I ceri, il loro numero e significato

I ceri accesi sull’altare durante la Messa, a destra ed a sinistra del Crocifisso esprimono ancora i santi Angeli e l’unione intima della Chiesa del cielo con la Chiesa della terra nella celebrazione del Santo Sacrificio. La luce è una creatura misteriosa e meravigliosa, destinata a rappresentare nell’ordine materiale e terrestre ciò che è GESÙ-CRISTO nell’ordine spirituale e terrestre. Nostro Signore è in effetti “la Luce vera che illumina ogni uomo venuto in questo mondo”, come dice il Vangelo di San Giovanni; Egli è la “Luce del mondo”. Gli Angeli ed anche i Santi sono, come sempre diciamo, i raggi viventi di questa Luce vivente: essi « sono luce nel Signore » ; essi sono delle luci illuminate dalla divina, eterna Luce: tutta la loro santità, in effetti, tutta la loro gloria non viene loro dal Figlio di DIO? Anche gli Angeli sono spesso chiamati dai Santi Dottori « delle luci celesti, delle stelle, degli astri viventi », etc. per questo motivo, la Chiesa ha ordinato fin dalle origini, che non si celebrasse Messa senza luce; e dopo i primi secoli, è stato ordinato che queste luci fossero delle candele di cera. Il cero è in effetti, una sostanza purissima, raccolta dalle api nel calice dei fiori più balsamici; la purezza di questa sostanza produce una fiamma molto luminosa e molto tranquilla, una luce pura che si eleva dritta verso il cielo e sembra volersi slanciarsene. Brillando così sulla punte delle candele, a destra ed a sinistra del Crocifisso, davanti al Prete e davanti ai fedeli, le sacre luci della Messa significano la Chiesa del cielo che si unisce alla Chiesa della terra, gli Angeli che si uniscono agli uomini per adorare GESÙ-CRISTO, Vittima del Santo Sacrificio. – Il Beato Francesco de Posadas, dell’ordine di San Domenico, vedeva spesso gli Angeli e gli Arcangeli assisterlo all’altare: essi erano là, mantenendo dei ceri illuminati, e alla Elevazione, sostenevano le braccia del Beato. San Francesco di Assisi vide molto spesso le moltitudini degli Angeli che circondavano l’altare. GESÙ-CRISTO è in effetti il loro DIO, come il nostro, il loro Creatore, come il nostro Creatore, il loro Signore, la loro Luce, la loro Vita eterna, come Egli è la nostra vita, il nostro Signore, la nostra Luce, il nostro Amore. I raggi di GESÙ-CRISTO, in cielo, sono gli Angeli ed i Beati: i suoi raggi sulla terra sono i cristiani, i fedeli, ed in particolare i Preti. – Ecco perché è assolutamente proibito dire Messa senza luci, senza ceri illuminati sull’altare. – Ecco perché i sagrestani, gli aiutanti o i ragazzi del coro, incaricati di accendere i ceri, non devono cominciare indifferentemente da un lato o dall’altro come è loro più comodo: alfine di ricordarsi e ricordare agli astanti che la luce e la Santità degli Angeli vengono da GESÙ-CRISTO, che solo è la Luce eterna ed il Santo dei santi, essi devono, accendendo i ceri, partire dal Crocifisso e cominciare dal cero più vicino al lato destro del Crocifisso, per passare poi al secondo ed al terzo; poi tornando in mezzo all’altare e salutando il Crocifisso, devono seguire lo stesso ordine per gli altri tre ceri. Per spegnerli, alla fine della Messa, essi devono seguire l’ordine inverso. È alla lampada del Santo-Sacramento, che deve bruciare giorno e notte senza interruzione, che si deve prendere la luce per accendere i ceri. E la ragione di questa regola liturgica è molto bella: la luce che brilla davanti al Tabernacolo ricorda al Prete ed ai fedeli che là, nella Santa Eucaristia, è presente Colui che è la Luce del mondo, la Luce di vita, la Luce degli Angeli e delle anime. GESÙ-CRISTO è òa fonte unica della luce celeste che illumina il Paradiso e che, sulla terra, insegna agli uomini a conoscere il vero DIO: alla luce della lampada che simbolizza GESÙ-CRISTO, si deve dunque attingere la luce dei ceri che simboleggiano gli Angeli e gli eletti nella gloria. Se le persone di chiesa conoscessero bene ed osservassero religiosamente questi minimi dettagli del culto divino, esse troverebbero nelle loro funzioni una fonte inesauribile di significato pratico, e non si abituerebbero, come spesso succede, a trattare le cose sante, come volgarmente si dice, sottogamba. Ordinariamente, nulla edifica meno della grossolana familiarità che induce la gente di chiesa ad assolvere le loro funzioni intorno ai santi altari.

Il numero dei ceri dell’altare.

