Carità o autolesionismo? Quando l’accoglienza diventa ideologia

Il messaggio del Santo Padre Leone XIV per la 111ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2025 presenta una visione idealizzata e simbolica dell’immigrazione, fortemente influenzata da riferimenti teologici e biblici, ma poco radicata nella realtà concreta delle difficoltà odierne.

È rischioso, oltre che fuorviante, raccontare tutto in toni romantici, come se chi arriva fosse un nuovo “popolo eletto” guidato da Dio verso la Terra Promessa. Perché, nei fatti, la maggior parte dei migranti proviene da Paesi con culture, valori e religioni molto diversi – spesso in contrasto con quelli occidentali. Non possiamo far finta che tutto sia compatibile o facilmente conciliabile.

Così si crea tensione, insicurezza, sfruttamento, isolamento. E poi, diciamolo: accostare il termine “pellegrini” ai migranti è improprio. Il pellegrinaggio, nella Bibbia, è un percorso verso Dio, non uno spostamento di massa dovuto a guerra, povertà o interessi politici. Dare alla migrazione moderna un’aura mistica o salvifica vuol dire ignorare una verità fondamentale: siamo tutti uomini, certo, ma non tutti condividiamo la stessa fede, la stessa visione della vita, della donna, della libertà.

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