti disastri veri e/o probabili. Vogliono essere invece un tentativo di venire incontro alla difficoltà che molti fedeli ci hanno espresso, essendo rimasti giustissimamente scioccati da notizie difficili da leggere in un’ottica di fede. Le considerazioni che faremo, forse in ordine un po’ sparso, vogliono dare degli elementi per mantenere uno sguardo al di sopra di questi eventi così frustranti per ogni cattolico, e per tentare di inquadrare i fatti in una visione più ampia, con tutta la delicatezza che il caso richiede (perché sì, richiede sdegno e collera, ma anche delicatezza: considerans te ipsum, ne et tu tenteris, dice san Paolo a chiunque ammonisce il prossimo in materia morale).

1). La Chiesa conosce da sempre, al suo interno, l’immoralità dei suoi membri e anche dei suoi gerarchi. Dall’incestuoso di Corinto, ai tempi di san Paolo, fino alla corruzione del Clero in quasi tutte le epoche, la Chiesa non ha mai avuto solo membri santi. In tempi anche recentissimi sono stati denunciati casi e situazioni simili agli ultimi avvenuti, anche su larghissima scala; senza parlare degli scandali economici e finanziari. Se corressimo ai secoli passati della Chiesa, anche quando il modernismo era lungi dall’essere anche solo teorizzato, potremmo trovare grandi ed estese reti di peccato tra i membri del Clero e della gerarchia, anche se accanto a grandi santi e sante istituzioni; anzi non va dimenticato che in molte epoche il Clero, sotto la spinta di riforma dei Santi e dei Pontefici, fu in generale assai edificante.

2). Questo non vuole dire che la situazione non abbia una gravità specifica, restando ancora nel campo squisitamente morale: stiamo scoprendo che molti membri della gerarchia erano attivamente coinvolti in questa rete, difendendo i colpevoli invece delle vittime, ed essendo personalmente protagonisti in questi abusi, sistematicamente e per decenni, e che hanno coperto se stessi con la forza del denaro e del potere, promuovendo coloro che erano loro simili per perpetuare i loro crimini. L’ultima accusa riguarda il coinvolgimento presunto, come dicevamo, dello stesso Papa Francesco. Per quanto le sue effettive responsabilità siano in parte ancora da mettere in luce, è abbastanza chiaro che il Papa si è dimostrato zelante nel perseguire chi non la pensa come lui (o chi è tranquillamente sacrificabile), ma –a quanto pare- è stato molto meno attivo quando si trattava di persone a cui deve dei favori o che gli sono vicine nelle idee.

3). Altro particolare elemento di gravità da sottolineare (per quanto scontato possa sembrare) è che non abbiamo a che fare con cadute dovute alla fragilità umana, in qualche momento di debolezza, da parte di ministri di Dio peraltro di buona volontà; ma di una perversa volontà, spesso antecedente alla stessa ricezione del sacerdozio, di vivere peccaminosamente, magari contro natura. Volontà favorita e perfino suscitata da alcuni gerarchi, che si ricollega non solo al sesto comandamento, ma a quel peccato contro lo Spirito santo che è l’ostinazione nel male e allo scandalo dei piccoli maledetto dal Vangelo.

4). Non è semplice fragilità umana anche perché i peccati in questione sono quasi sempre veri e propri crimini (perfino per le moderne leggi penali), commessi con abuso di potere verso i piccoli o verso i sottoposti, il che include necessariamente una malizia della volontà che va oltre il semplice movimento delle passioni, almeno in chi tali peccati ha protetto e promosso. La violenza e l’ingiustizia si sommano dunque alla “semplice” impurità.

5). Tale impurità è quasi sempre contro natura, come abbiamo visto, il che è chiaramente un altro elemento che rende più pesante il peccato, anche se la Santa Sede e il mondo vogliono sottolineare solo la violenza come unico fattore aggravante (sarebbe politicamente scorrettissimo sottolineare l’omosessualità come “problema” specifico). Parleremo nei punti successivi della questione dell’ideologia “omosessualista” che dal mondo è passata all’interno della Chiesa.

6). Queste premesse, se ci fanno capire la gravità della situazione, non ce ne dicono ancora chiaramente le cause, se non in quanto, in senso generalissimo, ci parlano della perversità del cuore umano, e anche di quella delle anime consacrate che possono cadere in qualsiasi tipo di peccato. Il fatto che situazione analoghe si siano denunciate in tutte le epoche (seppure con gravità ed estensioni molto diverse) non ci permette di concludere con onestà alla correlazione assoluta tra modernismo e corruzione morale. Altri fattori, molto diversi dall’eresia, hanno potuto in altri momenti storici portare ad effetti simili. Non si può però negare che, in questo momento storico,una delle cause della corruzione morale su così vasta scala sia l’abbandono delle rette dottrine della Chiesa. Ci sono e ci sono stati cattolici impuri ed eretici puri: ma certamente l’abbandono della fede facilita sempre l’abbandono della morale. Il modernismo non è di per sé legato alla cattiva condotta, ma nei fatti ha giocato un ruolo. La professione della vera fede non è di per sé garanzia di purezza ed onestà, ma certamente può favorire la virtù meglio di un’eresia che fa dubitare di tutta la religione.

