Tempi di Maria
1854

La "carta vincente": chi si affida alla Provvidenza non ha paura

Cari fratelli e sorelle, una brevissima ma densa riflessione. Sulla fede, quella vera…

Che vita sarebbe senza la fede? È il più grande dono. È l’unica vera luce della vita. La fede è così grande che sposta le montagne, abbatte ogni ostacolo, vince ogni terrena difficoltà. La fede ha la capacità di muovere la mano di Dio quando le nostre mani non hanno alcuna forza; fa vedere la luce con il cuore quando con gli occhi vediamo il buio; fa "sperare contro ogni speranza" (cf Rm 4, 18) perché insegna che "tutto è possibile a chi crede" (Mc 9, 23) in quanto "nulla è impossibile a Dio" (Lc 1, 37).

L’uomo/donna di fede vive al massimo il presente, perché non ha paura del futuro. Tutto è nelle sue mani, nelle sue possibilità, perché lui/lei, la sua vita e la sua missione sono nelle mani di Dio. “O Signore – amava ripetere Padre Pio –: il mio passato alla tua Misericordia, il mio presente al tuo Amore, il mio futuro alla tua Provvidenza”.

La fede “abilita” il credente a guardare alla vita, sua e altrui, con sguardo soprannaturale: gli fa vedere, in ogni circostanza, un compito, una missione che viene da Dio stesso e che deve essere compiuta; gli insegna, ancora, a ritenere che tutto ciò che accade abbia un significato; gli fa sapere che ogni prova è permessa da Dio e non è superiore alle sue forze, che non è solo ma sempre ed efficacemente guidato e sostenuto dall'Amore di Cristo. In questa prospettiva il "non conoscere la strada" è secondario: con l’aiuto di Dio sarà certamente possibile scoprirla e percorrerla, nei tempi e nei modi che Dio insegnerà.

Frodo Baggins, piccolo personaggio, creazione dal genio di J. R. R. Tolkien e protagonista de “Il Signore degli anelli”, nell’assumersi l'apparentemente impossibile missione di prendere l'anello del potere bramato dal Signore del male e portarlo là dove può essere distrutto, afferma: “Prenderò io l'anello, solo non conosco la strada”. Decide, così, di assumere su di sé un grande compito e un pesante fardello, pur sapendo quanto questo sia difficile. Sa di dover affrontare il male stesso, la sua immensa potenza ma, pur comprensibilmente temendo, non dispera anzi crede e spera di potercela fare. Frodo sceglie di prendere l'anello perché sa che questo è il suo “compito”. Come Frodo, anche l'uomo di fede dice: “Prenderò l'anello”, assumendosi con fede e coraggio la missione che il Cielo gli richiede, non arrestandosi dinanzi al fatto di non sapere cosa il futuro gli riserverà: crede, spera e confida.

Credere e affidarsi alla Provvidenza: è questa la carta vincente che trasforma l’uomo da pezzo informe dell’universo – sballottato dagli eventi e dalle circostanze che capitano – in vero credente, profondamente consapevole che Dio, Padre amorevole, ha un progetto di santità su di lui e di bene per gli altri attraverso di lui che procede infallibilmente, malgrado e anzi attraverso le cose che succedono nella sua vita, indipendentemente da quanto positivo o negativo possa essere ogni evento:

"La tua vita – scriveva il Venerabile Fulton John Sheen –, è fatta di obblighi attivi e di circostanze passive: i primi sono sotto il tuo controllo, perciò portali a compimento nel nome di Dio. Non è così per le seconde, quindi affidale a Dio. Impara a contare soltanto sul presente; dunque, lascia che sia la Giustizia di Dio ad occuparsi del passato e la Provvidenza a vigilare sul futuro. La perfezione non consiste nel conoscere il progetto di Dio ma nel sottomettersi a quel piano così come si manifesta in ogni circostanza della vita. Vi è una tangibile scorciatoia che porta alla santità, quella che Maria scelse in occasione della sua visita a Elisabetta e che Gesù fece sua nell’Orto degli Ulivi: il totale abbandono alla Volontà di Dio"
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A differenza del credente, l’atteggiamento di chi non crede in Dio e nella Sua Provvidenza è contraddistinto dalla paura: “Ditemi la strada e poi, forse, prenderò l'anello”. È esattamente il procedimento inverso di quello di Frodo e del vero uomo di fede. Chi non crede vuole sapere cosa lo aspetta, vuole essere certo, sicuro perché teme gli imprevisti, la realtà, le sue mille circostanze: è un uomo spaventato, in preda alla paura, incapace di sapere e scoprire che esiste un senso che vivifica tutta la sua vita e ogni singolo istante.

