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Lezione odierna tratta dall'Evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta. Testo con audio. L'uomo è obbligato a conoscere Dio Insegna il Signore: (...) "In verità, in verità vi dico che Mosè …Altro
Lezione odierna tratta dall'Evangelo come mi è stato rivelato di Maria Valtorta. Testo con audio.

L'uomo è obbligato a conoscere Dio

Insegna il Signore:
(...)
"In verità, in verità vi dico che Mosè spezzò con ira le tavole della Legge vedendo il popolo in idolatria, e poi risalì sul monte, pregò, adorò, ottenne. E ciò da secoli. Ma ancora non è cessata né cesserà, ma anzi cresce come lievito messo nella farina, l'idolatria nel cuore degli uomini. Ora quasi ognuno degli uomini ha il proprio vitello d'oro. La terra è una selva di idoli, perché ogni cuore è un altare, e difficilmente vi è sopra Iddio. Chi non ha una passione maligna ne ha un'altra, chi non ha una concupiscenza ne ha una di altro nome. Chi non è tutto per l'oro è tutto per la posizione, chi non è tutto per la carne è tutto per l'egoismo. Quanti io ridotti a vitello d'oro non sono adorati nei cuori! Verrà perciò il giorno che, percossi, chiameranno il Signore e si sentiranno rispondere: "Volgiti ai tuoi dèi. Io non ti conosco".
Io non ti conosco! Tremenda parola se detta da Dio ad un uomo. Dio ha creato l'Uomo razza e conosce l'uomo singolo. Se dunque dice: "Io non ti conosco" è segno che ha cancellato con la forza del suo volere quell'uomo dal suo ricordo. Io non ti conosco! Troppo severo Iddio per questo verdetto? No. L'uomo ha urlato al Cielo: "Io non ti conosco" e il Cielo ha risposto all'uomo: "Io non ti conosco". Fedele come un'eco...

E, meditate, l'uomo è obbligato a conoscere Dio per dovere di riconoscenza e per rispetto verso la propria intelligenza.
Per riconoscenza.
Dio ha creato l'uomo dandogli il dono ineffabile della vita e provvedendolo del dono superineffabile della Grazia. Perduta questa per colpa propria, l'uomo si sente fare una grande promessa: "Io ti renderò la Grazia". E Dio, l'offeso, che dice così all'offensore, quasi fosse Lui, Dio, il colpevole che è in obbligo di riparare. E Dio mantiene la promessa. Ecco, Io sono qui per rendere la Grazia all'uomo. Dio non si limita a dare il soprannaturale, ma piega la sua Essenza spirituale a provvedere alle pesanti necessità della carne e del sangue dell'uomo, e dà calore di sole, sollievo di acqua, grani, viti, alberi d'ogni specie e animali d'ogni specie. Così l'uomo ha da Dio tutti i mezzi per la vita. È il Benefattore. Bisogna essergli riconoscenti e mostrarlo con lo sforzarsi a conoscerlo.
Per rispetto verso la propria ragione.
Il mentecatto, l'ebete, non sono grati a chi li cura perché non comprendono le cure nel vero loro valore, e a chi li lava e imbocca, li conduce o li pone a letto, a chi veglia perché non vadano in pericoli, hanno odio perché, bestiali come sono per causa del loro malanno, confondono le cure con le torture. L'uomo che manca verso Dio è uno che disonora se stesso, essere dotato di ragione. Solo gli ebeti o i folli non riescono a distinguere il padre dall'estraneo, il benefattore dal nemico. Ma l'uomo intelligente conosce suo padre e il suo benefattore e si compiace di sempre più conoscerlo, anche nelle cose che egli ignora perché avvenute prima che egli fosse nato o fosse beneficato dal padre o dal benefattore. Così si deve fare anche con il Signore per mostrare che intelligenti si è, e non bruti. Ma troppi in Israele sono simili a questi folli che non riconoscono il padre e il benefattore.
Geremia si chiede: "Può mai la vergine dimenticare i suoi ornamenti e una sposa la sua cintura?". Oh! si. Israele è fatto di queste vergini folli, di queste spose impudiche, che dimenticano gli ornamenti e la cintura onesti per mettersi orpelli da meretrice; e ciò si riscontra in misura sempre più numerosa quanto più si sale nelle classi che dovrebbero essere maestre al popolo. E il rimprovero di Dio va, col corruccio e col pianto di Dio, a loro: "Perché ti sforzi di mostrare buona la tua condotta per cercare amore, tu, che invece insegni le malizie e i tuoi modi di fare, ed hai fatto trovare nei lembi della tua veste il sangue dei poveri e degli innocenti?".

