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Maria Valtorta dai Quaderni del 1944, 19 luglio Dice Gesù: «Nelle mie diverse beatitudini (Mt 5,1-12; Lc 6,20-23) ho enunciato i requisiti necessari per raggiungerle e i premi che ad essi beati saranno …More
Maria Valtorta dai Quaderni del 1944, 19 luglio

Dice Gesù:


«Nelle mie diverse beatitudini (Mt 5,1-12; Lc 6,20-23) ho enunciato i requisiti necessari per raggiungerle e i premi che ad essi beati saranno dati. Ma, se sono diverse le categorie nominate, uguale è il premio, se osservate bene: godere delle stesse cose che gode Dio.

Categorie diverse. Ho già mostrato come Dio provvede a creare col suo pensiero anime di diverse tendenze (Valtorta – quaderni – 31 maggio 1944), allo scopo che la Terra goda di un equilibrio giusto in tutte le sue necessità inferiori e superiori. Che se poi la ribellione dell’uomo altera questo equilibrio volendo andare sempre contro la Volontà divina, che amorosamente lo guida per la via giusta, non è di Dio la colpa.

Gli umani, perennemente scontenti del loro stato, i con sopruso vero e proprio o con conati di sopruso, invadono o turbano il campo altrui. Cosa sono le guerre mondiali o le guerre famigliari e quelle di professione se non questi soprusi operanti? Cosa sono le rivoluzioni “sociali” ma che in realtà non sono che prepotenza e anticarità, perché non sanno volere e praticare il giusto che predicano, ma traboccano sempre in violenze che non sollevano gli oppressi ma ne aumentano il numero a vantaggio di pochi prepotenti?

Ma dove regno Io, Dio, queste alterazioni non avvengono. Negli spiriti veramente miei e nel mio Regno nulla turba l’ordine. Ecco dunque che sono vissute e sono premiate le diverse forme della multiforme santità di Dio, il quale è giusto, puro, pacifico, misericordioso, libero da avidità di ricchezze effimere, gioioso della gioia del suo more.

Nelle anime, quale tende ad una forma e quale all’altra. Tende in maniera eminente, poiché in un santo le virtù sono tutti presenti. Ma ne predomina una per cui quel santo è particolarmente celebrato fra gli uomini. Io lo benedico e premio però per tutte, perché il premio è “godere Dio” sia per i pacifici come per i misericordiosi, per gli amanti di giustizia come per i perseguitati dall’ingiustizia, per i puri come per gli afflitti, per i mansueti come per i poveri di spirito.

I poveri di spirito! Come è intesa sempre male, anche da chi la intende nel senso giusto, questa definizione! Povero di spirito, per la superficialità umana e la sciocca ironia umana, nonché ignoranza che si crede sapienza, vuol dire “stupido”.

Credono i migliori che lo spirito sia l’intelligenza, il pensiero; che sia furbizia e malignità, i più materiali. No. Lo spirito è al di sopra molto dell’intelligenza. È il re di tutto quanto è in voi. Tutte le doti fisiche e morali sono suddite e ancelle di questo re. Là dove una creatura filialmente devota a Dio sa tenere le cose al posto giusto. Dove invece la creatura non è filialmente devota, allora avvengono le idolatrie, e le ancelle divengono regine, detronizzando lo spirito re. Anarchia che produce rovina come tutte le anarchie.

La povertà di spirito consiste nell’avere quella libertà sovrana da tutte le cose che sono delizia dell’uomo, e per le quali l’uomo giunge anche al delitto materiale o all’impunito delitto morale, che sfugge troppo sovente alla legge umana ma che non fa vittime minori, anzi ne fa più numerose e con conseguenze che non si limitano a levare la vita alla vittima, ma talora levano stima e pane alla vittima e ai famigliari suoi.

