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Propongo la lettura di questa vecchia intervista al teologo e giornalista Gianni Gennari, per far notare le similitudini, secondo il teologo, tra Giovanni XXIII e Francesco, e la continuità tra il …Altro
Propongo la lettura di questa vecchia intervista al teologo e giornalista Gianni Gennari, per far notare le similitudini, secondo il teologo, tra Giovanni XXIII e Francesco, e la continuità tra il Concilio vaticano secondo e il magistero di Francesco. Si potrebbe obbiettare che è solo una opinione personale del teologo e giornalista Gennari, (condivisa da molti altri) ma è difficile non dargli ragione. Non voler capire che il concilio vaticano II ha dato, nonostante le presunte buone intenzioni, lo strano frutto chiamato Bergoglio, significa non voler riconoscere l'errore e perseverare in esso, perché il concilio conteneva nei suoi testi l'ambiguità e le premesse per rivoluzionare la chiesa. Una rivoluzione che, come tutte le rivoluzioni, è sempre in progresso, non si ferma mai, finché non distruggerà tutto, compresi i suoi figli: «La Rivoluzione è come Saturno: divora i suoi figli» diceva Pierre Victurnien Vergniaud prima di finire sulla ghigliottina, e Benedetto XVI ne sa qualcosa, lui protagonista del concilio, divenuto papa ha sperimentato l'ostracismo di coloro che volevano proseguire il cambiamento della chiesa, mentre lui voleva una "continuità" con la tradizione per loro inconciliabile, costringendolo alla scelta che sappiamo.

Vediamo in questi giorni la come la chiesa sia sfigurata e divisa. Ma non disperiamo: Gesù Cristo ha vinto il mondo! Quel mondo che il concilio ha voluto far entrare forzatamente nella chiesa, sarà schiacciato e la chiesa tornerà nel Suo splendore perché tornerà a porre Cristo al suo centro e non più l'uomo.

Interpolo alle sue risposte qualche mio commento in colore blu, che spero leggiate con benevolenza, nella certezza che da parte mia, nonostante il mio solito parlare "brusco" non intendo polemizzare o disprezzare nessuno, ma semplicemente dire quello che penso senza "autocensure".


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Intervista. Gennari: «Ero accanto a Giovanni XXIII quando annunciò il Concilio»

Riccardo Maccioni

Avvenire mercoledì 19 ottobre 2022

Intervista. Gennari: «Ero accanto a Giovanni XXIII quando annunciò il Concilio»

Il racconto del Vaticano II nel ricordo del teologo e giornalista, allora giovanissimo
Il suo Concilio è iniziato due anni e mezzo prima, il 25 gennaio 1959. «Quel giorno, in San Paolo fuori le mura Giovanni XXIII annunciò tre iniziative grandi: la revisione del codice di diritto canonico, il primo Sinodo della diocesi di Roma e un Concilio generale». Gianni Gennari, 82 anni, teologo e giornalista, storica firma di Avvenire, sentì quelle parole stando a pochi passi dal Pontefice. «Come seminaristi eravamo stati inviati a fare i chierichetti alla Messa del Papa per l’insediamento del nuovo abate di San Paolo: fra’ Cesario D’Amato che era nostro professore di musica. Sempre come chierichetto, qualche mese prima, il 27 dicembre, avevo partecipato alla consacrazione episcopale di Albino Luciani, il futuro Giovanni Paolo I».

Torniamo al giorno dell’annuncio.

Io con altri tre chierichetti stavo a due metri dal Papa, al suo fianco, davanti a 200 tra cardinali e vescovi. E vidi le loro facce sbalordite.

Uno stupore destinato a crescere. Di pari passi al cammino di preparazione del Concilio.

Il primo problema fu trasformare l’aula che doveva ospitarlo. Venne incaricata la ditta di falegnameria Pietrantoni e Ricci, in vicolo Sant’Onofrio di cui mio padre, che faceva l’ebanista, era capomastro. Fu lui a disegnare i banchi del Concilio. A guidarli era il cardinale Sergio Guerri, segretario dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica).

E poi venne l’11 ottobre 1962.

Fu uno spettacolo solennissimo con il lunghissimo corteo dei padri conciliari.

E la sera il discorso della luna.

Papa Giovanni era molto stanco, non aveva intenzione di affacciarsi. Ma don Loris Capovilla, il suo segretario lo stuzzicò nella curiosità: «Santità venga a vedere attraverso le tapparelle, la piazza è piena di gente». Il Papa si lasciò convincere, si mise la stola e fece tirare su le tapparelle

E disse quelle parole meravigliose.

Il fatto interessante è che quando rientrò, si tolse la stola e affermò: «Non sapevo proprio cosa dire, mi sono raccomandato alla mia Teresina».

Gennari all'epoca aveva 22 anni.