Amici, la distanza è un bene ed è un male. Essere molto lontano dai luoghi dove con facilità Io parlo è un male perché vi impedisce di udire le parole della Vita. Voi ve ne lamentate. E’ vero. Ma è un bene perché vi tiene lontani dai luoghi dove fermenta il peccato, bolle la corruzione e l'insidia sibila per operare su Me intralciandomi nella mia opera, e sui cuori insinuando dubbi e menzogne a mio riguardo. Ma Io vi preferisco lontani a corrotti. Provvederò al vostro formarsi. Voi vedete che Dio ha provveduto da prima che noi ci conoscessimo e perciò ci amassimo. Io ero noto prima che mai ci fossimo visti. Isacco è stato l'annunziatore vostro. Manderò molti Isacchi a parlarvi le mie parole. E sappiate, del resto, che Dio può parlare ovunque, da Solo a solo con lo spirito dell'uomo, e crescerlo nella sua dottrina.
Non temete che l'esser soli vi possa portare in errori. No. Se non vorrete non sarete infedeli al Signore e al suo Cristo. Del resto, chi proprio non può stare lontano dal Messia sappia che il Messia gli apre il cuore e le braccia e gli dice: "Vieni". Venite, voi che volete venire. Rimanete, voi che volete restare. Ma predicate il Cristo tanto gli uni come gli altri con una vita onesta. Predicatelo contro la disonestà che si annida in troppi cuori. Predicatelo contro la leggerezza degli infiniti che non sanno rimanere fedeli e che dimenticano i loro ornamenti e cinture di anime chiamate alle nozze col Cristo. Voi mi avete detto felici: "Da quando Tu sei venuto non ebbimo mai più malati né morti. La tua benedizione ci ha protetti". Si, grande cosa la salute. Ma fate che la mia venuta di ora vi faccia sani di spirito tutti, e sempre, e per tutto. Per questo vi benedico e vi do la mia pace, a voi, ai vostri bambini, ai campi, alle case, alle messi, alle greggi, ai frutteti. Servitevene con santità, non vivendo per essi, ma di essi, dando il superfluo a chi ne è privo, acquistando così la misura premuta delle benedizioni del Padre e un posto nei Cieli. Andate. Io resto a pregare...».

Scrive Maria Valtorta:
Rileggo, per mettere a posto certe parole incomprensibili per pietà dei suoi occhi, Padre, quanto ho scritto ieri. Rileggerlo mi desola... è così inferiore a quello che provavo mentre descrivevo il mio stato d'animo! Eppure allora io, per aiutarmi nel dire ciò che il Signore mi faceva provare, e per la paura di dire male e per avere un sollievo - perché è anche una sofferenza, sa? - io chiamavo il mio S Giovanni. Gli dicevo: «Tu le sai bene queste cose. Tu le hai provate. Aiutami». Né mi è mancata la sua presenza, il suo sorriso di eterno fanciullo buono e la sua carezza. Ma ora sento che la povera mia parola è così inferiore al sentimento che provavo... Tutto è paglia quanto è umano, l'oro è solo il soprannaturale. Ma l'umano non lo può neppure descrivere.

Valtorta - Evangelo 212.5 e \\ ed. Cev
Diodoro
"...ogni cuore è un altare, e difficilmente vi è sopra Iddio."