Francesco I
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“Christus Vincit”: la Chiesa e il mondo nel nuovo libro di Athanasius Schneider, un vescovo contro Bergoglio

“Christus Vincit”: la Chiesa e il mondo nel nuovo libro di Athanasius Schneider, un vescovo contro Bergoglio
29 Novembre 2020 |
di Luca Fumagalli

Ormai da diversi anni il nome di Athanasius Schneider è entrato a far parte di quella galassia cosiddetta “tradizionalista” che sotto il pontificato di Bergoglio è andata infoltendosi. Le prese di posizione di Francesco, le sue aperture al mondo un po’ troppo allegre e disinvolte, hanno alimentato un’ondata di malcontento crescente che ha visto molti laici e sacerdoti prendere le distanze dall’argentino e muovere verso i più sicuri lidi della Tradizione. A rinfoltire i ranghi degli storici oppositori alle riforme conciliari e ai pontefici del post-concilio – Fraternità sacerdotale San Pio X e sedevacantisti in testa – si sono quindi aggiunti nuovi contestatori, la maggior parte dei quali proveniente dalle file dei ratzingeriani delusi. Uno di questi, accanto ai più famosi cardinali Sarah e Burke, è proprio Schneider.

Classe 1961 e vescovo ausiliare della diocesi di Maria Santissima ad Astana, nel Kazakistan, Schneider ha vissuto la sua infanzia nella Chiesa clandestina sotto il regime sovietico, prima di trasferirsi con la famiglia in Germania (i suoi antenati erano alsaziani emigrati all’inizio del XIX secolo sulle coste del Mar Nero). Dopo un lungo percorso di studi tra i Canonici Regolari della Santa Croce, nel 1990 è stato ordinato sacerdote, mentre nel 2006, appena quarantacinquenne, è stato nominato vescovo da Benedetto XVI. Col tempo si è fatto notare come uno dei più accaniti difensori della messa tridentina e ha destato un certo scalpore la sua linea “aperturista” nei confronti della FSSPX (nel 2015, dopo aver visitato su richiesta della Santa Sede due seminari della Fraternità a Flavigny, in Francia, e a Winona, negli Stati Uniti, ha affermato che «non ci sono gravi motivi per negare al clero e ai fedeli della Fraternità San Pio X un riconoscimento canonico ufficiale»).
Per chi fosse interessato a conoscere meglio la visione del mondo e della Chiesa di Schneider, la casa editrice Fede & Cultura ha appena pubblicato il suo ultimo libro-intervista, Christus Vincit. Si tratta di un corposo volume, scorrevole e ben scritto, in cui il presule, dopo una parentesi iniziale in cui racconta la sua difficile esperienza in URSS e l’entrata in seminario, affronta senza timore tutta una serie di temi scottanti quali il secolarismo dilagante, i pericoli connessi all’islam, i limiti del dialogo ecumenico, l’omosessualismo, le brutture del Novus Ordo, il mistero che circonda il Terzo segreto di Fatima e molto altro ancora. L’esito è un’agile summa del pensiero teologico e politico di Schneider, criticabile sotto molti punti di vista ma almeno ricco di spunti interessanti.

Al di là della commovente testimonianza di un uomo che ha vissuto in gioventù il dramma della Chiesa clandestina, quando essere cattolici significava davvero rischiare ogni giorno la propria vita, Christus Vincit ha tre grandi meriti: innanzitutto le critiche di Schneider si risolvono in un invito a confrontarsi seriamente con le ragioni di Lefebvre e di chi, con lui, si oppose strenuamente al Concilio Vaticano II, individuando perciò in quel preciso momento storico l’inizio di un smottamento strutturale che ha portato alle macerie ecclesiastiche del tempo presente. Allo stesso tempo sono interessanti le obiezioni mosse a certe letture semplicistiche del post-concilio sulla falsariga dell’ “ermeneutica della continuità”.

Inoltre Schneider non fa l’errore di cadere nella trappola di quello strano manicheismo per cui si crede che prima dell’arrivo di Bergoglio fosse tutto buono, bello e santo. Segnali di ambiguità e cospicui cedimenti alla logica del mondo sono individuati dal vescovo pure nei pontificati di Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II e, per certi versi, anche in quello di Benedetto XVI.

Un libro come Christus Vincit, al netto degli indubbi meriti, non può però soddisfare chi da anni fa della battaglia alle riforme conciliari la ragione della propria militanza cattolica. Nel testo, infatti, non mancano le contraddizioni e i passaggi che necessiterebbero forse di una trattazione più approfondita. Solo per fare un esempio, Schneider si scaglia veementemente – e giustamente – contro certi abomini del Novus Ordo e si dilunga sul suo sogno di una “riforma della riforma”, salvo poi ammettere candidamente che anche lui, accanto alla prediletta messa tridentina, celebra quella montiniana. Espressioni come «papolatria» ed «irragionevole ultramontanismo» riferite a chi ha una grande stima per il Papato romano lasciano poi francamente interdetti.
Ciò nonostante la lettura del libro di Schneider può rimanere caldamente consigliata. Oltre all’arricchente incontro con il punto di vista alternativo di un vescovo asiatico, a cavallo tra due mondi, quello Occidentale e quello Orientale, pareccchie pagine del volume costituiscono un ottimo cibo per la mente e per l’anima, un’occasione rara che sarebbe davvero un peccato lasciarsi sfuggire in un’epoca tanto oscura come quella in cui stiamo vivendo.
Il libro: A. SCHNEIDER, Christus Vincit. Il trionfo delle tenebre sul mondo, Fede & Cultura, Verona, 2020, pp, 382, Euro 25.

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