La fede, quella vera e profonda, invece, non teme nulla, non conosce la paura che paralizza. Il fardello è pesante, sproporzionato? Dio mi aiuterà.

"Quando Gesù è nella tua barca – ha scritto qualcuno – non importa la dimensione delle onde: il Signore placa ogni tempesta! Abbi fede!" E Padre Pio rafforza il concetto: "Stai sulla barca su cui il Signore ti ha posto e lascia pure che venga la tempesta. Tu non perirai. Ti sembra che Gesù dorma, ma lascia che sia così. Non sai che se Egli dorme il suo Cuore veglia attentamente su di te?"

Così ragiona chi ha fede.

“Non chiedo di vedere lontano – scriveva San John Henry Newman –, un passo è abbastanza per me”.

Lo stesso valga per noi: anche noi siamo nel palmo della mano destra di Dio, per cui non dobbiamo temere nulla; soprattutto non temiamo nel cercare e scoprire la volontà di Dio per noi e non esitiamo nel compierla perché Dio sa come operare meraviglie con coloro che Gli si donano senza riserva: beato chi si mette nelle mani e nel Cuore di Dio e non rifiuta la missione che la Provvidenza gli affida in questo mondo, mettendosi a disposizione del regno di Dio e confidando in Lui: "Non appoggiarti all'uomo: deve morire. Non appoggiarti all'albero: deve seccare. Non appoggiarti al muro: deve crollare. Appoggiati a Dio, a Dio soltanto. Lui rimane sempre!" (frase attribuita a San Francesco d’Assisi)

Lo spunto per la breve riflessione l'ho tratto da questo articolo: Film Garantiti - CHI SI AFFIDA ALLA PROVVIDENZA NON HA PAURA DEL FUTURO


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Raccolta di perle di sapienza e ricca soprattutto di aforismi tratti dagli insegnamenti immortali dei Santi. Questa raccolta risponde allo scopo di offrire un "vademecum di vera razionalità e spiritualità", fatto di schegge di luce che toccano un po' tutti i temi più importanti.

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Francesco Angelomè
Dagli Scritti di San Massimiliano N. 1160
“Immaginiamo di essere un pennello nella mano di un pittore infinitamente perfetto. Che cosa deve fare il pennello affinché il quadro riesca il più bello possibile? Deve lasciarsi dirigere nel modo più perfetto. Un pennello potrebbe ancora avanzare delle pretese di miglioramento da parte di un pittore terreno, limitato, fallibile, ma quando Dio, la Sapienza …
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Dagli Scritti di San Massimiliano N. 1160
“Immaginiamo di essere un pennello nella mano di un pittore infinitamente perfetto. Che cosa deve fare il pennello affinché il quadro riesca il più bello possibile? Deve lasciarsi dirigere nel modo più perfetto. Un pennello potrebbe ancora avanzare delle pretese di miglioramento da parte di un pittore terreno, limitato, fallibile, ma quando Dio, la Sapienza eterna, si serve di noi quali strumenti, allora faremo il massimo, nel modo più perfetto, quando ci lasceremo guidare in modo perfettissimo e totale.
Con l’atto di consacrazione noi ci siamo offerti all’Immacolata in proprietà assoluta. Senza dubbio Ella è lo strumento più perfetto nelle mani di Dio, mentre noi, da parte nostra, dobbiamo essere degli strumenti nelle Sue mani immacolate.
Quando, perciò, debelleremo nel modo più rapido e più perfetto il male nel mondo intero? Quando ci lasceremo guidare da Lei nella maniera più perfetta. E’ questa la cosa più importante e unica”.