Tina 13
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Chi si abbandona con fiducia nelle mani del Signore fa esperienza di puro amore Germana Cousin, una ragazza francese diversamente abile e, per questo, maltrattata da familiari ed estranei, nacque nel …Altro
Chi si abbandona con fiducia nelle mani del Signore fa esperienza di puro amore

Germana Cousin, una ragazza francese diversamente abile e, per questo, maltrattata da familiari ed estranei, nacque nel 1579 a Pibrac, vicino a Tolosa, da famiglia poverissima, con una deformazione congenita con paralisi al braccio destro, e in più, da piccola, si ammalò anche di scrofolosi, una grave malattia che le lasciò il volto sfigurato per tutta la vita con piaghe e sgradevoli rigonfiamenti del collo. Rimase orfana di madre poco dopo la nascita, e il padre si risposò con una specie di megera che si prendeva ben poca cura di lei, isolandola, dandole da mangiare solo gli avanzi, facendola dormire nella stalla (con gli stessi animali che era obbligata ad accudire e a portare al pascolo ogni giorno, dall’alba a tarda sera) o in un fetido sottoscala.

Tutti, nel villaggio, la prendevano a tiro, beffeggiandola e insultandola. Germana, però, accettava in silenziosa dignità, senza mai lamentarsi, occupandosi solo del suo gregge, che ogni giorno lasciava soltanto un’ora circa, per andare a Messa, chiedendo però ogni volta a Dio di vegliare su esso; ma i paesani (che, per questo suo zelo, poi la presero pure per “bigotta”) ogni volta si chiedevano come mai nessuno degli animali di quel “mostro” si fosse mai perso o fosse stato attaccato dai lupi.

In questa sua solitudine campestre Germana trovò Dio. Gli parlava, lo sentiva accanto a lei, che recitava sempre il Rosario e, all’Angelus, inginocchiandosi anche nella neve o nel fango, pregava solo e sempre per il prossimo, e in particolare per il padre, la matrigna e i fratellastri, anche se tutti quanti non facevano altro che maltrattarla; e lei trovava anche il tempo, sotto un albero, per insegnare il catechismo ai bimbi poveri e analfabeti con cui condivideva il suo già misero pasto. Una volta prese da casa un po’ di pane in più e lo mise nel grembiule per darlo, poi, proprio a quei bambini; ma quel giorno la matrigna la seguì, armata d’un bastone per picchiarla; ma quando le ordinò di aprire il grembiule, dicendole “ladra”, da esso caddero non quei poveri pezzi di pane ma dei bellissimi fiori, benché fosse inverno, e Germana le disse, sconvolgendola: “Per favore, madre, accettali. Dio te li manda in segno del suo perdono”.

Piano piano, gli abitanti del villaggio non la vessarono più, considerandola, invece, una piccola santa anche per altri prodigi accanto a quello del suo gregge “sotto protezione” di Dio contro eventi, ladri e predatori: come quando lei guadò un torrente, senza bagnarsi, per andare a Messa, e alcuni dissero d’aver visto le acque dividersi davanti a lei come il Mar Rosso dinanzi a Mose. Sull’eco di tali eventi, pure il padre e la matrigna divennero miti e avrebbero voluto che si sistemasse degnamente in casa, ma lei volle continuare a vivere come prima, fra sottoscala e stalla, con l’unica compagnia del suo gregge; e fu trovata morta il 15 giugno 1601, a 22 anni appena.

Il popolo accorse in massa al suo funerale, per la sua fama di santità. Fu sepolta nella chiesa, e tuttavia, per un’ennesima ingiustizia, senza identificazione; ma 40 anni dopo, nel riesumare il suo corpo, trovandolo intatto, tale evento, aggiunto ad altri racconti di miracoli e guarigioni, ne aumentò la venerazione. Fu subito beatificata e poi, nel 1867, canonizzata da Pio IX.