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Viganò analizza la verbosità del Vaticano

L'arcivescovo Viganò squalifica una lettera, stilata dalla Congregazione per i Religiosi in occasione della XXV Giornata della Vita Consacrata, come "fredda prosa burocratica".

In una dichiarazione del 1° febbraio, Viganò osserva che la lettera è stata "stilata dai grigi uffici orwelliani del Ministero della Verità", non dal Dicastero Romano che dovrebbe presiedere tutti i religiosi Cattolici.

La lettera è firmata dal cardinale Braz de Aviz e dal suo segretario, l'arcivescovo Carballo, che per Viganò “brillano nel firmamento della Curia di Bergoglio come stelle inimitabili".

Si blatera di un "nuovo sogno di fratellanza e di amicizia sociale," invitando i religiosi a essere "architetti della fratellanza universale", "custodi della nostra casa comune" e "fratelli e sorelle di tutti, a prescindere dalla fede" [sic].

Viganò afferma l'ovvio: un invito "a prescindere dalla Fede" rende superflui battesimo, redenzione, Chiesa e perfino Dio stesso.

Indulgendo nell'attuale verbosità del Vaticano, Braz/Carballo dicono ai poveri religiosi di trovare modi per "accompagnare", "trasformare" e "creare". Per Viganò, sono parole in codice per invitare a negare la fedeltà al carisma originale, per rieducare chi resiste e per costringere con la forza chi si ribella.

Viganò interpreta la promozione frenetica della lettera di una "cultura dell'incontro e del dialogo" come la richiesta di indifferenza religiosa e di ecumenismo conciliare.

#newsLvclnqmyuf

lamprotes
Ho quasi la sensazione che, alla fine, l'Argentino farà una fine molto ingloriosa al cui confronto la damnatio memoriae sarà come acqua di rose..