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Coloro che difendono e promuovono l’aborto sono generalmente gli stessi che ne traggono immensi profitti economici: c’è una stretta sinergia tra lobby ideologiche e lobby economiche. Chi dice di …Altro
Coloro che difendono e promuovono l’aborto sono generalmente gli stessi che ne traggono immensi profitti economici: c’è una stretta sinergia tra lobby ideologiche e lobby economiche.
Chi dice di essere paladino del “diritto alla scelta” e del “diritto alla salute riproduttiva” delle donne, in realtà – a ben vedere – è molto attento al business.
Aborto in USA
Per esempio negli USA.
I dati pubblicati ogni anno dall’Alan Guttmacher Institute, che svolge ricerca per la Planned Parenthood Federation, l’ente abortista più grande del mondo, parlano di entrate per circa 500 milioni di dollari dagli aborti praticati nel primo trimestre e poco meno da quelli praticati nel secondo e terzo trimestre (l’aborto costa tanto di più quanto più è avanzata la gravidanza). Se a queste cifre si aggiungono i contributi statali (a spese dei contribuenti) il giro d’affari di Planned Parenthood supera certamente il miliardo di dollari l’anno.
Abby Johnson
, ex direttrice di un’importante clinica abortista del Texas, ha rivelato a Fox News che la politica di Planned Parenthood è tutta tesa a moltiplicare le entrate moltiplicando il numero degli aborti: per ammissione degli stessi dir genti, la politica di prevenzione non va implementata perché non altrettanto redditizia. Altri ex impiegati di PPF hanno dato testimonianze analoghe: il profitto prima di tutto (e prima anche degli standard minimi igienico-sanitari: sono innumerevoli le cliniche PPF che le agguerrite associazioni pro life americane riescono a far chiudere denunciandole per violazione delle regole sanitarie basilari).

L’ABORTO, IL TRAFFICO DI FETI E LE CASE FARMACEUTICHE

Esiste un mercato di bambini mai nati: il traffico di feti abortiti venduti alle grandi case farmaceutiche per la sperimentazione e la produzione di vaccini.

David Daleiden, pro-life, e i suoi colleghi del Center for Medical Progress, dal 2014 al 2015, hanno prodotto 14 video, utilizzando una telecamera nascosta e fingendosi rappresentanti di una società inventata di commercio dei tessuti fetali chiamata BioMax. Con tale documentazione hanno denunciato il commercio di feti abortiti della Planned Parenthood Federation of America (PPFA) e di dieci sue affiliate abortive.

Che cos’è la Planned Parenthood? Negli Stati Uniti è il nome collettivo delle organizzazioni nazionali che sono membri della IPPF, International Planned Parenthood Federation (“Federazione Internazionale genitorialità pianificata”). Ha sede sia a Manhattan che a Washington.

E’ un’organizzazione no-profit, composta da 159 affiliate mediche e non, che gestiscono oltre 600 cliniche sanitarie negli Stati Uniti. Collabora con organizzazioni di 12 Paesi e ha ricevuto, insieme alle sue affiliate, 563,8 milioni di dollari in contributi pubblici e rimborsi nell’ultimo esercizio finanziario.

La Planned Parenthood Action Fund (“Fondo di azione per la genitorialità pianificata”) è invece un’organizzazione collegata a Planned Parenthood e che si batte negli Stati Uniti in favore della legislazione abortista, dell’educazione sessuale, anche contrastando la libertà all’obiezione di coscienza.

In Italia l’associazione affiliata è l’Unione Italiana dei Centri di Educazione Matrimoniale e Prematrimoniale (UICEMP).

Nei video David era riuscito a videoregistrare una serie di incontri con il personale di Planned Parenthood; in particolare con Debora Nucatola, direttrice dei servizi medici e May Gatter, capo del consiglio dei direttori sanitari.

Debora ha il compito, dal 2009, di supervisionare le pratiche abortive nelle sedi PPFA di tutta l’America; inoltre si occupa anche dell’addestramento dei nuovi arruolati nelle cliniche della morte.

Del primo incontro esistono due versioni: una integrale della durata di circa due ore ed una sintetica, di circa otto minuti.

A seguito di questi video, il colosso americano abortista ha intentato una causa civile nel 2017, in cui ha accusato David Daleiden, Sandra Merritt e i membri del consiglio di amministrazione del Center for Medical Progress, di oltre una dozzina di crimini, tra cui violazione di domicilio e riservatezza, intercettazioni telefoniche illegali e cospirazione.

Per tale motivo è stato chiesto un risarcimento inizialmente di 1,34 milioni di dollari: 870.000 in danni punitivi e circa 470.000 in danni compensativi. Questi ultimi sono stati poi triplicati di valore in oltre 1,41 milioni di dollari (per un totale di 2,28 milioni di dollari), grazie all’applicazione di una legge federale, la Federal Racketeer Influenced Corrupt Organizations Act (RICO), ovvero la legislazione anti-racket contro le organizzazioni criminali.

La giuria ritiene David Daleiden e il CMP responsabili nel loro reportage sotto copertura sulla Planned Parenthood, di danni per milioni di dollari per il lavoro svolto nello smascherare il prelievo di organi di bambini vivi.

In un tweet una giornalista locale di San Francisco, Helen Chistophi, ha riportato che nel verdetto finale, il risarcimento danni richiesto dalla giuria, composta da nove uomini e una donna, ammonta a $870.000.

Nonostante il clamore suscitato nel 2015, in seguito alla pubblicazione dei video su youtube, Planned Parenthood non è mai stata, infatti, ritenuta colpevole dai tribunali di trarre profitto dalle vendite delle parti del corpi dei feti nelle sue cliniche.

Cosa risulta dalle videoregistrazioni? Che i feti abortiti sono fatti nascere normalmente alla ventesima settimana di gravidanza e ad essi sono prelevati gli organi già formati completamente come, ad esempio, il fegato il rene, il timo e la pelle.

A ognuno corrisponde un prezzo: un fegato può costare fino a 350 dollari, il cervello 750 dollari, le ghiandole linfatiche 500, un rene 350.
alfredo
Orrendo...Orrendo. !!! Figli del diavolo..!!!! presto vedrete i volti di tutti quei bambini che gridano vendetta al cospetto di Dio..