Lettera Pastorale del Card. Siri. Il Contenuto della Festa di Pentecoste. Essa porta il ricordo della prima Pentecoste cristiana di cui abbiamo la minuta e precisa descrizione nella Sacra Scrittura, …Altro
Lettera Pastorale del Card. Siri. Il Contenuto della Festa di Pentecoste.

Essa porta il ricordo della prima Pentecoste cristiana di cui abbiamo la minuta e precisa descrizione nella Sacra Scrittura, al capitolo 2 degli Atti degli Apostoli. Allora accadde questo: l'azione mirabile e santificatrice dello Spirito Santo annunciata da Gesù (Vangelo di Giovanni 7, 37), come interiore ed elevante influsso per purificare, illuminare, sostenere e nobilitare l'anima degli uomini, si attuò in modo straordinariamente intenso sui fortunati ospiti del Cenacolo a soli dieci giorni di distanza dalla Ascensione del Signore, venne accompagnata esternamente da prodigi straordinari e capaci di commuovere tutta Gerusalemme, ebbe negli Apostoli portata ed efficacia risolutiva. Essi ne uscirono spiritualmente trasformati e per sempre confermati in quella forza, sapienza e virtù, pur necessaria al compimento della loro missione. Agli inizi, dinnanzi ad un mondo avverso od indifferente, che doveva essere persuaso, questi fatti erano necessari e Dio li ha compiuti. In realtà prodigi molto simili a quello della Pentecoste ed anche molto più vari nelle loro manifestazioni (doni carismatici) accompagnarono, come la Sacra Scrittura fa fede, almeno tutta la prima epoca apostolica.

Nel giorno della Pentecoste si attuò pienamente dal punto di vista esecutivo il piano predisposto da Gesù per la Sua Chiesa: in quel giorno Pietro si presentò esternamente come corifeo e Capo, gli Apostoli con Lui diedero principio deciso alla loro missione.

La Chiesa fu pienamente in atto nel giorno della Pentecoste. Essa, in quel primo giorno, mostrò attraverso i prodigi operati da Dio esternamente - il vento impetuoso, lo scotimento, le lingue di fuoco ed il dono delle lingue - quale e quanta fosse la sua realtà interiore, che sarebbe sempre durata fino alla fine dei tempi, anche quando la sua storia dovesse camminare colle ordinarie e persino dimesse apparenze dei fatti umani.

Fin qui il ricordo.

Ma c'è ben altro oltre il ricordo. La Pentecoste continua e questo suo continuare è insieme la pagina più vera e profonda della storia ecclesiastica ed il risolutivo profondo della vita spirituale di ogni uomo.

Infatti la illuminazione delle anime e la loro santificazione, quella che si attua in ogni momento, è stata da Gesù attribuita all'opera dello Spirito Santo. Il tocco divino che risolve nel loro intimo tenebre e debolezza, sicchè si innalzino verso l'ultimo fine è dello Spirito Santo. Questo tocco ha momenti grandi in occasione del Battesimo, soprattutto nella Santa Cresima, nel conferimento del Sacramento dell'Ordine, col quale per i diversi gradi si conferisce via via la sacra potestà. Nella Cresima, poi, la Pentecoste diventa interiormente il fatto personale di tutti i cristiani.

La Pentecoste è una attuale realtà. La ignoranza religiosa l'ha resa sconosciuta ai più. Così la storia degli uomini, oscurata, nella sua pagina divina realissima, diventa logicamente, non se ne lagnino i colpevoli, una storia di illusioni, di disinganni e di tristezze sotto l'incubo feroce della morte.

La Pentecoste ci raccoglie nella ammirazione e nella adorazione del suo Protagonista: lo Spirito Santo, la Terza Persona della Triade Augusta nella divina perfetta Unità. Essa raggiunge Dio nel Mistero più alto. Questo dona alla Pentecoste una solennità contemplativa, una luminosità trascendente che ha persino naturale cornice nel trionfo di Primavera alla vigilia della Estate.

Lo Spirito Santo viene qualificato pure: l'Eterno Amore.

Basta pronunciare questa parola per intendere di quali sublimi nostalgie sia greve la realtà della Pentecoste.

(dalla Lettera Pastorale del Card. G. Siri "La Pentecoste" per la Quaresima 1957)
Mario Sedevacantista Colucci condivide questo
N.S.dellaGuardia
Consiglio a tutti la lettura di questa bellissima e commovente raccolta di lettere del Cardinal Siri ai suoi sacerdoti genovesi:
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