Anno 2020: cosa dobbiamo aspettarci?

Siamo all’inizio di un nuovo anno, il 2020. Coloro che hanno ricevuto dal Signore la luce e la grazia di rendersi conto del mistero di iniquità che agisce sulla terra; chi possiede, per dono divino, questa luce è trafitto da una lama affilata perché si rende conto che c’è un martirio da vivere e che, pertanto, il 2020 dovrà essere vissuto all’insegna di una vita cristiana sempre più impegnata.

Sarà, questo, un anno in cui radicalizzare la convinzione che noi cristiani abbiamo, oggi, una vocazione specifica che si differenzia dalla vocazione delle generazioni passate. Riflettiamo, dunque, su due punti: la vocazione della nostra epoca e l’apertura al martirio.

Il 2020 si prospetta un anno ricco di dolorose persecuzioni morali e fisiche. D’altronde anche l’anno appena trascorso ha visto gravi forme di persecuzione contro i cristiani in varie parti del mondo, mentre qui in Europa si è assistito ad atti vandalici alle chiese, immagini sacre, a numerosi presepi in Italia (e non solo).

Alla integra testimonianza cristiana, alla prova martirale dobbiamo essere pronti con tutto il nostro bagaglio di responsabilità e ausilio spirituale che viene dalla preghiera, dall’offerta, dall’esercizio delle virtù, dai Sacramenti, dalla forte devozione alla Madonna (possibilmente dalla Consacrazione a Lei). Solo facendo così la grazia di Dio sarà con noi e ci sosterrà in qualsiasi difficoltà o sofferenza potremmo incontrare sul cammino.

Su questo scenario ci può aiutare a riflettere la visione simbolica del Terzo Segreto di Fatima pubblicata dal Vaticano nel 2000.

Si legge nel testo vergato dalla veggente principale, Lucia dos Santos:

«Vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio»[1].

Il cardinal Joseph Ratzinger affrontò il testo con un commento teologico[2]. Pregnante è la sezione in cui commentava la dura scena del martirio presente alla fine del Segreto:

«La conclusione del segreto (…) è una visione consolante, che vuole rendere permeabile alla potenza risanatrice di Dio una storia di sangue e lacrime. Angeli raccolgono sotto i bracci della croce il sangue dei martiri e irrigano così le anime, che si avvicinano a Dio. Il sangue di Cristo ed il sangue dei martiri vengono qui considerati insieme: il sangue dei martiri scorre dalle braccia della croce.

Il loro martirio si compie in solidarietà con la passione di Cristo, diventa una cosa sola con essa. Essi completano a favore del corpo di Cristo, ciò che ancora manca alle sue sofferenze (cfr Col 1, 24). La loro vita è divenuta essa stessa eucaristia, inserita nel mistero del chicco di grano che muore e diventa fecondo. Il sangue dei martiri è seme di cristiani, ha detto Tertulliano. Come dalla morte di Cristo, dal suo costato aperto, è nata la Chiesa, così la morte dei testimoni è feconda per la vita futura della Chiesa.

La visione della terza parte del segreto, così angustiante al suo inizio, si conclude quindi con una immagine di speranza: nessuna sofferenza è vana, e proprio una Chiesa sofferente, una Chiesa dei martiri, diviene segno indicatore per la ricerca di Dio da parte dell'uomo. Nelle amorose mani di Dio non sono accolti soltanto i sofferenti come Lazzaro, che trovò la grande consolazione e misteriosamente rappresenta Cristo, che volle divenire per noi il povero Lazzaro; vi è qualcosa di più: dalla sofferenza dei testimoni deriva una forza di purificazione e di rinnovamento, perché essa è attualizzazione della stessa sofferenza di Cristo e trasmette nel presente la sua efficacia salvifica»[3].


