Maria Santissima, la Corredenzione e le nostre offerte e sacrifici

Dopo l'omelia dello scorso 3 aprile di papa Bergoglio, ritorna ancora più attuale il tema della Corredenzione della Madonna, oggi come non mai da difendere e farne oggetto di meditazione personale. Offro in questo momento particolarmente adatto - sia per il negazionismo del Pontefice che per il tempo liturgico che stiamo vivendo - la terza riflessione della nostra collaboratrice "anima orante" sul mistero della Corredenzione di Maria SS. che analizza per noi un ottimo testo di un pio sacerdote del secolo scorso. Questa terza parte ha un carattere eminentemente pratico e offre spunti molto utili per la nostra vita spirituale.

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Prima e seconda parte

Maria è Corredentrice, nessun dubbio. Ce lo spiega un santo sacerdote

Maria è Corredentrice: la fede della Chiesa contro le negazioni moderniste


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Eccoci giunti alla terza ed ultima parte (che pur è suddivisa in ascetica e pedagogica), ovvero alle due appendici “pratiche”, cui ci ha condotto sapientemente Don Albino Sterzi nel suo libercolo “Corredentrice – generosa cooperatrice del divino Redentore” indirizzato alle formatrici della gioventù femminile di Azione Cattolica della metà del secolo scorso. Intendiamo seguire facilmente la suddivisione tematica dell'autore e volentieri ne condividiamo alcune considerazioni, dopo aver riflettuto assieme sia sulla prima parte sui fondamenti evangelici e teologici della teoria della corredenzione mariana, che sul secondo estratto relativo alle implicazioni della maternità corredentrice di Maria Ssma per la Chiesa e per le sue membra. Ora cerchiamo con don Sterzi di cogliere invece gli insegnamenti utili per la vita spirituale, approfondendo la Parte Ascetica.

Come Maria offerse tutta se stessa senza limitazioni, come Madre del Verbo incarnato Redentore, per collaborare alla sua opera redentrice, unita le proprie alle intenzioni del Figlio, così i suoi figli adottivi hanno dei conseguenti doveri. Imitando Maria Corredentrice è intuitivo dedurre che ogni uomo è chiamato a collaborare, a prendere parte alla sofferenza “la quale riceve valore davanti a Dio in quanto è unita al sacrificio di Gesù”, che essendo Capo del Corpo mistico va da quest'ultimo imitato. Pertanto “affinchè i meriti guadagnati da Gesù sulla croce vengano applicati ai singoli uomini, si richiede che questi muoiano con Gesù, non solo misticamente – spiega l'autore – mediante il Battesimo, ma coll'apporto della loro personale sofferenza, siano resi simili a Lui crocifisso”. Ma questa collaborazione non è data da tutti i cristiani, poiché molti si sottraggono o rifiutano il dolore e la penitenza, o si ribellano alla prova, causando così un rallentamento nello sviluppo e un impoverimento di tutto il Corpo Misitico. Per la Comunione dei Santi possiamo altresì considerare che il bene o il merito della nostra sofferenza possono diventare i loro, e quindi possiamo dar loro o per loro ciò che non danno. “Il dovere perciò della collaborazione nostra alla Redenzione nasce dalla necessità di provvedere alla nostra personale salvezza come a quella del nostro prossimo”. E' quindi necessario e doveroso partecipare all'opera di redenzione, come esprime Pio XII nella sua enciclica sul Corpo Mistico: “quando si tratta di distribuire tale tesoro Egli non solo comunica con la sua Sposa incontaminata l'opera dell'altrui santificazione, ma vuole che tale santificazione scaturisca in qualche modo anche dall'azione di lei. Mistero certamente tremendo, ma mai sufficientemente meditato: cioè che la salvezza di molti dipenda dalle preghiere e dalle volontarie mortificazioni a questo scopo intraprese dalle membra del Mistico Corpo di Gesù”.

