I ceri, il loro numero e significato
Il numero dei ceri dell’altare.
Alle Messe basse, ci devono essere due ceri illuminati sull’altare, uno a destra l’altro a sinistra del Crocifisso. – Alle Messe basse celebrate da un Vescovo, ce ne devono essere quattro, almeno nei giorni di festa: due a destra e due a sinistra. Alle Messe solenni celebrate da un singolo Prete, ce ne devono essere sei, né più né meno; tre a destra e tre a sinistra. Infine nelle Messe solenni pontificali, celebrate cioè solennemente da un Vescovo, ce ne vogliono sette: tre a destra, tre a sinistra e il settimo dietro al Crocifisso il più vicino possibile ad esso. Niente di tutto questo è arbitrario, ed eccone il motivo. – bisogna sapere che a capo di tutti gli Angeli, similmente ad un capo d’armata, ci sono sette Angeli principali, che « presenziano davanti al trono di DIO », come uno di loro diceva al santo uomo Tobia: « io sono l’Angelo Raffaele, uno dei sette che stiamo davanti al Signore ». la Scrittura santa ci fornisce il nome di tre di loro: l’Arcangelo Michele, l’Arcangelo Gabriele e l’Arcangelo Raffaele. Ora sono precisamente questi santi Grandi Serafini, questi sette principi della milizia celeste che sono rappresentati dai sette ceri della più solenne di tutte le Messe, cioè la Grande Messa Pontificale. Il settimo cero che fa un tutt’uno con il Crocifisso esprime il futuro trionfo di GESÙ-CRISTO, quando, alla settima età del mondo [secondo le tradizioni più antiche, la durata del mondo deve dividersi, come la durata della settimana, in sette grandi epoche, delle quali sei dedicate al lavoro, e la settima al riposo e al trionfo ], ridiscenderà dal cielo in terra, pieno di gloria e di maestà. Alla Gran Messa del singolo Prete, i sei ceri illuminati rappresentano lo stesso mistero; ma il Crocifisso, che si mostra senza luce, ricorda soprattutto che il Sacrificio dell’Eucaristia è il Sacrificio della Chiesa militante, cioè della Chiesa che combatte e che soffre con il suo divino Capo; che con la gloria e la pazienza conquista la gloria eterna. In questo combattimento gli Angeli del cielo l’assistono costantemente, e durante le sei età che devono trascorrere dopo la creazione dell’uomo fino alla seconda venuta dell’Uomo-DIO, gli Angeli aiutano i loro fratelli della terra a rendere al Figlio di DIO, Creatore e Signore di tutte le cose, il culto di adorazione, di azione di grazie e di preghiere che Gli è dovuto. I sei ceri della Grande Messa ricordano così alla nostra pietà ed al nostro amore i sei Angeli che aiutano a glorificare quaggiù GESÙ-CRISTO. Alla Messa bassa del Vescovo, i quattro ceri significano i quattro principali di questi grandi spiriti, che in nome di tutti gli altri adorano GESÙ-CRISTO, in unione con il Vescovo celebrante e con tutta la Chiesa della terra. Il Profeta Ezechiele lo aveva già visto nella celebre visione, circondante il Figlio dell’uomo e tutto scintillante di luce. Infine i due ceri della Messa bassa ordinaria significano e rappresentano più particolarmente il santo Arcangelo Michele ed il santo Arcangelo Gabriele, i due principali di tutta la Corte angelica, che in nome di tutti i loro beati fratelli, aiutano il Prete ed i fedeli a rendere al Signore GESÙ i loro omaggi d’amore, di fede viva e di perfetta adorazione. Sono i due Arcangeli che Isaia, rapito in spirito, scorse in cielo, in adorazione davanti a Nostro-Signore, ripetendo con amore: « Santo, Santo, Santo è il Signore, DIO degli eserciti! ». – Il cero illuminato alla destra del Crocifisso rappresenta più specificatamente l’Arcangelo Michele, l’Angelo dell’onnipotenza, il primo Ministro di GESÙ-CRISTO, Dio Creatore. Il cero a sinistra, posto dal lato del cuore di GESÙ crocifisso e glorificato, rappresenta in particolare l’Arcangelo Gabriele, l’Angelo dell’Incarnazione e della Redenzione, il ministro di Dio-Salvatore, della grazia, dell’amore, della misericordia. Ecco ciò che significa il numero variato dei ceri e dei lumi dell’altare durante la Messa. Così è proibito cambiare; non si deve, col pretesto di rendere l’illuminazione più solenne, aggiungere al numero dei ceri prescritti dalla Liturgia, cioè dalla regola del culto pubblico. Si possono, al di fuori dell’altare, tenere altri ceri, o semplici candele; ma sull’altare bisogna attenersi al numero fissato dalla Chiesa, non si deve pertanto eliminare nemmeno uno dei ceri prescritti, né per economia né per qualsiasi altro motivo. Occorre controllare che la cera delle candele sia bella, pura, candida, ed il tutto accuratamente osservato. I sacrestani sono avvisati! [Continua ...]