Santa Teresa di Lisieux, cui era molto legato.

Certo. Lui tra l’altro aveva tenuto una conferenza al convegno teresiano di Parigi del 1947 in cui emerse come la dottrina della santa fosse molto più grande della cosiddetta infanzia spirituale.

Qui è neccessario riportare la risposta di Gennari data sull'argomento in un altra intervista:

[Tratto da un intervista a GIANNI GENNARI. Teresa maestra di teologia, pubblicata su Avvenire il 9 novembre 2012]
La vicenda dei Manoscritti di Teresa manipolati sembra un copione di Dan Brown. Perchè tutto è stato così ingarbugliato?
«Le sorelle l’avevano sempre vista come la piccola, guidata da loro, ma il suo unico "direttore" è stato Gesù. Dopo 50 anni il primo a rendersene conto fu l’abbé André Combes, teologo all’Institut Catholique e alla Sorbona di Parigi e alla Lateranense nei 4 anni di studi a Lisieux (1946-1950), ove scoprì le manipolazioni compiute in buona fede che hanno portato tutti all’interpretazione di Teresa come la santa dell’"infanzia spirituale" sul modello del bimbo, e non su quello del "Figlio", Gesù. Infatti Teresa mai ha parlato di "infanzia spirituale", e tra le mille e più sue citazioni bibliche non c’è il celebre "se non diventerete come bambini" di Matteo 18, 3. Per occultare questo fatto, oggi dimostrato ed ammesso, sono stati commessi dei veri "crimini" storiografici in buona fede, ma falsando tutta la visione teologica di Teresa, poi recuperata da Combes e oggi accolta da Giovanni Paolo II che ha voluto Teresa "Dottore della Chiesa", contraddicendo un forte "no" di Pio XI e del cardinale Pacelli, poi Pio XII, nel 1932. La nuova via di Teresa, con una teologia non cattedratica, è sostenuta da una sua visione dell’azione dello Spirito Santo».

A mio avviso il "no" di Pio XI e del futuro Pio XII potrebbe essere proprio una conseguenza della manipolazione dei testi fatti dalle sorelle carmelitane che ne hanno snaturato il messaggio rendendolo non "interessante" per il pontefice di allora! A parte una probabile ritrosia a dare il titolo di dottore ad una donna, onestamente ci chiediamo come si poteva dare un giudizio giusto e veritiero su un lavoro manipolato, "falsando tutta la visione teologica di Teresa", come dice lo stesso Gennari.
In seguito agli studi fatti negli anni 1946/50, sui testi originali e non manipolati la chiesa ha potuto maturare il suo giudizio favorevole e Giovanni Paolo II in base a questi studi ha proclamato Santa Teresa di Lisieux Dottore della Chiesa.
Il vizietto di certi teologi a mettere in cattiva luce i pontefici pre-conciliari non si ferma mai, nemmeno di fronte ad oggettive ragioni.


Tornando al Discorso della luna, la gente era colpita dall’umanità del Pontefice.
Racconto un piccolo episodio. Qualche giorno dopo l’elezione, in via Fabio Massimo a Roma, si accosta al marciapiede una macchina nera da cui scende il Papa vestito di bianco. Andava a trovare monsignor Giulio Belvederi (fondatore della Comunità delle benedettine di Priscilla, ndr) ricoverato in ospedale lì vicino. La gente rimase sbalordita: un signore si levò il cappello che gli cascò a terra e si inginocchiò per riprenderlo. Il Papa gli fece un buffetto sulla guancia e gli rimise il cappello in testa.

Il nostro "testimone oculare", ci racconta un aneddoto della vita di Giovanni XXIII, vero o leggendario non si sa, come se lo avesse visto in prima persona, spero sia vero... Questo racconto mi ricorda tanto i "fortunati" e "casuali" scoop su Francesco, fatti dal suo fotografo personale, ad esempio quello al negozio di dischi, o al negozio di occhiali, atti a renderlo "umano", "simpatico". Stessa propaganda? Si nota l'evidente scopo di queste operazioni "simpatia", volte a togliere il carattere sacrale al ruolo del pontefice per "umanizzarlo", e renderlo "vicino" alla gente. Ovvero desacralizzarlo, banalizzarlo, ridurlo a semplice parroco del mondo anziché essere il Vicario di Cristo, titolo ormai reso "storico" da francesco e non più attuale, come dire: Vicario di Cristo? Una falsa ed esagerata idea del pontefice che si aveva nel passato ed oggi improponibile.

Quell’11 ottobre iniziava una svolta grande per la Chiesa, partendo da parole semplici, quasi pronunciate cuore a cuore.

