L’istanza di ricusazione del Promotore
...L’istanza è stata ammessa e, come previsto dal Codice di Procedura Penale vaticano, la decisione spetterà alla Corte di Cassazione. In linea con l’articolo 42, Diddi avrebbe potuto astenersi senza attendere la pronuncia della Corte, poiché “il presidente, i giudici della corte o del tribunale, e il giudice unico, quando conoscano esistere un motivo di ricusazione, ancorché non proposto, han dovere di astenersi”. L’articolo 45 precisa, inoltre, che “il magistrato ricusato può astenersi prima ancora che si pronunci il giudice”. Il nodo giuridico riguarda soprattutto l’articolo 42, comma 2, che contempla motivi di convenienza, non espressamente previsti dall’articolo 43, dove si elencano i soli quattro casi di ricusazione applicabili al Promotore di Giustizia. Tra questi, il punto 3 – inimicizia – si potrebbe probabilmente applicare considerato il comportamento di Diddi, percepito in aula come dettato da vero e proprio astio personale.
Gli elementi essenziali dell’istanza di ricusazione sono da rinvenire nelle chat depositate in Tribunale e pubblicate in esclusiva da Silere non possum in modo integrale, in cui Genoveffa Ciferri intrattiene fitti scambi con l’avvocato romano Diddi e con Francesca Immacolata Chaouqui, che arriva ad affermare di “parlare con i magistrati” e di poter intercedere per Alberto Perlasca.
La sceneggiata di Diddi
Alla domanda del presidente della Corte, Mons. Alejandro Arellano Cedillo, su come intendesse procedere, Diddi ha reagito con un atteggiamento definito dai presenti come “una sceneggiata imbarazzante”. Invece di limitarsi a rimettere la questione ai colleghi, come avverrebbe in qualunque Stato di diritto, ha dichiarato:
“Finalmente ho la possibilità di potermi difendere da una serie di illazioni. Ringrazio le difese per questa iniziativa. Voglio sfruttare i termini dei tre giorni per esprimere le mie considerazioni in maniera serena, in modo da dissolvere i dubbi che in questi mesi sono stati aperti sulla conduzione delle indagini… Io per il momento credo sia doveroso allontanarmi dall’udienza, non ci sono attività urgenti da compiere. Vado in ufficio”. Alle 9.36, Diddi ha lasciato l’aula. Un gesto considerato ingiustificato, poiché, pur non potendo compiere atti processuali in questa fase, avrebbe dovuto presenziare. La vicenda ricorda altri episodi della sua carriera, come quando, da avvocato italiano in Calabria, abbandonò un’aula di tribunale...
Michi Gini shares this