La liturgia è nata per celebrare e rendere gloria a Dio non all’ambiente
La Chiesa non è chiamata a convertire gli uomini all’ambiente, ma a riportarli a Dio, allontanandoli dal peccato e dalla sua corruzione. La “conversione ecologica”, quindi, diventa un’espressione infelice, poiché non è la Terra che ha bisogno di conversione, ma l’uomo che, a causa del peccato, ha distorto il suo rapporto con la creazione.
La Chiesa, infatti, ha sempre insegnato che il peccato originale ha avuto conseguenze non solo spirituali, ma anche fisiche, corrompendo l’intero ordine creato. Se l’umanità non riconosce il peccato come la causa della sofferenza del mondo, ogni tentativo di “salvare” l’ambiente rischia di essere privo di vera profondità, finendo per concentrarsi su una visione antropocentrica che ignora la dimensione soprannaturale della vita cristiana.
La “Messa per la Cura del Creato” (“Missa pro custodia creationis“) in questo contesto, appare come una triste deviazione ideologica: un tentativo di attribuire un valore sacro e liturgico a un’impostazione ecologica che, sebbene non priva di legittimità nel suo impegno civile, non rientra nell’ambito del culto divino.
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