E già davanti a tali considerazioni non solo un profondo esame di coscienza, e una riforma della nostra vita di cristiani militanti e profondamente credenti, avrebbe consistenti spunti. Don Sterzi non omette però di approfondire, riprendere e marianizzare il discorso sulla necessità e sul dovere di espiazione e riparazione quali fonti di collaborazione al piano redentivo. Pio XI, come spiega l'autore, in un'enciclica sulla necessità della riparazione, richiama l'importanza di Maria come Riparatrice! E spiega come il dovere della riparazione abbia un doppio fondamento: un motivo di giustizia (per ristabilire l'ordine violato con le nostre colpe) e un motivo di amore (patire con chi si ama, cioè Gesù).
“Qui bisogna imitare Maria – dice Sterzi in riferimento al motivo di giustizia – da Maria imparare le supreme esigenze della santità e della giustizia di Dio (…). L'anima che nella contemplazione del Cuore Immacolato e Addolorato di Maria ha avuto chiare queste due idee, sentirà impellente l'invito e il bisogno della riparazione: espiare con Maria. Espiare e riparare l'oltraggio fatto a Dio dagli uomini”. Ed elenca esempi di peccati personali e sociali, fino alla persecuzione spietata alla Sua Chiesa.

Nel motivo d'amore invece si ricorda che il vero aiuto che dette Maria al Figlio in Croce fu di unirsi a Lui nel dolore e nelle intenzioni. La compassione di Maria fu il conforto di Gesù morente. E sottile è la considerazione dell'autore quando si domanda come noi, in questo, ci possiamo fare imitatori della Madre di Dio Addolorata: “Come Gesù durante la sua passione previde i peccati degli uomini (…) non v'è dubbio ch'Egli previde anche la nostra riparazione, e certo ne provò conforto, come di quella di Maria”.

E conclude con una potente raccomandazione: “Su imitazione di Maria si moltiplichino quindi le anime riparatrici, che facciano della riparazione l'ideale della loro vita nel mondo”.

E come Maria potè espiare in misura grande per il suo grande grado di amicizia con Dio, le anime che intendono dedicarsi alla riparazione o collaborare alla salvezza dell'umanità con le proprie sofferenze “occorre che tendano ad una grande purezza di coscienza, ad un sempre maggiore grado di grazia e di carità: fare quanto più perfettamente e fedelmente possibile la volontà di Dio”.

Come Maria soffrì il martirio del cuore, anche noi possiamo unire alle sue le nostre sofferenze e come Lei fece, offrirle in unione di intenzioni a quelle del Redentore. Quali le sofferenze da offrire? Le volontarie mortificazioni: poiché la carne ha desideri contrari allo spirito abbiamo necessità di crocifiggere la carne nei suoi vizi e concupiscenze, e mortificarci non solo non assecondando i moti delle passioni e quanto sia illecito, ma anche negando ai sensi persino ciò che sarebbe lecito “così tutto lo sforzo ascetico del cristiano riceve una nuova luce. Mediante la mortificazione l'anima cristiana sa di acquistare la dovuta e vera somiglianza con Gesù (…)” e completa in un certo modo la passione dei Gesù-Capo che attende la sofferenza e la passione delle Membra per comunicare la Grazia della salvezza. L'offerta della sofferenza, ma anche di ogni sforzo che gli costa la vita spirituale, diviene per il cristiano un'azione di carattere apostolico: lo sforzo di unione con Dio assieme al duro e nascosto lavoro di mortificazione acquisiscono alla Chiesa un tesoro di meriti. Dice papa Pio XI “quanto più noi avremo immolato l'amor proprio e le nostre passioni e avremo crocifisso la nostra carne, tanto più copiosi frutti di propiziazione e di espiazione raccoglieremo per noi e per gli altri”.

La paziente sofferenza delle prove: molte sofferenze sono imposte all'uomo così come la croce fu imposta a Gesù per volontà del Padre. Gesù l'ha accettata, e come Lui anche Maria, perciò “dobbiamo imitare questa paziente e meritoria accettazione della croce. E come la croce accettata da Gesù e Maria fu la causa di salvezza per il mondo, così la nostra accettazione sarà meritoria per i nostri fratelli e per noi” spiega l'autore. E sebbene, come fa presente papa Pio XII, i meriti e le grazie guadagnati da Gesù in croce siano infiniti “per disposizione della Provvidenza di Dio, essi solo partitamente ci vengono distribuiti; e la loro maggiore o minore dovizia non poco dipende anche dalle nostre buone opere dalle quali una pioggia di celesti doni volontariamente largita da Dio viene attirata sulle anime umane. La qual pioggia di Grazie celesti sarà sicuramente sovrabbondante se accetteremo con sottomissione dalle mani di Dio le fatiche e i travagli della presente vita (…) ed abbian tutti presente che il loro dolore non è vano ma è oltremodo fecondo di beni per se stessi e per la Chiesa”. Don Sterzi spiega: “L'anima cristiana sa come rendere preziosa la sua sofferenza: lo sforzo per reagire al male, le volontarie mortificazioni, lo sforzo che costa la virtù e la perseveranza nel bene, la fedeltà al proprio dovere quotidiano, le pene tutte della vita. Tutto in unione con Gesù e Maria può divenire fonte di Grazia per sé e per i fratelli”.

