Un «treno» da non perdere: la nostra santificazione | Fondatore Padre Manelli

La santità è Dio. Chi è Dio, infatti? «Dio è l’Essere perfettissimo...», risponde il Catechismo con san Pio X, con san Bonaventura, “Dottore Serafico”, e con tutti i santi della Chiesa.

Ma «Dio è amore» (1Gv 4,8), dice l’evangelista san Giovanni, ed è l’amore infinito.

Dunque: se la santità è Dio, e Dio è amore, significa che la santità è amore, ossia che essa consiste nell’amore, si realizza in amore.

Quale è, infatti, il «massimo e primo comandamento» di Dio per noi uomini? Questa è la risposta di Gesù stesso: è il comandamento di «amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze» (Mt 22,37).

Anche il secondo comandamento è simile al primo, dice ancora Gesù stesso: «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,39).

La conclusione ultima è che la santità consiste tutta nell’amore a Dio e al prossimo. Poteva essere più nobile e bella di così la santità... tutta e soltanto “amore divino”?

Ma uomini e donne che cosa fanno, invece?...

Gli uomini e le donne, purtroppo, su questa terra non pensano affatto a diventare santi e sante, eccetto pochissimi.

Noi possiamo sempre rallegrarci, è vero, ricordando i santi apostoli e i molti santi martiri; ricordando san Benedetto e santa Scolastica, san Francesco e santa Chiara d’Assisi, san Giovanni della Croce e santa Teresa di Gesù, san Francesco di Sales e santa Margherita M. Alacoque, sant’Alfonso M. de’ Liguori e santa Gemma Galgani, san Pio da Pietrelcina e santa Teresa di Calcutta, con i due santi pastorelli di Fatima, Francesco e Giacinta...

Ma quanti altri uomini e donne, giovani e bambini potevano e dovevano diventare santi e sante e non sono diventati?... Come mai?... Perché mai?...

La risposta a questi interrogativi è brutta e dolorosa. Gli uomini e le donne non si fanno santi perché vogliono essere egoisti anziché amare, vogliono preferire l’egoismo all’amore!... E perché questo?... Solo perché l’amore è nobile, è prezioso e perciò costa al nostro egoismo che è invece comodo, piacevole, animale...

Sì: l’amore e l’egoismo in noi si oppongono, l’uno esige il rinnegamento dell’altro. E si preferisce rinnegare l’amore anziché l’egoismo, si preferisce la carne allo spirito, l’animale allo spirituale. «L’uomo animale non può apprezzare le cose che sono dello Spirito di Dio» (1Cor 2,14), insegna con forza san Paolo.

Per questo, i santi e le sante sono pochissimi: perché si preferisce l’egoismo, amando solo se stessi, anziché preferire l’amore a Dio e al prossimo, rinnegando l’egoismo. Poveri uomini e donne che non diventano santi e sante contro la volontà di Dio che li vuole tutti santi!... Come si troveranno al Giudizio di Dio?...

Il binario e il treno della santità

Al santo Curato d’Ars un giorno qualcuno chiese: «Che cosa ci vuole per santificarsi?». Il Santo rispose: «Ci vogliono la grazia e la croce».

Si parte, dunque, dalla vita vissuta sempre con la grazia divina nell’anima, senza più il peccato mortale, e con la lotta continua contro i peccati veniali volontari e semivolontari (via purgativa e illuminativa). Non bisogna, quindi, contentarsi di stare soltanto in grazia di Dio. È necessario combattere tutti i peccati veniali, sia “volontari” che “semivolontari”, perché sono tutti offese, anche se piccole o minime, a Dio Amore.

Santa Gemma Galgani diceva, giustamente, che preferiva «mille volte la morte, piuttosto che un peccato veniale!», perché un briciolo di grazia divina «vale più della vita», come prega il Salmo 63,4. E noi, invece, fra nervosismi e impazienze, curiosità e parole inutili, quante debolezze e negligenze forse ogni giorno... Ricordiamoci, invece, che la vita di grazia si indebolisce con i peccati veniali, mentre si rafforza con gli sforzi di crescita delle virtù, nella lotta contro i difetti.

Come si va avanti con la crescita delle virtù?... Bisogna anzitutto puntare ogni giorno sulla preghiera e sulla penitenza. Per santificarsi, in effetti, esiste appunto un “binario della santità”. Ogni binario, si sa, è costituito da due rotaie su cui cammina il treno. Qui, il treno è la santificazione, che va avanti sulle due rotaie della preghiera e della penitenza.

Ricordiamo l’Immacolata con la corona del Rosario in mano, apparsa a Lourdes: che cosa raccomandò a santa Bernardetta?... Raccomandò appunto la preghiera e la penitenza. E che cosa la Madonna del Rosario raccomandò a Fatima ai tre pastorelli Lucia, Francesco e Giacinta?... Raccomandò ugualmente, e ancora più, la preghiera e la penitenza.

Il “treno della santificazione”

Ecco, dunque, le due rotaie che costituiscono il “binario della santità” su cui deve camminare il “treno della santificazione”. La prima rotaia è la preghiera, la seconda è la penitenza. Le rotaie sono due, perché soltanto su due rotaie insieme il treno va avanti. La preghiera e la penitenza, quindi, avanzano sempre insieme o si fermano sempre insieme.

Ma chi può salire su questo “treno della santificazione”? Possono salire tutti coloro che hanno la grazia di Dio nella loro anima, per diventare davvero santi.

Che cosa possono fare, invece, coloro che vivono in peccato mortale?... Essi debbono prima confessarsi bene, ricevere l’assoluzione dal confessore e impegnarsi a vivere sempre in grazia di Dio per volersi santificare, come vuole appunto Iddio. La nostra “buona volontà” di diventare santi, infatti, è assolutamente indispensabile per fare la volontà di Dio che ci vuole santi.
Si parte con la grazia di Dio nell’anima, dunque – come dice il santo Curato d’Ars –, salendo sul “treno della santificazione”, che è appunto il treno della “volontà di Dio” che vuole la nostra santificazione per poterci portare nel suo Paradiso dell’Amore infinito ed eterno.

Sul “treno della santificazione” bisogna far crescere la nostra vita di grazia divina vincendo tutti i nostri peccati veniali e difetti, con la quotidiana preghiera-penitenza che formano la nostra “croce”, come dice appunto il santo Curato d’Ars, per aiutarci a vivere dell’amore a Dio e al prossimo, rinnegando, ossia mettendo sotto i nostri piedi l’egoismo, che viene dal demonio, nemico dichiarato dell’amore di Dio e del prossimo.

Avanti, dunque, e santo viaggio per coloro che vogliono farsi santi come vuole Dio, rinnegando l’egoismo, per vivere soltanto e sempre l’amore a Dio e al prossimo.

(Padre Stefano Manelli, fondatore dei Francescani dell'Immacolata)

Fonte:

settimanaleppio.it/dinamico.asp?idsez=6&id=1983
ferralex
Purifica il nostri cuori, o Signore e donaci l'occhio dell'uomo verso il prossimo per amarlo e confortarlo, l'occhio del leone verso il peccato per combatterlo sempre e mai accettarlo, l'occhio del bue per renderci forti nella prova e nella penitenza, e l'occhio dell'aquila per contemplarTi distaccati dalle cose passeggere e amarTi completamente.