Ma, come tutti sanno, erano tempi molto duri. Quando Paolo VI nel 1965 parlò di Chiesa insieme santa e peccatrice, il rettore della Lateranense, Antonio Piolanti disse: «In hoc Papa sicut Luterus, hereticus» (»In questo il Papa è come Lutero, eretico»). Già prima avevano fatto la guerra a Montini, tanto che Pio XII non lo volle cardinale. “confinandolo” a Milano. Sarà poi Giovanni XXII a dargli la porpora.

Questa risposta la dedico a @Dio è tutto che giustamente mi riprese, quando, parlando della chiesa l'ho definita, (sbagliando), santa e peccatrice. Pur non volendo ho assimilato eresie poiché un papa le ha insegnate, magari non con il suo magistero "ufficiale", ma di fatto avendone avvallato, nei suoi discorsi, questa affermazione eretica. A questo punto è doveroso domandarsi: può un papa insegnare eresie, o avvallarle? Se un papa insegna eresie, come in questo caso fece Paolo VI, (in più era pure liberale e modernista), può essere valido il suo magistero? Lo si può considerare santo visto che non ha mai rinnegato le sue idee eterodosse? A ragion veduta dunque, gli fecero guerra, e Pio XII giustamente, non lo volle mai cardinale.
Pio XII, troppo buono, lo doveva allontanare in terra islamica, considerando pure il grave tradimento subìto (ricordate la vicenda dei sacerdoti mandati da papa Pacelli oltre cortina e subito arrestati o uccisi perché traditi da un infiltrato in vaticano?).


Dicevamo che l’11 ottobre segnò l’avvio della grande svolta del Vaticano II.

In una lettera a monsignor Lefebvre, Paolo VI scrisse che il Concilio Vaticano II era importante almeno come quello di Nicea. E forse ancora di più.

Paolo VI definisce il conciliabolo vat.II "ancora più importante" (alla faccia della modestia) di quello di Nicea in cui si definì il Credo e si condannò Ario, e si difese la retta fede. Al contrario il concilio pastorale Vaticano secondo introdusse l'ambiguità, l'eterodossia, la fede fai da te e lo sdoganamento dell'eresia modernista. Effettivamente in senso negativo è stato importante quanto quello di quello di Nicea.

Poi Lefebvre prese tutt’altra strada.

Certo. L’importanza del Vaticano II del resto è nelle svolte fondamentali che portò. La prima è verso i poveri, anticipando alcuni dei temi che oggi troviamo in papa Francesco. Il cardinale Lercaro arcivescovo di Bologna parlò spesso della povertà della Chiesa e poi partecipò al patto delle catacombe.

Le svolte del vaticano secondo: Verso i poveri?
La chiesa pre-conciliare che ha costruito gli ospedali, i monti di pietà, le università, l'assistenza ai poveri ecc. ecc. con i san Francesco, i San Camillo De Lellis, i san Giovanni Bosco, i san Daniele Comboni,... non hanno fatto nulla per i poveri? No? Le Santa Francesca Cabrini, le Santa Rosa da Lima, le Beate Madre Teresa Fasce, e le mille e mille altre non hanno fatto nulla per i poveri? Tutti questi santi e sante mandati dalla chiesa per le genti di tutto il mondo, non hanno fatto nulla? No?
Si parla del patto delle catacombe che aprì alla teologia della liberazione, che come riferisce Wikipedia fu: diretta estensione delle idee e dei principi riformatori messi in moto in Roma dal Concilio Vaticano II e concordata da diverse decine di padri conciliari di diverse nazionalità, sia europei sia latino-americani e sottoscritta da diversi cardinali nei cosiddetti Patti delle catacombe nel corso dei lavori conclusivi del Concilio ecumenico presso le catacombe di Domitilla a Roma.
Sarebbe questa la "svolta"? Come se non fu stata soggetta a specifiche riserve sia di Giovanni Paolo II che di Benedetto XVI, ma ai novatori, ammiratori del concilio, il giudizio dei pontefici non importa granché.
La chiesa povera, che auspicavano con il patto delle catacombe, (la chiesa serva e povera per i poveri) è stata una ingenua (?) e ingannevole illusione. Il patto delle catacombe che aprì alla teologia della liberazione, cosa ha fatto? Una chiesa migliore? Non mi sembra! Ha migliorato la chiesa l'aver spostato la dottrina della chiesa dal campo religioso a quello politico-sociale? Vedo una chiesa che chiacchiera sulla povertà dei popoli, per poi piegarsi ai poteri dei forti (vedi WEF, vero Francesco?) che causano la povertà degli stessi. La chiesa che per loro doveva essere povera materialmente si è impoverita spiritualmente, moralmente e intelletualmente, si è piegata a dipendere dai poteri finanziari del mondo, ed è divenuta serva dei potenti anziché dei deboli e poveri, come desideravano. L'inganno sta proprio nel voler una chiesa al servizio di una classe sociale, sia essa "dei poveri" o dei "ricchi". La chiesa deve essere al servizio di Dio e basta, fuori da questo dovere tradirà inevitabilmente il suo mandato, tradendo così l'intera umanità e Dio stesso.
La chiesa non deve essere povera, ma deve essere luogo di crescita spirituale, intelletuale, morale, culturale. I poveri materiali ci saranno sempre, lo ha detto Gesù Cristo.
La chiesa principalmente dovrebbe saper educare per formare persone sante e libere, libere innanzitutto dal peccato radicate nel vangelo. Dovrebbe saper diffondere ad esempio una Cultura della Vita e della Verità (cosa che onestamente parlando cercarono di fare soprattutto GPII e BXVI, (ricordo anche i valori non negoziabili da loro promossi, e tanto odiati sia dal mondo che dal clero modernista) ma senza efficacia proprio perché si fondavano sul concilio, ma anche a causa di un clero a loro ostile e ribelle, lascito, pure questo, delle idee rivoluzionarie del vaticano II e del suo "spirito") che contrasti la marea di "cultura" della morte e della menzogna che il mondo moderno vomita in ogni settore, e ora anche nella chiesa, talmente entrati in Essa che se ne fa, scandalosamente promotrice.
La ricchezza della chiesa serve alla sua indipendenza.