Il povero di spirito non ha più schiavitù di ricchezze. Se anche non giunge a rinnegarle materialmente, spogliandosi di esse e di ogni agio entrando in un ordine monastico, sa usarle per sé con una parsimonia che è doppio sacrificio, per essere invece prodigo di doni ai poveri del mondo. Costui ha compreso la ma frase (Lc 16,9): “Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste”. Del suo denaro, che potrebbe essere nemico del suo spirito portandolo alla lussuria, gola e anticarità, egli fa il suo servo che gli spiana la via al Cielo, tutta tappezzata – per il ricco: povero di spirito – delle sue mortificazioni e delle sue opere di carità per le miserie dei suoi simili.

Quante ingiustizie non ripara e medica il povero di spirito! Ingiustizie sue proprie, del tempo in cui, come Zaccheo, non era che un avido e duro di cuore. Ingiustizie dei suoi prossimi vivi o defunti. Ingiustizie sociali.

Elevate monumenti a persone che furono grandi solo per essere prepotenti. Perché non elevate monumenti ai nascosti benefattori dell’umanità indigente, povera o lavoratrice, a coloro che usano le loro ricchezze non per fare della propria vita un perpetuo festino ma per renderla luminosa, migliore, più elevata a chi è povero, a chi soffre, a chi è menomato nelle capacità funzionali, a chi è lasciato nell’ignoranza dai prepotenti perché l’ignoranza serve meglio ai loro maledetti scopi? Quanti ve ne sono, anche fra coloro che non sono delle dovizie, anzi che sono poco meno che poveri e che pure sanno sacrificare anche “i due piccioli (Mc 12,41-44; Lc 21,1-4)” che possiedono per sollevare una miseria che, per essere senza luce, quale loro hanno – e che l’abbiamo si comprende dal modo come agiscono – è più grande della loro!

Sono poveri di spirito quelli che, perdendo il molto o il poco che hanno, sanno conservare la pace e la speranza, non maledicendo e non odiando. Nessuno. Né Dio né gli uomini.

La grande categoria dei “poveri di spirito” che Io ho nominato per primi – perché potrei dire che, senza questa libertà dello spirito sopra tutte le delizie della vita, non si possono avere le altre virtù che danno le beatitudini – si divide e suddivide in tante forme.

Umiltà di pensiero che non si gonfia e non si proclama superpensiero, ma usa del dono di Dio riconoscendone l’Origine, per il Bene. Solo per quello.

Generosità negli affetti, per cui sa spogliarsi anche di questi pur di seguire Dio. Anche della vita. La ricchezza più vera e più istintivamente amata dalla creatura animale. I miei martiri sono stati tutti generosi in tal senso, perché il loro spirito si era saputo far povero per divenire “ricco” dell’unica ricchezza eterna: Dio.

Giustizia nell’amare le cose proprie. Amarle perché, testimonianza della Provvidenza verso noi, è dovere. Ne ho già parlato in dettati precedenti. Ma non amarle al punto di amarle più di Dio se mano d’uomo ve le strappa.

Infine, lo ripeto, libertà da schiavitù di denaro.

Ecco le diverse forme di questa spirituale povertà che Io ho detto possederà, per giustizia, i Cieli. Sotto i piedi tutte le labili ricchezze della vita umana per possedere le ricchezze eterne. Mettere la terra e i suoi frutti dal sapore subdolo, che è dolce alla superficie e amaro al centro, all’ultimo posto, e vivere lavorando per la conquista del Cielo. Oh! Là non vi sono frutti di bugiardo sapore. Là vi è l’ineffabile frutto del godimento di Dio.

Questo, Zaccheo l’aveva compreso. Fu questa frase lo strale che gli aprì il cuore alla Luce e alla Carità. A Me, che venivo a lui per dirgli: “Vieni”. E quando Io venni a lui per chiamarlo, egli era già un “povero di spirito”. Perciò fu atto a possedere il Cielo.».

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Iosif Rachiteanu Rachiteanu shares this
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