Alcuni motivi per cui pregare è necessario

San Tommaso d’Aquino, il massimo teologo della Chiesa Cattolica, parlando di alcune teorie erronee dei suoi contemporanei, dice che per alcuni “tutto avviene per necessità, anche nelle cose umane” e questo sia “per l'immutabilità dei disegni divini” sia per altre cause. Per costoro, partendo da tali presupposti, ogni preghiera sarebbe inutile. Altri invece sostenevano che “le disposizioni della divina provvidenza sono mutevoli, e che la loro mutazione può dipendere dalle preghiere e dalle altre funzioni del culto divino”.
San Tommaso scrive: “Tutti questi errori noi li abbiamo già confutati nella Prima Parte della Somma teologica (cfr q. 22, aa. 2,4; q. 23, a. 8; q. 115, a. 6; q. 116, a. 3). Riafferma l'utilità della preghiera, negando da una parte che essa sarebbe inutile perché tutto sarebbe già stato scritto e, dall’altra, di considerare mutevoli le disposizioni divine e conclude: “Per chiarire dunque la cosa si deve considerare che la divina provvidenza non dispone solo gli effetti da produrre, ma anche le cause e l'ordine con cui tale effetti devono essere prodotti.
Ora tra le altre cause, per certi effetti, ci sono anche le azioni umane.
Quindi è necessario che gli uomini compiano certe cose (come ad es. la preghiera) non per cambiare con i loro atti le disposizioni divine, ma per produrre alcuni determinati effetti secondo l'ordine prestabilito da Dio”.
Questo del resto avviene anche in tanti processi naturali (ad es. se si vuole cuocere la pasta, è necessario metterla nell’acqua bollente).

Perciò “noi preghiamo non allo scopo di mutare le disposizioni divine, ma per impetrare quanto Dio ha disposto che venga compiuto mediante la preghiera dei santi: cioè, come dice S. Gregorio [Dial. I, 8], affinché gli uomini «pregando meritino di ricevere quanto Dio onnipotente fin dall'eternità aveva disposto di donare ad essi»” (Somma teologica, II-II, 83,2).

San Tommaso puntualizza ancor più il suo pensiero con le seguenti affermazioni.
“Se noi presentiamo delle preghiere a Dio non è per svelare a lui le nostre necessità e i nostri desideri, ma per chiarire bene a noi stessi che in simili casi bisogna ricorrere all'aiuto di Dio” (Somma teologica, II-II, 83, 2, ad 1).
“La nostra preghiera non è ordinata a cambiare le disposizioni divine, ma a ottenere con le nostre preghiere ciò che Dio ha disposto” (Somma teologica, II-II, 83, 2, ad 2).
“Dio nella sua liberalità ci dà molte cose anche senza che gliele chiediamo. Ma è per il nostro bene che alcune le condiziona alle nostre preghiere: perché cioè impariamo ad aver fiducia in lui, e a riconoscere che egli è la causa dei nostri beni. Da cui le parole del Crisostomo: «Considera quanta felicità ti è concessa, e quanta gloria: parlare con Dio nella preghiera, scambiare colloqui con Cristo, sollecitare ciò che vuoi, chiedere quanto desideri» (Somma teologica, II-II, 83, 2, ad 3).
Come si può vedere, queste affermazioni non sono in contrasto con la necessità di pregare e di domandare, né sono in contrasto con alcuni progetti divini subordinati al compimento di determinate condizioni.
Così avvenne per Ninive (Leggasi il libro di Giona nella Bibbia): il progetto divino era quello della distruzione della città se gli uomini non si fossero ravveduti e non avessero fatto penitenza.
Ma gli uomini fecero penitenza e la città fu salvata.
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