Una “Chiesa dei martiri”, sofferente e offerente è la risposta a tutti i problemi del mondo e della Chiesa. Esattamente quanto, in sintesi, diceva il Primo Ministro dell’Ungheria Viktor Orbàn quando, in una conferenza dello scorso novembre, ricordava con orgoglio il fatto che l’Ungheria sia l’unico paese d’Europa ad avere un ministero che si occupa del sostegno ai cristiani perseguitati nel mondo, motivando questa scelta con la convinzione che “il bene che oggi noi facciamo a loro ci ritornerà e già ritorna al presente con l’esempio e con la sofferenza salvifica e riparatrice offerta da tanti fratelli perseguitati nel mondo.

Se la testimonianza del sangue dei martiri si protrae, non si arresta, con persone sempre disposte a porsi su questa scia, allora c’è speranza per la Chiesa. I giusti di questi tempi, con il loro personale martirio, consegnano un grande tesoro di soddisfazioni nelle mani della Regina del mondo: offrendoLe il loro martirio, divengono attualmente efficaci per la realizzazione della promessa dell’avvento del Trionfo del suo Cuore Immacolato nel mondo. Ricevuto questo potere nelle sue mani, Maria Immacolata lo consegnerà al Figlio che, quando i tempi saranno maturi, con un atto della sua onnipotenza, interverrà per risollevare le sorti della Chiesa.

Affrettare il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria, così, comporta il vivere un martirio che non andiamo a cercarci noi ma viene da sé, per il fatto stesso di essere seguaci di un Dio Crocifisso e di trovarci in una società ad immagine dell’anticristo che Lo odia; ed è bene essere spiritualmente pronti perché Gesù Cristo, la Chiesa, la Madonna, i Santi e i cristiani sono sempre più odiati e più il demonio si fa padrone delle coscienze, dei cuori e delle menti umane, più aizzerà questo immenso fiume di odio negli animi dei mondani, come fece con Erode: aizzò determinate pulsioni malvagie nell’empio re e lo fece giungere alla determinazione di sterminare tutti gli infanti di Betlemme, provocando la famigerata strage degli innocenti. Attualizzando il discorso il demonio, in questo 2020, c’è da prevedere che aizzerà sempre più le malvagie pulsioni degli uomini che stanno in suo potere, accrescendo odio e violenza contro i cristiani e il cristianesimo.

Ma qual è la vocazione della nostra epoca – a cui accennavo all’inizio – e che imprime una coloratura positiva a questo scenario per sé fosco e tetro? In un suo bell’articolo, il professor Roberto De Mattei la tratteggiava magistralmente con queste parole:

Ci sono le vocazioni dei singoli, ci sono le vocazioni delle famiglie, che non sono solo quelle naturali, ma sono anche le famiglie spirituali, con i loro carismi; ci sono le vocazioni dei popoli, di cui ha tanto spesso parlato il prof. Plinio Correa de Oliveira. Ogni nazione ha una vocazione specifica, che è il ruolo che la Provvidenza le affida nella storia. Ma noi non nasciamo solo all’interno di una famiglia e di un popolo.

Viviamo all’interno di un’epoca storica. E poiché anche la storia è una creatura di Dio, a ogni epoca storica Dio chiede qualcosa di diverso. Ogni epoca storica ha la sua vocazione. La vocazione dominante dei primi secoli della Chiesa fu la disponibilità al martirio. Esiste una vocazione del XXI secolo, all’interno della quale trovare la nostra singola vocazione?

La vocazione della nostra epoca è quella di corrispondere al desiderio del Cielo che la Madonna stessa ci ha manifestato a Fatima: Infine il Mio Cuore Immacolato trionferà. È la vocazione di chi, all’interno di un chiostro, nelle piazze pubblica, con la preghiera, la penitenza, gli scritti, la parola, l’azione, combatte per la realizzazione di questa promessa.

