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zagormau
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Serenità, tranquillità e pace, sono l'espressione vera ed esterna della nostra fede. COME UN MARE IN BURRASCA 23 febbraio 1978 Figli, quanto è caro al mio cuore trattenermi con voi. Voi siete gli …Altro
Serenità, tranquillità e pace, sono l'espressione vera ed esterna della nostra fede.

COME UN MARE IN BURRASCA

23 febbraio 1978

Figli, quanto è caro al mio cuore trattenermi con voi.
Voi siete gli amici che desidero mettere a parte delle mie pene e delle mie gioie, siete le anime predilette che desidero avviare alla perfezione.
Non perché gli altri non vi siano chiamati, ma perché voi, corrispondendo alla chiamata, mi date modo di chiedervi qualche cosa di più.
Sì, figli, mentre il mondo sembra essere sommerso dalle ondate di male che si fanno sempre più potenti, voi dovete essere coloro che, con la preghiera e con la santità della vostra vita, implorano misericordia.
Ricordate il fatto evangelico? Io ero sulla barca con alcuni apostoli e dormivo a poppa della piccola imbarcazione, quando si levò un potente vento che sembrava volerci tutti travolgere. Io avevo avvertito la situazione grave; desideravo però che i miei amici traessero da questo fatto un insegnamento: volevo essere chiamato e volevo che imparassero ad aver fiducia in me.
Quando si videro perduti, mi scossero gridando: «Signore, salvaci, noi periamo!». «Che cosa temete?», risposi io. «Non sono io con voi? Gente di poca fede!». Poi comandai alle onde e si fece grande bonaccia.
Anche il mondo oggi è come un mare in burrasca: la violenza, le guerre di nazioni contro nazioni, rendono difficoltoso il vivere e fanno temere catastrofi anche più gravi.
Che cosa dovete fare? Il vostro grido dev'essere ancora come quello degli apostoli: «Signore, salvaci! Noi periamo».
Io esigo però da voi quella serenità e tranquillità e pace che sono l'espressione vera ed esterna della vostra fede.
«Signore, salva le anime», dovete dire, e, siccome le anime si salvano col sacrificio e col sangue, dovete esser pronti ad offrire i vostri sacrifici e le vostre sofferenze per coloro che devono essere salvati.
Ricordate, figli, che la vostra preghiera è portata dagli angeli davanti al trono di Dio, proprio come vide in una visione Giacobbe. Dal cielo poi discendono i favori. Le conversioni sono i favori più importanti e, per ottenerle, occorre appoggiare le preghiere alla croce.
La croce qualche volta si chiama sofferenza fisica, altre volte si chiama martirio del cuore o sofferenza morale, altre ancora la sofferenza spirituale nel vedere la vostra incapacità a vincere le vostre debolezze e ad essere migliori, ma è sempre croce.
Una croce, portata forzatamente e non appoggiata alla preghiera, perde la sua potenza. Una croce, portata con gioia e unita alla mia, una croce, non accompagnata da continue lamentele e da richieste di
commiserazione, diventa onnipotente sul cuore di Dio.
Soltanto così si cammina per la via della santità e si diventa i parafulmini delle famiglie e della società.
Vi sono sofferenze morali, che le anime a me care dovrebbero custodire nel loro cuore con fede e con fiduciosa speranza. Io risiedo nelle anime in grazia e conto le ore e i minuti trascorsi con queste sofferenze nel cuore e li valorizzo in modo infinito e meraviglioso.
Solo la fede e l'amore possono rendere capaci di eroismo.
Qualche volta, soffrire di nascosto prende il nome di dignità; io lo chiamo santità, e chiamo miei amici coloro che sanno farlo, anche se, agli occhi del mondo, non vi è in essi nulla di appariscente. Pur essendo le pene del loro cuore ferite profonde che lo fanno sanguinare, all'esterno essi non manifestano che un sorriso dolce che incoraggia gli altri a confidare le proprie pene.
Figli, avete tutti una croce o più croci. Io vi prego di amare queste croci, se non volete sentirne il peso, e vi prego di non farne pubblicità, ma di offrirle al Padre, perché i bisogni si fanno sempre più impellenti. Il mondo si salva soltanto e sempre con la croce.
Ed ora, mentre l'offerta della vostra preghiera rende realtà la visione di Giacobbe anche per voi, dica ciascuno come lui: «Veramente in questo luogo c'è il Signore».
Giacobbe, del sasso su cui aveva posato il capo per dormire, fece una stele che unse di olio e che doveva ricordare a tutti la presenza di Dio.
Ebbene, voi individualmente e collettivamente, fate della vostra croce quella stele che, rivolta al cielo, bagnata dalle vostre lacrime, richiami la misericordia di Dio sull'umanità.

GESÙ NOSTRO MAESTRO 9. Mamma Carmela.

Cenacolo della Divina Misericordia