Si tratta, come tutti sanno, dell’intesa firmata da una quarantina di padri conciliari nelle catacombe di Domitilla impegnandosi a una vita di povertà e a una Chiesa «serva e povera».

Sono i principi che cerca di realizzare papa Francesco.

Ecco, Francesco continua sulla scia della retorica del Vaticano II, con le sue utopie sessantottarde, che la storia ha già giudicato fallimentari.

Altra svolta profonda è quella biblica, con la Bibbia in mano ai fedeli.

Prima non era per tutti. Consegnarla alla gente veniva considerato pericoloso. La stessa santa Teresina poteva leggere solo i passi della Bibbia copiati dalla superiora. Un’altra grande svolta è il passaggio della concezione della Chiesa da società perfetta a popolo di Dio, popolo di santi e di peccatori.

Questa sulla bibbia pericolosa in mano alla gente è una accusa dei protestanti che il teologo Gennari (e non solo lui) fa sua, ma è vero? La chiesa non ha mai impedito la lettura della bibbia, tanto è vero che la tradusse con San Girolamo in latino mettendola a disposizione di tutti coloro che sapevano leggere. La chiesa incoraggiava la lettura della bibbia, molti santi, invitando i fedeli a leggere, meditare e pregare con le sacre scritture testimoniano questa verità. Se nei conventi accettavano solo novizie che sapevano leggere, (ad esempio Santa Caterina Labouré in quanto analfabeta, fece fatica ad essere accettata come novizia) ci sarà un motivo, non penso che le volessero istruite per leggere romanzetti rosa.
La bibbia è da leggere con la chiesa, come insegna San Pietro nella sua Lettera (2Pietro 1,20-21).
Il cattolicesimo antico e medievale non nutriva particolari timori riguardo la lettura privata della Bibbia, ma, come ovunque nel mondo e nelle varie culture dell'epoca, gran parte della popolazione era analfabeta. Inoltre, un manoscritto era un costo che non tutti potevano affrontare, ed era molto dispendioso pure produrli. Si potrebbe obbiettare che dovere della chiesa era istruire ed insegnare a leggere, cosa che ha fatto; ma non come l'uomo moderno vorrebbe che avesse fatto; ma questo è assurdo, non si può giudicare con i nostri parametri moderni. Ripeto, in quale epoca passata e in quale cultura il popolo è stato sistematicamente istruito come pretenderebbe il pensiero moderno? In nessuna! Se ci pensiamo, nemmeno in questa nostra epoca moderna, visto che si parla di analfabetismo funzionale e di ritorno. Dobbiamo pure ridimensionare oppure sfatare, la convinzione che sia stato merito del protestantesimo, con la sua libera interpretazione delle scritture, l'aver diffuso l'alfabetismo. Ricordo una tarsmissione su radio rai tre (per cui non proprio filo cattolica) uno studioso dimostrava, dati alla mano, che l'alfabetizzazione è questione di benessere socio-economico e non religioso. A supporto di questo citava le percentuali di alfabetizzazione delle zone ricche del nord Italia cattolico equiparabili alle zone ricche della Germania protestante, viceversa le zone povere della Germania protestante avevano un grado di analfabetizzazione paragonabile alle purtroppo più numerose zone povere dell'Italia cattolica. Da vedere pure la ricerca storica a livello europeo portata avanti dalla Rijksuniversitaeit Groningen, l'Università di Groningen (università olandese quindi protestante)

