La misura del tempio e dell’altare nel libro dell'Apocalisse, il significato profetico – Don Dolindo Ruotolo

Commento del sacerdote don Dolindo Ruotolo ad Apocalisse 11, 1-2

Dopo che san Giovanni ebbe divorato il libricino, ricevette da Gesù Cristo o da un angelo una canna simile ad una verga, ricevette cioè una di quelle canne che servivano per misurare, come a noi serve il metro, ed essa era simile ad una verga, ossia ad un bastone da viaggio. Non era dunque una comune canna da misura, ma per la sua forma e la sua lunghezza richiamava alla mente il bastone dei pellegrini, quasi per dire che doveva servire a misurare il pellegrinaggio terreno ai pellegrini della terra. Colui che gli diede tale misura gli comandò di misurare il tempio di Dio e l’altare, e coloro che in esso adoravano, e gli soggiunge di non misurare l’atrio, che era fuori del tempio, cioè l’atrio destinato ai Gentili, perché era stato dato alle genti, le quali avrebbero calpestato la città santa per quarantadue mesi.

Non si trattava letteralmente del tempio di Gerusalemme, il quale, al tempo in cui scriveva san Giovanni, era stato già distrutto, ma del Corpo mistico del Redentore, della Chiesa militante, tempio vivo di Dio, e s’ingiungeva di misurarlo tutto, all’infuori dell’atrio, per determinare il dominio di Dio sul suo popolo fedele, e l’abbandono nel quale sarebbe stato ridotto il popolo infedele.

Si misurava una proprietà per valutarla e prenderne possesso, e non si misuravano, logicamente, le parti devastate o inaridite che le erano estranee; il Signore fa misurare il tempio, o, come indica il testo greco, il santuario, il Santo dei Santi, e fa misurare l’altare; l’altare dei profumi, dove si trovavano i sacerdoti e i leviti, e quello degli olocausti dove si trovava il popolo fedele, ordinandogli di misurare anche quelli che adoravano nel tempio, per indicare che voleva prendere possesso più grande del Capo della Chiesa, dei sacerdoti e del popolo fedele, distinguendoli nettamente dal mondo, dal suo spirito, dalle sue massime e dalle sue pompe.

Nell’imminenza di una persecuzione atroce, promossa contro la Chiesa dai perversi, e che doveva durare quarantadue mesi, cioè tre anni e mezzo, computando i mesi di trenta giorni, come facevano gli Ebrei, i Greci e i Caldei, Dio voleva misurare i suoi, raccoglierli, ordinarli, prenderne speciale possesso con grazie straordinarie, regnare in modo particolare su di loro, e vivificarli di specialissimo amore nella Santissima Eucaristia. Egli perciò faceva misurare il santuario e l’altare, per aprire le fonti della misericordia, della grazia e delle effusioni eucaristiche, e faceva misurare quelli che in essi adoravano, per vivificarli con grazie e doni particolari, capaci di distinguerli nettamente dal mondo e dagli apostati che conducevano una vita pagana, quasi fossero perennemente nell’atrio esterno del tempio, destinato ai Gentili.

Chi dona, misura la propria ricchezza, chi riceve è misurato dalla generosità di chi dona; Dio misura il Santo dei Santi, effondendo dall’infinito suo Amore la misericordia e la grazia, misura l’altare eucaristico, valorizzandone appieno la ricchezza per le anime, misura quelli che adorano, donando loro effusioni particolari del suo Amore eterno e ricchezze ineffabili dal Sacramento dell’altare. Misurando l’altare eucaristico misura anche quello degli olocausti[1], arricchendo la Chiesa delle immolazioni e delle offerte del Verbo Incarnato, e delle immolazioni di particolari anime vittime, di graditissimo odore, che fioriranno proprio quando Egli misurerà la sua Chiesa, tempio e altare vivo della sua gloria per regnarvi.

Stando all’ordine delle visioni di san Giovanni, è evidente che questa mistica e meravigliosa misura che distinguerà nettamente i veri cristiani dal mondo e dallo spirito del mondo, realizzando così il regno di Dio nelle anime prima dell’ultima persecuzione della Chiesa e prima del Regno glorioso di Dio e della Chiesa dopo il Giudizio universale, è evidente, diciamo, che la mistica misura avverrà dopo i grandi flagelli che colpiranno la terra, dopo la terribile guerra e dopo che il libricino tenuto in mano dall’angelo, sarà stato divorato dalla Chiesa, rappresentata nel Sacro Testo da san Giovanni.

È chiaro cioè che immediatamente dopo la grande guerra, che avrà fatto strage degli uomini con le locuste e la cavalleria, ossia con gli aeroplani, le artiglierie e le mitragliatrici, la Sacra Scrittura diventerà cibo delle anime, e le formerà a tale santità, che Dio potrà effondere in loro torrenti di grazie e di doni Eucaristici, e formare di esse il suo regno di amore, opposto nettamente al mondo persecutore e tiranno, che per tre anni e mezzo dopo la guerra infierirà contro la città santa, cioè contro Roma e la Chiesa. Sarà proprio questa persecuzione purificatrice che farà distinguere maggiormente i veri fedeli dal mondo paganeggiante e scellerato.

Questo, che avverrà dopo la grande guerra e la glorificazione della Sacra Scrittura, avverrà anche in maniera più impressionante dopo l’ultima terribile guerra che desolerà il mondo, guerra che sarà seguita dal triste regno dell’anticristo e dall’ultima persecuzione per tre anni e mezzo, dopo la quale verrà il Giudizio e il Regno glorioso di Dio nella Chiesa trionfante. Nel periodo delle effusioni di grazie e di doni Eucaristici Dio misurerà i suoi fedeli, raccogliendo negli anni di questa spirituale prosperità le anime che un giorno dovranno combattere contro l’anticristo, e costituire l’ultimo coro dei martiri[2].

Note:

[1] Il Sacro Testo parla dell’Altare in senso comprensivo, cioè di ogni Altare del tempio; è evidente, quindi, che allude ai due Altari dell’incenso e degli olocausti, ed a ciò che essi misticamente significano.
[2] Non si deve dimenticare che l’Apocalisse predice quello che avverrà alla Chiesa nelle sette epoche della sua vita pellegrina, e che quello che è detto di uno di questi periodi è figura di quello che avverrà più determinatamente in un altro periodo.
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