Il trionfo del Cuore Immacolato di Maria è anche il trionfo della Chiesa, perché il Cuore Immacolato di Maria è il Cuore stesso Chiesa. Il trionfo presuppone una grande battaglia che lo precede. E poiché questo trionfo sarà sociale, pubblico, e solenne, anche questa battaglia, sarà sociale, pubblica e solenne. Essere santi oggi significa combattere questa battaglia, che si combatte innanzitutto impugnando la spada della verità. È solo sulla verità che si può costruire la vita degli uomini e dei popoli, e senza la verità, una società si decompone e muore.

Oggi, la società cristiana dev’esser rifatta; e per rifarla, la prima necessità che s’impone è quella di professare e vivere la verità, con spirito militante, Quando un cristiano, con l’aiuto della Grazia, conforma la propria vita ai princìpi del Vangelo e combatte per difendere la verità, non può essere arrestato da nessun ostacolo”.

Nel suo discorso del 21 gennaio 1945 alle Congregazioni Mariane di Roma, Pio XII afferma: “Il tempo presente esige cattolici senza paura, per i quali sia cosa del tutto naturale il confessar apertamente la loro fede, con le parole e con gli atti, ogniqualvolta la legge di Dio e il sentimento dell’onore cristiano lo domandino. Veri uomini, uomini integri, fermi ed intrepidi! Quelli i quali non sono tali che a metà, il mondo stesso oggi li scarta, li respinge e li calpesta”.

“Dio e la Chiesa – scrive dom Pollien – chiedono dei difensori, ma dei veri difensori; di quelli che mai indietreggeranno di un passo; di quelli che sanno essere fedeli alla consegna, fino alla morte; di quelli che si formano a tutte le severità della disciplina, per essere pronti a tutti gli eroismi della lotta” (p. 162)

I giovani del XXI secolo non possono essere attratti dagli inviti al compromesso con il mondo, ma chiedono alla Chiesa un appello all’eroismo. Nel Medioevo, alla costruzione di una cattedrale partecipavano architetti, muratori, fabbri, falegnami, vescovi, principi, personaggi illustri ed ignoti, uniti dal medesimo desiderio di rendere gloria a Dio attraverso le pietre che si elevavano al Cielo.

Anche noi partecipiamo a un grande progetto. Ognuno di noi oggi è chiamato a costruire sulle rovine del mondo moderno l’immensa cattedrale dedicata al Cuore Immacolato di Maria, che non è altro che il Suo Regno nelle anime e nella società. I nostri cuori sono le pietre e la nostra voce annunzia al mondo un sogno che si realizzerà[4]».


Queste parole sono davvero illuminate e illuminanti. Ad esse aggiungerei solo un’ultima considerazione. Il cristiano è chiamato ad operare – come molto spesso nella storia è accaduto – in contesti di rovine e macerie. Il Medioevo sorse sulle rovine della Roma pagana che sembrava immortale ed eterna ed invece cadde miseramente. L’azione cristianizzatrice del Medioevo assunse, tra gli altri, anche l’aspetto artistico delle maestose Cattedrali che evidenziano l’opera dell’uomo che si eleva verso Dio per dargli gloria e che, metaforicamente, simboleggiano il Regno di Maria, il trionfo del suo Cuore Immacolato prossimo a manifestarsi. Non ci sorprendiamo né scoraggiamo se, dunque, viviamo ed operiamo in mezzo a macerie e rovine, sintetizzate nella visione del terzo segreto di Fatima surriportata.

La realizzazione concreta della vocazione di questa epoca assume una pluralità di forme come la preghiera, la penitenza, la vita domestica santificata dalle virtù, gli scritti, la parola, l’azione: i cristiani oggi, però, in tutte queste finalizzazioni, combattono e preparano il Trionfo di Cristo per Maria perché segnati da una comune vocazione. All’interno delle vocazioni dei singoli ve ne è una accomunatrice, dunque, come è accomunatrice la sofferenza del cuore e dell’anima per tutti coloro che davanti al male che si scatena non riescono a dire: “Vabbè pazienza” ma gridano, piuttosto: “Che dolore atroce! Vieni presto Signore Gesù, liberaci con la tua destra!”.