Sabrina Corbellini: La lettura e la diffusione della Bibbia in volgare nel tardo Medioevo

in cui si dimostra che molto prima di Lutero chiunque poteva leggere la Bibbia nella propria lingua. Adesso mi aspetto strali da molti cosidetti laureati perché hanno imparato a memoria l'esatto contrario, che la chiesa proibiva, che la chiesa è oscurantista, che la chiesa...
La Bibbia Alfonsina in lingua spagnola è del 1280. Quella a cura di John Rellach in lingua tedesca è del 1450. Nel 1471, vide la luce la prima edizione a stampa di una Bibbia in lingua italiana, tradotta dal monaco camaldolese Nicolò Malermi. Quella in francese di Jacques Lefèvre d'Étaples è del 1528. La Bibbia di Reims, in inglese, è del 1609. Se la chiesa vietava la lettura nelle lingue nazionali perché permettere queste traduzioni?
La chiesa a partire dalla riforma protestante con la falsa traduzione in tedesco di lutero, si è irrigidita, forse, esageratamente per troppa prudenza e vietava la lettura di quelle bibbie protestanti tradotte, o meglio, tradite in lingua volgare. Ma certi divieti devono essere letti nell'ottica del tempo e non con la mentalità di oggi.
Tornando al nostro teologo Gennari, afferma che la stessa Santa Teresina poteva leggere solo i passi copiati dalla superiora. Ma è la stessa santa che diceva: "Appena do un'occhiata al Santo Vangelo, subito respiro i profumi della vita di Gesù e so da che parte correre..." (Ms C, 36v-37r)? Ma allora almeno il Santo Vangelo lo leggeva! Leggeva Giovanni della Croce, l'Imitazione di Cristo.... e poi non aveva pure lui, il Gennari, affermato che nei testi di Santa Teresina vi sono più di mille citazioni bibliche?
Ho tra le mani "Gli Scritti" di Santa Teresa di Gesù Bambino editi dalla OCD, vado all'indice delle citazioni bibliche e vedo che su 46 libri dell'antico testamento ci sono diverse citazioni di brani tratti da 23 libri dell'A.T. Sui 27 libri del nuovo testamento ci sono molte citazioni di brani tratti da 14 libri del N. T. Quindi si parla solo di quei brani che lei cita nei suoi testi e lettere, e non di tutto quello che lesse o sentì, o "rubò" dalla superiora, che sicuramente erano di più.
Possiamo dire che santa Teresina era una gran copiona, oppure che l'accesso alla bibbia non era poi così difficile?
Oppure possiamo dire che leggere la bibbia non è così essenziale per divenire dottore della Chiesa? Lei, difatti, si affidava a Colui che "dottore dei dottori, per ammaestrare le anime non ha bisogno né di libri né di dottori".
Difatti Gesù non scrisse mai nulla!
D'altra parte con la bibbia in mano i protestanti non si fecero scrupolo di compiere guerre, stragi, e genocidi come quello dei nativi americani, o il traffico di schiavi dall' Africa all'america, l'apartheid in sud Africa, gettare bombe atomiche su civili inermi a guerra praticamente finita...


E poi la scelta del dialogo.

Prima vigeva il principio secondo cui la Chiesa si salva soltanto chiudendosi in sé stessa. Una tesi formalizzata per esempio dal cardinale Siri, ma si pensi anche alla accuse contro lo “scatafascio del Concilio” di monsignor Pier Carlo Landucci che era maestro di spiritualità della diocesi di Roma. Si condannava la prospettiva di una Chiesa che non si difende più ma si apre al mondo.

Prima vigeva il principio che la chiesa non è del mondo, ed è salva grazie a Gesù Cristo, ed è chiamata a portare la salvezza di Gesù Cristo predicando e praticando il Santo Vangelo in tutta la terra, non ammiccando con il mondo e aprendosi ad esso ed alle sue false idee. Penso che Siri esprimeva questo concetto. Mons. Pier Carlo Landucci fu profeta definendo il concilio "scatafascio". Oggi lo scatafascio della chiesa è sotto gli occhi di tutti, sfido chiunque a negarlo. Prova ne è una chiesa che si vergogna di annunciare Cristo con la predicazione e la missione, con un rito sempre più blasfemo e sacrilego. Questa chiesa è la chiesa forgiata dal concilio vaticano II, sebbene nonostante tutto questo disastro apparentemente vittorioso vediamo pure che Gesù Cristo non l'ha abbandonata, merito Suo e di coloro che gli obbediscono se in tutti questi 62 anni dal nefasto concilio vi sono stati esempi di santità tra il clero e i fedeli, che disobbedendo al clero-giuda e alle loro innovazioni eretiche, hanno ascoltato lo Spirito Santo facendo la volontà dell'Eterno Padre, cercando di ricostruire quello che continuano a demolire così alacremente i novatori, oggi cappeggiati dal vescovo di Roma (tra)vestito di bianco, che ha ridotto la chiesa in macerie.
Possiamo capire l'euforia del clero sonnolente che dopo il Concilio in preda all'ubriacatura delle novità, non riusciva a vederne le storture, ma oggi, quando possiamo constatare i frutti prodotti dalla pastorale conciliare, non si può essere ancora così sprezzanti verso chi ci metteva in guardia dai novatori e dal loro modernismo eretico.


