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Hai perso la fede per colpa della "scienza"? Allora leggi qui.

(RadioSpada.org) Volentieri offriamo ai nostri lettori un estratto dal bellissimo Ritorno alle origini. Vol. I – Principii e tracollo del darwinismo, molto significativo perché smonta un bias tipico del “ceto medio semicolto” (e semiateo), ossia che sia l’approccio scientifico a sancire la fine della fede o tutt’al più il suo essere relegata ad una dimensione privata, senza più influenza sulla vita morale e sulla società. Niente di più sbagliato: non è la scienza ad allontanare dalla fede ma un martellamento ideologico che di scientifico ha davvero poco. Scopriamolo dalle parole di alcuni studiosi:

Un sondaggio condotto nel 2016 dalla Pew Research tra i non credenti negli Stati Uniti ha rivelato come, benché il 78 per cento sia cresciuto come membro di una specifica comunità religiosa, circa la metà – il 49 per cento – imputa a una perdita delle fede il proprio distacco dalla religione.

Tra costoro vi sono molti intervistati che citano la scienza come la ragione per cui non credono negli insegnamenti religiosi, uno di questi ha dichiarato: «Sono uno scienziato ora e non credo nei miracoli». Altri fanno riferimento al buon senso, alla logica o a una mancanza di prove.

Analogamente, uno studio recente condotto tra la gioventù ex cattolica allo scopo di comprendere il motivo per cui i giovani stanno lasciando la Chiesa ha rivelato quanto segue: i giovani cattolici stanno abbandonando la fede e soltanto all’incirca due terzi o meno, tra i nati dopo dal 1982 in avanti e cresciuti come cattolici, rimangono tali da adulti. Nel corso delle interviste condotte con giovani e adulti che avevano lasciato la fede cattolica, il 63 per cento ha detto di aver smesso di essere cattolico tra i 10 e 17 anni. Un intervistato su 5 riteneva di non credere più in Dio o nella religione. Nessun’altra ragione è stata fornita così di frequente.

Ecco alcuni dei motivi tipici, espressi con le loro stesse parole: «Perché sono cresciuto e mi sono reso conto che il Cristianesimo era una storia come Babbo Natale o il coniglietto di Pasqua»; «Mi sono reso conto che la religione è in completa contraddizione con il mondo della ragione e della scienza e continuare a aderire a una religione sarebbe stato ipocrita»; «Non quadra più con ciò che capisco dell’universo».

Solo il 13 per cento ha ammesso la possibilità di tornare un giorno alla Chiesa cattolica. Metà dei giovani ex cattolici oggi si descrivono come atei, agnostici o non aderenti ad alcuna religione. Queste statistiche sono coerenti con i risultati dei sondaggi condotti da vari gruppi evangelici e protestanti. Tali sondaggi rivelano che almeno il 69 per cento – secondo alcuni fino al 94 per cento – degli alunni «cristiani» rinnegano le loro credenze al termine degli studi[1].

«Certi commentatori – dice Hugh Owen – hanno tratto da simili sondaggi la conclusione che la gioventù cattolica non abbandonerebbe la fede se l’evoluzione teista e la cosmologia del Big Bang fossero più diffusamente presentate come strumenti appropriati per riconciliare scienza e fede. Tuttavia, questo non ha senso perché negli ultimi quarant’anni nella maggior parte degli istituti cattolici non si è insegnato praticamente nient’altro che l’evoluzione teista.

Quando qualcuno afferma che la soluzione è insegnare più cosmologia del Big Bang ed evoluzione è come se Planned Parenthood dicesse che il modo per ridurre le gravidanze delle adolescenti consiste nell’aumentare le ore di educazione sessuale. Entrambe le affermazioni fanno confusione tra causa ed effetto. Sulla base di più di vent’anni di discussioni con genitori e giovani che hanno lasciato la Chiesa cattolica, posso riassumere la loro testimonianza sul motivo per cui l’evoluzione teista ha molto a che fare con l’attuale crisi di fede.

Quando molti studenti cattolici iniziano le superiori e cominciano a subire un bombardamento a base di darwinismo, emerge un senso di amarezza perché finiscono per credere che siano state raccontate loro delle menzogne quando erano giovani».

Questa tendenza è stata confermata dal Nehemiah Institute attraverso più di centomila interviste a studenti effettuate a partire dal 1988. I risultati di tali interviste documentano che le convinzioni degli alunni delle scuole statali, nel complesso, hanno iniziato a riflettere visioni del mondo umaniste e in generale non cristiane dal 1994.

Sorprendentemente, per gli alunni delle scuole cristiane la tendenza a lungo termine è stata rappresentata da una discesa altrettanto ripida, con una curva che presenta semplicemente un certo ritardo in virtù del quale gli alunni delle scuole cristiane hanno cominciato ad avere convinzioni che riflettevano visioni del mondo non cristiane soltanto a partire dal 2001. Gli alunni delle scuole parentali sono andati leggermente meglio, ma rientrano comunque nella categoria dei cristiani moderati.

Nota Bernie Webb: «Qualsiasi cristiano dovrebbe restare inorridito di fronte a simili tendenze perché mostrano che stiamo perdendo la guerra tra contrapposte visioni del mondo! E qualsiasi genitore, membro del clero ed educatore cattolico cui interessi il destino eterno dei propri simili dovrebbe chiedere disperatamente: si può fare qualcosa per arrestare la crisi della fede quando persino le scuole confessionali non riescono a tutelare i propri alunni?»

John Wynne parla di un approccio possibile, che implichi il ricorso a programmi di insegnamento attenti alle visioni del mondo: «Generalmente, ciò vuol dire istruire gli studenti sulla realtà della guerra tra visioni contrapposte, identificando i presupposti di fondo e le argomentazioni delle visioni non cristiane – specialmente in quanto fanno affidamento su affermazioni evoluzioniste – mettendo a nudo le contraddizioni su cui sono costruite.

In tal modo, quando gli studenti lasciano l’ambiente protettivo di casa ed entrano in contatto con le affermazioni fondamentali dell’umanesimo e di altre visioni del mondo non cristiane, sanno già perché tali affermazioni vengono fatte, sanno come confutarle e molti di loro saranno incoraggiati a proteggere gli altri.

Attraverso un approccio attento alle diverse visioni del mondo, gli studenti non solo risultano tutelati, sono anche preparati a ciò che li aspetta più avanti. Ritorno alle origini fornisce ai genitori e agli educatori cattolici gli strumenti necessari a mettere in atto un simile approccio».

Di parere simile è Pamela Acker: «Nell’ambito delle scienze naturali, l’attenzione alle diverse visioni del mondo non comporta il fatto di trascurare il darwinismo o la teoria del Big Bang, significa semplicemente che debbono essere presentate le prove tratte dalla letteratura scientifica sia a favore che contro le affermazioni evoluzioniste nel campo della cosmologia e in quello della biologia.

Questa presentazione imparziale delle prove – che gli insegnanti laici non permettono e che la maggior parte di quelli cattolici non riesce ad attuare – è sufficiente a rivelare come tutte le visioni del mondo atee riposino su fondamenta assai malferme».

[1] Josh McDowell, The Last Christian Generation, Holiday, FL: Green Key Books, 2006, p. 13.
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