I sentimenti del Cuore Addolorato di Maria: l'imitazione di Maria Madre Addolorata è fonte di insegnamento verso la perfezione cristiana poiché Ella insegna a soffrire con fede: infatti sapeva e credeva che la sofferenza del Figlio fosse voluta da Dio per la redenzione dell'umanità. E che mentre Gesù soffriva si attuava. “Credeva alla fecondità soprannaturale del dolore del Figlio e suo, e nel dolore vedeva un pensiero misericordioso del Padre. (…) La fede illuminò tanto il dolore di Maria da farla soffrire con gioia” dice don Sterzi, spiegando che tale gioia “rappresenta agli occhi di Dio un nostro atto di adorazione e di amore, e dalle conseguenze feconde soprannaturalmente per i nostri fratelli e per noi”.

Come Maria offrire e offrirsi con Gesù è il primo insegnamento alla scuola della Corredentrice. Come detto nella sofferenza occorre che noi offriamo. “L'offerta – spiega l'autore – è l'atto formale di volontà con cui accettiamo la sofferenza come voluta da Dio e di questo atto di volontà, presentandoglielo, gliene facciamo omaggio, facendolo perciò diventare un atto religioso. Se si tiene conto che l'offerta costituisce parte integrante del sacrificio (atto di culto pubblico) si capisce come il cristiano (…) venga chiamato anch'egli sacerdote”. L'offerta è quindi l'atto sacerdotale che ciascun cristiano è chiamato, può ed è necessario che compia, unendosi così in un certo modo al Sacerdozio eterno di Gesù e al suo sacrificio, come vittime spirituali gradite a Dio. “Tutte le azioni possono diventare mediante l'offerta non solo un atto religioso, m auna partecipazione al sacrificio di Gesù. Così è stata l'offerta di Maria” scrive don Sterzi. “Maria ai piedi della Croce insegna a noi a dare molta importanza all'offerta che dobbiamo fare delle nostre sofferenze a Dio”. E Pio XII così si esprime nell'enciclica sul Corpo Mistico: “per meglio conseguire tal proposito, l'offerta quotidiana e la dovuta oblazione, quale la pratica dell'apostolato della preghiera”.

Conclude l'autore che il momento privilegiato per noi per rinnovare le intenzioni della nostra offerta è la Santa Messa come “rinnovazione mistica di quello steso sacrificio” in cui anche Maria si è unita a quello del Figlio, in particolare nei due momenti della Consacrazione dell'Ostia divina e alla solenne formula del “per Ipsum”.

La conclusione di Don Sterzi è che “nella vita spirituale soprannaturale ciò che è veramente fecondo, ciò che certamente ci unisce a Dio, ciò che infallibilmente ci rende utili ai fratelli ed alla Chiesa sono i meriti ed i sacrifici, oltre, naturalmente, alla preghiera”.

Mi permetto a chiosa di unire una piccola personale considerazione, proprio in considerazione di quanto in parola: se soprannaturalmente l'azione massimamente utile per la salvezza delle anime sono i meriti e i sacrifici, uniti alla preghiera, quanto più è necessaria la consacrazione a Maria Santissima perchè i nostri piccoli meriti e i valori delle buone opere centrino questa finalità. Chi si consacra alla Madonna, secondo le indicazioni del Montfort, e ancora di più in ordine a quella illimitata di S. Massimiliano Kolbe, cede fintanto tutti i meriti e il valore dei sacrifici a Maria Ssma perchè ne faccia ciò che vuole. E poiché Ella meglio di chiunque, meglio di ciascuno di noi, conosce bene la volontà di Dio, sicuramente porterà a maggior fecondità e frutto quanto le cediamo.
Massimo M.I.
Col 1:24Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e COMPLETO nella mia carne quello che MANCA ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa.
-deduco che il termine di corredenzione si applica alla Vergine Maria, alla Chiesa e a tutti noi nella misura che imitiamo CristoAltro
Col 1:24Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e COMPLETO nella mia carne quello che MANCA ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa.

-deduco che il termine di corredenzione si applica alla Vergine Maria, alla Chiesa e a tutti noi nella misura che imitiamo Cristo