Piste nuove e tanti cammini rinnovati nel profondo.

Un’altra grande svolta riguarda la libertà di coscienza che Gregorio XVI nella “Mirari vos” aveva bocciato come “deliramentum” (“delirio”).

La libertà di coscienza è deliramentum quando non è retta! Anche Adolf Hitler, Iosif Stalin, Pol Pot, agivano in libertà di coscienza. La Chiesa insegnava a formarsi una retta coscienza conformata ai comandamenti e agli insegnamenti di Gesù Cristo e poi discernere e agire in base ad essa che è il primo di tutti i vicari di Cristo. Oggi va di moda il sentimentalismo e il "sono quello che sono", per cui si fraintende l'agire in libertà di coscienza che non è il faccio quello che voglio, in base ai miei sentimentalismi, come pare intendere la nuova dottrina vaticanosecondista.

D’altronde ad annunciare l’avvio di una stagione di grandi cambiamenti era stato lo stesso Giovanni XXIII che nell’allocuzione di apertura del Concilio aveva detto che la Chiesa, nel correggere gli errori, anteponeva al rigore la medicina della misericordia.

Misericordia senza venir meno alla fedeltà alla dottrina. Il Papa sottolineava che non è la dottrina a cambiare ma siamo noi che capiamo sempre meglio il Vangelo.

Ora, commentando questa risposta, non voglio sostenere che prima del concilio nella chiesa erano tutte rose e fiori, e non aveva bisogno di una ripulita ed una raddrizzata, ma non venitemi a dire che la chiesa conciliare è meglio della chiesa pre-conciliare.
Dunque prima del concilio i cattolici non avevano capito bene il vangelo? Gettiamo alle ortiche come fosse roba vecchia, tutti i martiri, i santi, i dottori della chiesa, tutti i confessori, tutta la teologia e filosofia prodotta dalla chiesa pre conciliare perché, tanto, non avevano compreso bene il vangelo, insegnando la medesima dottrina e teologia fino al vaticano II? Hanno compreso tutto loro, oggi dopo più di 2000 anni. E l'hanno talmente compreso che stanno cambiando proprio la dottrina e la teologia e pure le sacre scritture, con la scusa della misericordia, o meglio della misericordina, per conformarla alle idee del mondo moderno e alle sue mode.
Eccola qui l'immancabile "misericordia" del Vaticano II e di Francesco: una misericordia senza Verità, senza richiesta di conversione, che accoglie anche chi non vuole essere accolto e nemmeno gli interessa, perché se gli importasse dovrebbe rinunciare al peccato, alle seduzioni del male, a satana. Altro che misericordia senza cambiare dottrina. Con questa pastorale inevitabilmente si cambia anche la dottrina. Si è cambiata la dottrina! Pur di accogliere negano il comandamento, e la neccessità del ravvedimento. Che cos'è questo se non Modernismo? Ricordo che, il modernismo è eresia condannata infallibilmente da San Pio X. Non prendiamoci in giro, questo atteggiamento ha inevitabilmente cambiato e sta cambiando la dottrina e la teologia come dimostra il sinodo sulla chiacchiera ehm... volevo dire sulla sinodalità, che ci porterà ad una chiesa ulteriormente stravolta e rivoluzionata, tanto da non più riconoscerla. La chiesa di Gesù Cristo, giungerà ad essere irriconoscibile e noi fedeli dovremmo vivere, come il divin Maestro, fino alla feccia questa passione, morire e poi risorgere. Gesù quando tutto sembrerà perduto interverrà.


Guardando alle similitudini con l’oggi, il Concilio, come noto, si apriva in una stagione segnata dalla crisi missilistica di Cuba.

E Giovanni XXIIII nella Pacem in terris disse che la guerra in era atomica era «fuori dalla ragione: aliena a ratione». Quando papa Francesco dice che la guerra è un pazzia, cita quell’enciclica.

Francesco erede di Giovanni XXIII. La guerra è pazzia... che pensiero profondo...
Il ruolo di Roncalli nella crisi di cuba, per me (giudizio storico personale e opinabile) è stato enfatizzato; più che storia si entra nel mito agiografico.