Per vivere al meglio questa vocazione mariano-martiriale è fondamentale consacrarci al Cuore Immacolato di Maria, cominciando col seguire – per chi non lo avesse ancora fatto – dei corsi di preparazione alla Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria così da avere “l’equipaggiamento” necessario per vivere questa forma di devozione tanto raccomandata dal Cielo negli ultimi decenni[5].

fr Pietro (Tempi di Maria)

Note

[1] Congregazione per la Dottrina della Fede, Il messaggio di Fatima: www.vatican.va
[2] Il Cardinale Ratzinger, va ricordato, è lo stesso che da papa, pellegrino a Fatima (maggio 2010), parlerà del “terrificante peccato nella Chiesa” sottolineando come le più grandi persecuzioni della Chiesa vengano dal di dentro di Essa e non dal di fuori.
[3] Ivi.
[4] Roberto de Mattei, La vocazione della nostra epoca, 09.11.2018 (www.robertodemattei.it)
[5] Segnalo a questo proposito il corso completo di due settimane tenuto nel mese di maggio 2019 su Radio Buon Consiglio e che è ascoltabile integralmente sul sito della radio a questo indirizzo: www.radiobuonconsiglio.it/corso-in-prepar…
N.S.dellaGuardia
È vero, ogni anno sempre peggio, una spirale discendente. Penso anche a Galileo ed al suo piano inclinato: la sfera all'inizio procede lenta, ed accelera proporzionalmente col suo avanzare.
Così il Mysterium iniquitatis. Avanza sempre più veloce.
Spesso chiediamo al Signore che affretti il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria, ma dimentichiamo che ciò non avverrà se non dopo la Purificazione, …Altro
È vero, ogni anno sempre peggio, una spirale discendente. Penso anche a Galileo ed al suo piano inclinato: la sfera all'inizio procede lenta, ed accelera proporzionalmente col suo avanzare.
Così il Mysterium iniquitatis. Avanza sempre più veloce.
Spesso chiediamo al Signore che affretti il Trionfo del Cuore Immacolato di Maria, ma dimentichiamo che ciò non avverrà se non dopo la Purificazione, quindi chiediamo indirettamente che avvenga presto, pur essendo stati ampiamente prevenuti che sarà tremenda.
Probabilmente nessuno sarà pronto a riceverla, ma è anche vero che la stiamo già vivendo e vedendo, e gradualmente possiamo ancora prepararci per viverla al meglio, cioè in Dio.
Ma sarà dura, Lo prego di non vacillare, spero di avere questa Grazia.
Annacantoni
Grazie Fra Pietro .Difronte a tanto male che dilaga , e francamente il dolore più grande è riscontrare proprio nella chiesa nei suoi ministri nelle sue congregazioni appiattite e atrofizzate dal modernismo dal modo comodo di vivere ogni cosa dalla superficialità e faciloneria dalla mancanza di fede e purtroppo dall incapacità di riconoscere in Maria lo scudo la forza l antidoto contro il male, il …Altro
Grazie Fra Pietro .Difronte a tanto male che dilaga , e francamente il dolore più grande è riscontrare proprio nella chiesa nei suoi ministri nelle sue congregazioni appiattite e atrofizzate dal modernismo dal modo comodo di vivere ogni cosa dalla superficialità e faciloneria dalla mancanza di fede e purtroppo dall incapacità di riconoscere in Maria lo scudo la forza l antidoto contro il male, il cristiano che desidera appartenere a Maria e per Lei arrivare all Unico Solo Salvatore Cristo NOSTRO SIGNORE deve in umiltà e abbandono lottare con l arma dei santi sacramenti con l esorcismo della recita del santo Rosario e difendere la Verità a prezzo della propria vita .Il Suo Cuore Immacolato trionferà.