Papa Francesco vieta di dire messa ai preti lefebvriani
I seguaci dell'arcivescovo francese, già scomunicato, ora sono nel mirino di Bergoglio. Che attraverso uno dei suoi fedelissimi ha vietato loro di celebrare messa e amministrare i sacramenti. E chi li segue rischia la scomunica.
Nuove “bastonate” di papa Francesco, il pastore della misericordia e del perdono, ma non solo. Dopo le severe botte inferte ai preti pedofili, ora ad essere stati presi di mira – sebbene con indirette metaforiche bastonature - sono i sacerdoti lefebvriani ai quali uno dei vescovi più vicini e più ascoltati da Bergoglio, monsignor Marcello Semeraro di Albano, ha vietato di celebrare Messe e impartire sacramenti (battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni...) come se fossero incardinati nella Chiesa cattolica universale.
Analogo veto è stato imposto ai fedeli cattolici che, magari in buona fede, assistono alle celebrazioni e ricevono i sacramenti dagli stessi sacerdoti lefebvriani, correndo il rischio – ammonisce il presule – di trovarsi automaticamente nella situazione di scomunicati.
Il fermo altolà è stato formulato con la pubblicazione di un decreto ad hoc (Notificazione) firmato da monsignor Semeraro, noto teologo esperto in ecclesialogia, vescovo di Albano (una delle diocesi suburbicarie romane), presidente della Nuova Editoriale Italiana, la società editrice del quotidiano cattolico Avvenire, ma principalmente segretario della commissione cardinalizia C9 istituita dal pontefice col compito di studiare tempi e modi per ridare agli organismi della Chiesa cattolica, a partire dalla Curia vaticana, una impostazione strutturale ed organizzativa più in sintonia con le esigenze pastorali dell'attuale società.
Monsignor Semeraro ha inviato la sua Notificazione alla Fraternità S.Pio X che ha sede proprio nella sua diocesi di Albano, l' istituzione tradizionalista lefebvriana più importante del nostro Paese fondata negli anni Settanta dal vescovo ribelle Marcel Lefebvre, prima sospeso a divinis per aver disatteso al rinnovamento conciliare (sfidò pubblicamente il Vaticano celebrando la Messa in latino quando era proibito) e poi scomunicato alla fine degli anni 80 insieme ad altri 4 vescovi da lui illecitamente consacrati senza l'assenso del Papa.
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espresso.repubblica.it/…/papa-francesco-…
Nuove “bastonate” di papa Francesco, il pastore della misericordia e del perdono, ma non solo. Dopo le severe botte inferte ai preti pedofili, ora ad essere stati presi di mira – sebbene con indirette metaforiche bastonature - sono i sacerdoti lefebvriani ai quali uno dei vescovi più vicini e più ascoltati da Bergoglio, monsignor Marcello Semeraro di Albano, ha vietato di celebrare Messe e impartire sacramenti (battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni...) come se fossero incardinati nella Chiesa cattolica universale.
Analogo veto è stato imposto ai fedeli cattolici che, magari in buona fede, assistono alle celebrazioni e ricevono i sacramenti dagli stessi sacerdoti lefebvriani, correndo il rischio – ammonisce il presule – di trovarsi automaticamente nella situazione di scomunicati.
Il fermo altolà è stato formulato con la pubblicazione di un decreto ad hoc (Notificazione) firmato da monsignor Semeraro, noto teologo esperto in ecclesialogia, vescovo di Albano (una delle diocesi suburbicarie romane), presidente della Nuova Editoriale Italiana, la società editrice del quotidiano cattolico Avvenire, ma principalmente segretario della commissione cardinalizia C9 istituita dal pontefice col compito di studiare tempi e modi per ridare agli organismi della Chiesa cattolica, a partire dalla Curia vaticana, una impostazione strutturale ed organizzativa più in sintonia con le esigenze pastorali dell'attuale società.
Monsignor Semeraro ha inviato la sua Notificazione alla Fraternità S.Pio X che ha sede proprio nella sua diocesi di Albano, l' istituzione tradizionalista lefebvriana più importante del nostro Paese fondata negli anni Settanta dal vescovo ribelle Marcel Lefebvre, prima sospeso a divinis per aver disatteso al rinnovamento conciliare (sfidò pubblicamente il Vaticano celebrando la Messa in latino quando era proibito) e poi scomunicato alla fine degli anni 80 insieme ad altri 4 vescovi da lui illecitamente consacrati senza l'assenso del Papa.
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