Cito da Wikipedia (...lo so non è il massimo delle fonti...):
La crisi dei missili cubani venne risolta in gran parte grazie all'accordo segreto tra John Kennedy e Nikita Chruščëv. Al tempo solo nove funzionari statunitensi ne erano a conoscenza, ed esso venne riconosciuto ufficialmente per la prima volta in una conferenza a Mosca soltanto nel gennaio 1989 dall'ambasciatore sovietico Dobrynin e dal consigliere Ted Sorensen. La rimozione dei missili Jupiter dall'Italia e dalla Turchia iniziò il 1º aprile del 1963 e fu completata entro il 24 aprile successivo. I piani iniziali furono quelli di riutilizzare i missili per altri programmi, ma né la NASA né l'aeronautica furono interessate. Pertanto i missili vennero distrutti sul posto mentre le testate, i sistemi di guida e le attrezzature di lancio vennero riportate negli Stati Uniti.

Penso che si sia venduto al mondo, al popolino, la favola della telefonata (richiesta tra l'altro da Kennedy, quindi non è iniziativa vaticana) di Giovanni XXIII che, secondo la narrazione, avrebbe smosso i cuori dei politici. La messa in scena aveva lo scopo di dare un motivo "romantico" per la stampa e l'opinione pubblica, al retrocedere della crisi senza dover rivelare le vere ragioni e gli accordi stipulati, salvando la faccia di entrambi i contendenti: nessuno di loro ha ceduto alla forza dell'altro, ma hanno entrambi ascoltato la "predica" del papa-bbuono, e giustificare così il retrocedere dello scontro, fermando l'inasprimento della crisi che poteva sfociare in una guerra che nessuno voleva iniziare per varie ragioni di opportunismo politico, facendo pure la bella figura delle persone di buona volontà. E noi dovremmo credere che dei politicanti, notoriamente cinici, si fanno scrupoli per una telefonatina? Mah!
Prendiamo ad esempio gli appelli di Benedetto XV contro la prima guerra mondiale li ha ascoltati qualcuno? No!
Hanno fermato qualcuno gli appelli di Giovanni Paolo II contro la guerra in Iraq? No! Nessuno li ha ascoltati.
Vogliamo citare pure i pigolii innascoltati di Francesco contro le attuali guerre. Ciò dimostra che se fu "ascoltato" Giovanni XXIII, lo fu solo perché faceva parte del copione da loro scritto.


Il Concilio, forza grande che ha smosso tante situazioni.

E che ancora deve muoverne. Si pensi che il progetto dello schema 13 , quello che poi ha dato origine alla Costituzione pastorale cominciava con le parole Angor et orror, cioè angoscia e paura che Paolo VI volle cambiare in Gaudium et spes, gioia e speranza. Esattamente il contrario.

Visto l'esito del concilio possiamo dire che siamo nell'angoscia e nella paura vedendo una chiesa tanto sfigurata e in crisi. Il concilio ha smosso tante situazioni e il sinodo sulla sinodalità è una conseguenza di questa "smossa". Gli stessi pontefici conciliari riconoscono che dopo il Vat. II la chiesa è entrata in crisi. Paolo VI parla di fumo di satana entrato dalle finestre che lui ha aperto al mondo, parla di inverno al posto della primavera auspicata.
L'allora Card. Ratzinger nel 1984, quando era prefetto della congregazione della dottrina della fede parla di risultati del concilio che sembrano crudelmente opporsi alle attese di tutti; ci si aspettava una nuova unità cattolica, si è invece andati incontro ad un dissenso passato dall'auto critica all'autodistruzione, ci si aspettava un balzo in avanti, e ci siamo trovati di fronte ad un processo di decadenza, che si è sviluppato in larga misura sotto il segno del concilio, bilancio negativo quindi!
Giovanni Paolo II nel 1981 parla di smarrimento dei cristiani, dice che dopo il concilio bisogna ammettere che si sentono confusi, perplessi, delusi a causa delle vere e proprie eresie sparse a piene mani in campo dogmatico e morale.


Ma la più grande eredità del Concilio qual è?

La chiamata di tutti alla santità, la distruzione dei muri. Il sì totale detto in nome di Dio all’umanità, che è da redimere non da condannare o da “giudicare”. Anche in questo senso Francesco è il Papa più conciliare.

Qui la frase più vera dell'intervista: Francesco è il Papa più conciliare.
La chiamata di tutti alla santità parte dal concilio? È una richiesta costante della chiesa e da sempre predicata. Ha sempre invitato tutti all'imitazione di Cristo, cioè alla santità.
Il sì totale all'uomo significa antropocentrismo anziché Cristocentrismo, ovvero tradimento di Dio e di conseguenza dell'uomo.
La distruzione dei muri è invasione del peccato!


Siamo partiti da Gennari chierichetto, ma il vostro compito di seminaristi non si esaurì lì durante il Concilio.

Eravamo presenti ogni giorno: aiutavano i vescovi secondo le loro necessità. Inoltre abbiamo fatto da scrutatori alle elezioni delle Commissioni interne. Ricordo un giorno il cardinale Joseph Frings arrivare accompagnato da un giovanotto biondo, Joseph Ratzinger, che aveva già la fama di rinomato progressista.