7). Per molti anni degli ecclesiastici hanno quindi commesso gravi delitti contro la castità misti di violenza e abuso, in parte creando una rete di protezioni e di promozione del peccato stesso. Tutto questo è comunque avvenuto relativamente nell’ombra, perché veniva considerato come un male da nascondere. Nello stesso periodo, da poco prima del Concilio, la quasi totalità della gerarchia, a partire dai Papi, promuoveva alla gran luce del giorno un delitto anche più grande, l’eresia del modernismo, che ha danneggiato tutta la Chiesa. L’eresia veniva (e viene) presentata al popolo come il massimo bene e anzi come la volontà dello Spirito santo. Pochissime sono state le reazioni a questo sfacelo. Se la cura per il primo bene che la gerarchia deve custodire, l’ortodossia della fede, è stata così collettivamente abbandonata, dovremo stupirci dei silenzi e delle complicità sugli altri peccati? Una gerarchia che perverte la sua missione primordiale, potrà non pervertire anche tutto il resto? Qui sta la vera difficoltà e anche la vera differenza tra la situazione attuale e l’immoralità “storica” di parte del clero.

8). Esiste una correlazione tra questi scandali, così tinti di omosessualità, e l’eresia “omosessualista” che il sistema modernista, al seguito del mondo, sta portando avanti? cioè la pratica del vizio influisce in qualche modo su un cambiamento della dottrina “ufficiale” della chiesa conciliare in merito al vizio contro natura? questo è uno dei quesiti più diffusi e uno dei pericoli più gravi. La risposta è, a nostro avviso, un po’ più complessa di quanto sembri. Non c’è alcun dubbio che nell’attuale fase del modernismo si stia cercando di cambiare la morale sessuale. Amoris laetitia è stato il primo passo, la revisione di Humanae vitae sarà probabilmente il secondo, e sappiamo quanto dal Papa in giù si tenda alla “misericordia” verso le persone (e le idee) omosessuali, con vari teorici di nuove dottrine in circolazione, a partire dal famoso gesuita Martin e da tanti vescovi (vedi l’incontro degli “LGBT cristiani” promosso proprio ad Albano Laziale sotto l’egida del vescovo Semeraro, stretto collaboratore del Papa). Si possono consultare, sia sul fenomeno dell’omosessualità nel Clero, sia sulla questione della cosiddetta “omoeresia”, i preziosi e documentati del sacerdote polacco Dariusz Oko, che illustrano come ci sia un effettivo legame tra la diffusione del vizio e il tentativo di introdurre una nuova dottrina. Non tutti i teorici però di queste eresie sono coinvolti in scandali omosessuali; ed è molto difficile affermare che tutti i chierici che praticano il peccato dell’omosessualità siano coinvolti nell’operazione di cambiamento della dottrina. Esiste quindi un “complotto” omosessuale per coprire i propri crimini e peccati, come quello recentemente scoperto negli USA, che ha goduto, a quanto pare, di preziosi silenzi pontifici; ed esiste una dottrina omosessualista “cristiana” che avanza e si avvale di “chi sono io per giudicare” pontifici. I componenti dei due gruppi, con ogni probabilità, non sono del tutto sovrapponibili; ma è certo che chi male si comporta difficilmente sarà un oppositore delle nuove dottrine, anche solo per il fatto di essere facilmente ricattabile se volesse manifestare opposizione.

9). Quale il futuro di Papa Francesco in questa situazione? Lo sprezzante “no comment” del Pontefice sui documenti di Viganò durante il viaggio di ritorno dall’Irlanda non sembra aver sortito i risultati mediatici sperati, specie fuori d’Italia. La stampa non è più unanime nel difendere Francesco, anche se è possibile che se la cavi comunque, essendo la sua figura di garante dell’ultraprogressismo mondiale troppo importante per essere seriamente scalfita. Di certo la vicenda ha avuto effetti pesantissimi sull’episcopato americano, e la stessa Santa Sede deve fare i conti con le richieste di chiarimento dei Vescovi e dei fedeli e con le dimissioni dei personaggi coinvolti, vicinissimi a Papa Bergoglio (vedi il Cardinal Wuerl). Un certo discredito dovuto a queste vicende potrebbe (il condizionale è d’obbligo) rallentare il corso dei mutamenti dottrinali e obbligare a una frenata. A nostro avviso, ciò che resta estremamente improbabile è che si arrivi a “dimissioni” del Papa o a uno scisma. Si tratta di scenari che non pensiamo valga la pena di prendere in considerazione.

10). L’eresia modernista unita a queste vicende ci parla di una situazione della Chiesa sicuramente arrivata all’estremo delle sue possibilità, di un quadro di totale sovvertimento che ricorda le profezie sui tempi dell’anticristo. Non ci deve stupire che il male cresca, perché la Scrittura e i Padri ci insegnano che esso arriverà alla fine dei tempi a un parossismo che partorirà quasi naturalmente la figura dell’uomo del peccato, la blasfema parousia dell’anticristo. Sicuramente una larga parte del Clero non è toccata da questa immoralità, e non si deve dare credito ai media anticristiani che vogliono trascinare la Chiesa come tale nel fango. La Chiesa è tuttora e sempre in grado, con la sua vera dottrina e i suoi veri sacramenti, di generare dei Santi, e lo sarà fino alla fine dei tempi. Ma sarebbe altrettanto pericoloso fingere di ignorare la gravità e vastità del fenomeno, ormai comunque reso pubblico, e nascondersi dietro a un dito. Eresia e immoralità hanno certo accompagnato, in misure diverse, tutta la storia della Chiesa; ma questi tempi vedono l’eresia diffusa direttamente dalla gerarchia e l’impurità contro natura eretta diabolicamente a sistema di vita e possibilmente a dottrina diffusa da un numero importante di uomini di Chiesa. Il sapore anticristico sta specificamente in questo. Solo la preghiera della Chiesa, specialmente quella della liturgia autentica, e la ricostruzione di una struttura sociale cristiana, fosse anche di qualche famiglia e qualche scuola, possono porre un qualche freno a questa accelerazione finale.

Don Mauro Tranquillo (sanpiox.it)

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