Alle Messe basse, ci devono essere due ceri illuminati sull’altare, uno a destra l’altro a sinistra del Crocifisso. – Alle Messe basse celebrate da un Vescovo, ce ne devono essere quattro, almeno nei giorni di festa: due a destra e due a sinistra. Alle Messe solenni celebrate da un singolo Prete, ce ne devono essere sei, né più né meno; tre a destra e tre a sinistra. Infine nelle Messe solenni pontificali, celebrate cioè solennemente da un Vescovo, ce ne vogliono sette: tre a destra, tre a sinistra e il settimo dietro al Crocifisso il più vicino possibile ad esso. Niente di tutto questo è arbitrario, ed eccone il motivo. – bisogna sapere che a capo di tutti gli Angeli, similmente ad un capo d’armata, ci sono sette Angeli principali, che « presenziano davanti al trono di DIO », come uno di loro diceva al santo uomo Tobia: « io sono l’Angelo Raffaele, uno dei sette che stiamo davanti al Signore ». la Scrittura santa ci fornisce il nome di tre di loro: l’Arcangelo Michele, l’Arcangelo Gabriele e l’Arcangelo Raffaele. Ora sono precisamente questi santi Grandi Serafini, questi sette principi della milizia celeste che sono rappresentati dai sette ceri della più solenne di tutte le Messe, cioè la Grande Messa Pontificale. Il settimo cero che fa un tutt’uno con il Crocifisso esprime il futuro trionfo di GESÙ-CRISTO, quando, alla settima età del mondo [secondo le tradizioni più antiche, la durata del mondo deve dividersi, come la durata della settimana, in sette grandi epoche, delle quali sei dedicate al lavoro, e la settima al riposo e al trionfo ], ridiscenderà dal cielo in terra, pieno di gloria e di maestà. Alla Gran Messa del singolo Prete, i sei ceri illuminati rappresentano lo stesso mistero; ma il Crocifisso, che si mostra senza luce, ricorda soprattutto che il Sacrificio dell’Eucaristia è il Sacrificio della Chiesa militante, cioè della Chiesa che combatte e che soffre con il suo divino Capo; che con la gloria e la pazienza conquista la gloria eterna. In questo combattimento gli Angeli del cielo l’assistono costantemente, e durante le sei età che devono trascorrere dopo la creazione dell’uomo fino alla seconda venuta dell’Uomo-DIO, gli Angeli aiutano i loro fratelli della terra a rendere al Figlio di DIO, Creatore e Signore di tutte le cose, il culto di adorazione, di azione di grazie e di preghiere che Gli è dovuto. I sei ceri della Grande Messa ricordano così alla nostra pietà ed al nostro amore i sei Angeli che aiutano a glorificare quaggiù GESÙ-CRISTO. Alla Messa bassa del Vescovo, i quattro ceri significano i quattro principali di questi grandi spiriti, che in nome di tutti gli altri adorano GESÙ-CRISTO, in unione con il Vescovo celebrante e con tutta la Chiesa della terra. Il Profeta Ezechiele lo aveva già visto nella celebre visione, circondante il Figlio dell’uomo e tutto scintillante di luce. Infine i due ceri della Messa bassa ordinaria significano e rappresentano più particolarmente il santo Arcangelo Michele ed il santo Arcangelo Gabriele, i due principali di tutta la Corte angelica, che in nome di tutti i loro beati fratelli, aiutano il Prete ed i fedeli a rendere al Signore GESÙ i loro omaggi d’amore, di fede viva e di perfetta adorazione. Sono i due Arcangeli che Isaia, rapito in spirito, scorse in cielo, in adorazione davanti a Nostro-Signore, ripetendo con amore: « Santo, Santo, Santo è il Signore, DIO degli eserciti! ». – Il cero illuminato alla destra del Crocifisso rappresenta più specificatamente l’Arcangelo Michele, l’Angelo dell’onnipotenza, il primo Ministro di GESÙ-CRISTO, Dio Creatore. Il cero a sinistra, posto dal lato del cuore di GESÙ crocifisso e glorificato, rappresenta in particolare l’Arcangelo Gabriele, l’Angelo dell’Incarnazione e della Redenzione, il ministro di Dio-Salvatore, della grazia, dell’amore, della misericordia. Ecco ciò che significa il numero variato dei ceri e dei lumi dell’altare durante la Messa. Così è proibito cambiare; non si deve, col pretesto di rendere l’illuminazione più solenne, aggiungere al numero dei ceri prescritti dalla Liturgia, cioè dalla regola del culto pubblico. Si possono, al di fuori dell’altare, tenere altri ceri, o semplici candele; ma sull’altare bisogna attenersi al numero fissato dalla Chiesa, non si deve pertanto eliminare nemmeno uno dei ceri prescritti, né per economia né per qualsiasi altro motivo. Occorre controllare che la cera delle candele sia bella, pura, candida, ed il tutto accuratamente osservato. I sacrestani sono avvisati! [Continua ...]
16,7 mila
Francesco I

Quale significato dobbiamo attribuire ad una celebrazione su di un Altare Nero con 6 Candele Nere.? [VIDEO]