I chierichetti scrutatori? Ecco perché fu così facile imbrogliare le carte. Tra guasti "tecnici" che facevano funzionare solo i pulsanti del "Sì" per le approvazioni delle proposte dei novatori, i soprusi dei modernisti che spegnevano i microfoni ai cattolici, l'ostracismo di Paolo VI per privilegiare le tesi moderniste e portare avanti la rivoluzione, e i piccoli chierichetti scrutatori, imbrogliare e imporre le novità fu come rubare caramelle ai bimbetti. Così il sogno massonico di una chiesa che marci sotto le insegne massoniche pensando di marciare ancora sotto quelle pontificie si è perfettamente realizzato.

Ma in che cosa l’applicazione del Concilio è maggiormente in ritardo?

Direi che l’educazione nei Seminari ha segnato il passo per cui si sono svuotati con la figura del prete diventata evanescente. Ecco perché la scelta dei poveri fatta da papa Francesco e le immagini di Chiesa in uscita o come ospedale da campo sono molto importanti. Se un presbitero non testimonia una presenza che va nel profondo della vita riuscendo a dare insieme gioia e speranza, si riduce ad amministratore di cerimonie o, peggio ancora, di tariffe.

In verità è dopo il concilio che i seminari si svuotano, e con il cambio di teologia sforna sacerdoti solo amministratori. Si sono svuotati pure i conventi e molti sacerdoti hanno lasciato la loro vocazione. Pure molti fedeli hanno abbandonato la chiesa. Per non parlare delle conversioni di protestanti e degli ebrei che fiorivano prima del concilio e dopo di esso crollarono drasticamente a zero e pure molti cattolici uscirono dalla chiesa, interrompendo la trasmissione generazionale della fede.
Per cui si dovrebbe fare il contrario di come sono stati gestiti i seminari dopo il concilio, e tornare alla Tradizione, visto che a quanto pare i seminari di Lefebvre sono pieni di vocazioni.
L'idea di chiesa come ospedale da campo, di chiesa in uscita, è il fallimento della chiesa. Mi spiego: la chiesa deve formare "medici", deve formare "milizia" che operi per conto di Cristo, non deve essere struttura, non deve essere una ONG. Se la chiesa avesse formato cristiani veri che aiutano il bisognoso che gli è prossimo; se la chiesa avesse formato cristiani militanti capaci di testimoniare con opere e battaglie la loro fede per convertire e liberare i fratelli caduti negli inganni del mondo, se la chiesa avesse istruito i fedeli per saper combattere contro le falsità del mondo e le sue ideologie, (anziché aprirsi ad esso) avrebbe fatto il suo dovere. Invece vogliono una chiesa struttura, una chiesa ONG, con i suoi funzionari/sacerdoti ridotti ad essere solo delle neanche tanto efficenti "Marte", dalla fede e spiritualità ben nascosta e non testimoniata, per non essere accusati di fanatismo bigotto e proselitismo. La chiesa del vaticano II ha lasciato i fedeli, con la scusa del dialogo, in mano ai profeti del mondo che hanno intaccato e annacquato la loro fede, riducendoli a malati cronici bisognosi di ricoveri "ospedalieri", perennemente ricoverati in ospedali da campo, dove il clero smania di "assisterli" non guarendoli per lasciarli nella loro schiavitù spirituale, altrimenti il loro ruolo di Marte finirebbe.
Sulle "tariffe" chiediamo ai fedeli della chiesa tedesca che se non pagano il pizzo sono scomunicati. Perché la chiesa del vaticano II non obbliga il clero tedesco tanto vaticanosecondista a rinunciare a questa ricchezza estorta con il ricatto ai loro fedeli, per essere povera e serva?
Ancora una volta i rappresentanti della chiesa conciliare, non vogliono vedere la realtà, ma si ostinano a leggerla con le lenti distorte della loro ideologia e vedono ciò che esiste solo nella loro fantasia. In quegli anni difatti si voleva la fantasia al potere.

Conclusione:

Nonostante che con Bergoglio c'è una accellerazione alla dissoluzione della Chiesa il problema esplode con il concilio Vaticano II.
Santa Maria chiedeva a Fatima di rivelare i suoi messaggi prima del 1960, segreti anticipati a mio avviso nelle apparizioni a La Salette:
Roma perderà la fede...
Quando Gesù Cristo tornerà troverà la fede sulla terra?

Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere queste mie riflessioni fino a qui.
Mario Angheran
Lo spretato..
warrengrubert
Sì, lo spretato... Che però è perfettamente in linea con il pensiero teologico del 99% dei sacerdoti e teologi oggi in attività... Quindi...