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Ciò che non si dice sulla vicenda Bergoglio-Zen, ovvero della vecchia questione del dito e della luna

di Miguel

Cari Amici di Radio Spada

lasciatemi sfogare, scrivo di getto.

Sapete cosa si pensa da queste parti del bergoglismo (tutto il male possibile). Ma la storia del card. Zen “rifiutato” va rimessa nella sua carreggiata.

Se io (Zen) – a ragione! – ti accuso, punto il dito verso i tuoi collaboratori, denuncio l’accordo che hai firmato, protesto, scalpito… è difficile poi che tu (Bergoglio) mi accolga a braccia aperte.

Se litigo in piazza con te, difficile poi che venga invitato a cena. Si tratta di un principio di logica elementare, no?

Il dramma invece è che il virus del dialoghismo, colpisce anche i cosiddetti conservatori. Tocca dialogare, vedersi, confrontarsi, aprire tavoli, anche se non si ha niente da dire. Perché – sia chiaro alle anime candide – Bergoglio tirerà verosimilmente dritto, come ha spesso fatto. E del dialogo se ne infischierà bellamente: non è una grande novità o un fatto imprevedibile.

E questo è il primo problema. Ma in tema di dito che indica e di luna non guardata c’è molto altro. Mutatis mutandis, vale quanto detto dal Guelfo Rosa nel pezzo su Becciu: Vedere oltre la punta del naso nel “Caso Becciu”

Se l’accordo sino-bergogliano è rivoltante (è lo è, caspita se lo è) non vedere che è il frutto di decenni di Ostpolitik vaticana (in campo politico) e di mondano inseguimento di ogni mortifera eterodossia (in campo teologico), vuol dire essere ciechi, o dotati di memoria selettiva, o un mix dei due casi. Ovviamente in buona fede, ci mancherebbe.

Signori, cerchiamo di guardarci in faccia: da quando il Concilio e i suoi eroi di cartapesta hanno destrutturato il Magistero schiettamente anti-comunista (teoria) e hanno premuto l’acceleratore verso accordi con cani e porci (pratica: vedere gli accordi di Metz per avere gli scismatici russo-sovietici al Concilio stesso), da quando insomma è inziato il tradimento di cui oggi raccogliamo i frutti, si ha ampia materia per scandalizzarsi. Altro che accordi dell’altro ieri, per quanto gravi.

Ben prima che Zen fosse, erano i cardinali Mindszenty e Slipyj a vivere tra l’incudine e il martello, anzi tra l’incudine e la falce col martello.

Ma per citare sempre il Guelfo Rosa: di tutto questo i conservatori sconcertati e i progressisti che vogliono pulizia non parlano.

Hasta luego.

In evidenza: L’accordo di Metz, di J. Madiran
Fulmine
E purtroppo i modernisti oltre che sulla palude hanno potuto contare anche sugli ingenui, quelli che pensavano di risolvere tutto solo con la medicina della misericordia...
Fulmine
E tra coloro che non mettono in discussione il concilio vi è pure lo stesso cardinale Zen!
Radio Spada
Zen in realtà è sulla linea conciliar-moderata, ma sempre conciliare.