Il significato dell’albero della vita

Abbiamo già approfondito questo argomento in un articolo precedente, soffermandoci su alcuni degli oltre cento tra alberi e piante citati nelle Sacre Scritture, e, oltre ad essi, su come la vegetazione sia stata investita, nelle varie epoche, di un significato religioso profondo.

Pensiamo solo al seme di grano, associato alla parola di Cristo, e al Suo stesso sacrificio, Lui che come un seme è morto nella terra per rinascere e dare frutti.

O all’ulivo, anch’esso simbolo di Gesù, della rinnovata alleanza voluta da Dio con gli uomini e sancita con la Sua morte in croce.

Pensiamo ovviamente all’abete, che ogni anno addobbiamo in occasione del Natale, simbolo, come tutti i sempreverdi, della Resurrezione di Cristo, della rinascita, ma che già presso civiltà precedenti, come i celti e i greci, era associato al concetto di speranza, di nuova vita, di fertilità.

L’albero della vita merita un discorso a parte. È citato nei testi sacri, dalla Genesi all’Apocalisse, e ricorre nella cultura ebraica, prima, e poi cristiana, arricchendosi via di significati più profondi e spirituali.

Si trattava di un albero che Dio aveva fatto nascere in mezzo al giardino dell’Eden, proprio accanto all’albero della conoscenza del bene e del male. Finché Adamo ed Eva poterono cibarsi dei frutti dell’Albero della vita, entrambi erano immortali, non toccati dallo scorrere del tempo, dalla vecchiaia, dalle malattie. I testi sacri ci insegnano che, peccando d’orgoglio e arroganza, i due mangiarono anche i frutti dell’altro albero, quello della conoscenza del bene e del male, sebbene Dio avesse intimato loro di non farlo, e con questo gesto sciagurato e ribelle condannarono tutti gli uomini e le donne a vagare nel mondo convivendo con il peccato e il dolore.

Riferimenti Biblici

“Ecco, l’uomo è diventato come uno di noi, quanto alla conoscenza del bene e del male. Guardiamo che egli non stenda la mano e prenda anche del frutto dell’albero della vita, ne mangi e viva per sempre.” (Genesi, 3:22)

Così l’uomo viene bandito dal Paradiso terrestre e dai doni inestimabili dell’Albero della vita. La conoscenza, la percezione di sé, dei propri desideri, e dei desideri altrui, fu l’inizio della fine.

Solo restando puri e innocenti si poteva godere dei frutti dell’immortalità. Vergogna, invidia, ricatto, guerra nascono da questa conoscenza rubata, che l’uomo non sa evidentemente gestire, e che lo porterà, in breve tempo, a suscitare l’idra di Dio al punto da far sì che Egli scateni il Diluvio universale.

Tuttavia, nonostante il peccato dell’uomo e la sua cacciata, l’Albero della vita non scompare dai testi sacri. Dio, nella sua infinità bontà e lungimiranza, lascia uno spiraglio di luce per i Suoi figli ribelli.

Arriverà un giorno in cui gli uomini meritevoli, coloro i quali saranno stati capaci di prestare orecchio alla Parola di Dio, di vivere secondo i Suoi dettami, potranno ancora gioire dei frutti dell’Albero della vita, insieme a tutte le altre delizie del Paradiso:“Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese. A chi vince io darò da mangiare dell’albero della vita, che è nel paradiso di Dio.” (Apocalisse, 2:7)

Infatti nella nuova Gerusalemme, la città degli eletti che verranno risvegliati da Cristo per vivere una nuova era di pace e splendore in terra, ritroveremo l’Albero della vita: “In mezzo alla piazza della città e sulle due rive del fiume stava l’albero della vita. Esso dà dodici raccolti all’anno, porta il suo frutto ogni mese e le foglie dell’albero sono per la guarigione delle nazioni.” (Apocalisse, 22:2)

Ma la promessa celata dal simbolo dell’Albero della vita va ben oltre.

Perché questo fiume che scorre nel nuovo Paradiso in terra è la Parola di Dio, come si legge in molte citazioni dei testi sacri, e in essa noi possiamo vivere già da ora ogni giorno della nostra vita, godendo del Suo nutrimento, della Sua acqua benedetta, come se fossimo noi stessi alberi: “Beato l’uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte. Egli sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, il quale dà il suo frutto a suo tempo, e il cui fogliame non appassisce; e tutto quello che fa, prospererà.” (Salmi, 1:1-3)

Questa similitudine tra chi crede, chi vive seguendo la volontà del Signore, e alberi ricchi di frutto che crescono presso un fiume fresco e vitale, ricorre anche in altri passaggi dei testi sacri, nelle parole di profeti e saggi.

L’Albero della Vita associato alla Croce

Dunque noi stessi possiamo essere alberi della vita, ricchi di frutti in ogni giorno, ogni stagione, se lasciamo che l’acqua vivificante dello Spirito Santo continui a scorrere in noi e si disseti, ci nutra.

Un altro significato associato all’Albero della vita in ambito cristiano è la Croce di Cristo.

Infatti è grazie alla croce che Gesù ha stabilito la nostra salvezza, decidendo deliberatamente di offrire se stesso perché dove era solo morte potesse tornare la vita.

In questa visione, citata in diversi passaggi dei testi sacri, la croce è paragonata a un albero.

Per esempio nella Liturgia della Esaltazione della Santa Croce leggiamo:

“Nell’albero della Croce tu (o Dio) hai stabilito la salvezza dell’uomo, perché donde sorgeva la morte di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, dall’albero venisse sconfitto, per Cristo nostro Signore” (prefazio).

L’uomo ha perduto la grazia mettendosi contro Dio, sfidandolo, acquisendo la conoscenza del bene e del male, e con essa dando origine al peccato in tutte le sue forme.

Adamo ha cercato di diventare come Dio, senza averne le capacità, né il diritto. Un figlio che sfida il proprio Padre con l’arroganza e l’insolenza tipica di chi, troppo giovane e immaturo, non comprende la portata delle proprie azioni.

Ed ecco che un nuovo Figlio si erge per difendere l’umanità, un Figlio che riconosce la superiorità, la volontà del Padre al punto di farsi inchiodare a una croce, per seguire il Suo piano.

Gesù ha accettato il suo destino con umiltà e obbedienza, e per questo Suo atto di sottomissione la Croce su cui è morto è divenuta il nuovo albero della vita.

Le colpe dell’umanità sono state lavate dal sangue e dall’acqua scaturite dalle ferite di Gesù, il peccato originale messo in discussione.

La croce è il nuovo albero della vita, che ci ha donato la speranza di poterci salvare, di poter accedere, un giorno, al nuovo Paradiso terrestre, se seguiremo il consiglio di Gesù e sapremo: “riconoscere la grandezza di Dio e accettare la nostra piccolezza, la nostra condizione di creature lasciando che il Signore la ricolmi del suo amore” (Papa Benedetto XVI, Udienza Generale del 6 febbraio 2013)

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Bellissimo articolo