Il politicamente corretto e la schiettezza cristiana.
Il Cristianesimo non ha conosciuto alcun “politicamente corretto”, sia perché si è sviluppato in un’era in cui tale invenzione non esisteva, sia perché il suo fine è la salvezza dell’umanità decaduta, ossia ammalata da molteplici passioni. Cristo è l’esempio dell’uomo al di sopra di tali passioni al quale il semplice cristiano sa di poter tendere. Ma, perciò stesso, ha bisogno d'individuare qualsiasi situazione di decadimento attorno a sé chiamandola con il suo nome, non per discriminare ma per definire. Similmente, l’ammalato non va dal medico per essere discriminato in quanto tale ma per individuare la sua malattia e poter guarire. Perciò, il medico distingue chiaramente tra la persona che visita e la malattia da essa posseduta.
La Chiesa si è sempre mossa in tale prospettiva. La cultura dell’Occidente europeo odierno si è talmente allontanata da quella tradizionale ecclesiale da sovrapporre e identificare una passione umana con l’uomo che la possiede. In tal modo, si parla di “gay”, ossia di un uomo che s'identifica totalmente con una passione omoerotica, senza capire che l’uomo, in quanto tale, è una realtà assolutamente superiore a tutte le sue passioni e può trascenderle tutte.
Un vescovo che mostra a tutto il mondo di apprezzare la “cultura gay” e di “aprire” la Chiesa ai gay, si muove nella stessa direzione di chi pensa che “essere gay” è onorevole ed esplicativo.
Se, in nome della tradizionale cultura cristiana, si critica l’atteggiamento di un tal vescovo, è inevitabile l’insorgenza di persone che, scandalizzate, lo difendano. Oramai questo succede spesso anche dentro la Chiesa il che dimostra fino a che punto è penetrato il “politicamente corretto”.
La questione gay è solo un esempio tra tanti ma è certamente molto corrente e indicativa: il “politicamente corretto” imbavaglia immediatamente chi non la pensa allo stesso modo e vieta di fatto al Cristianesimo di essere se stesso. Oggi stiamo assistendo ad uno dei più grandi imbrogli mai visti nella storia dell’umanità: in nome della “dignità umana” oramai nessuno dev'essere criticato e ciò che un tempo era considerata una malattia (una passione disordinata) ora è identificata tout-court con l’uomo stesso. Cristo e l’umanità da lui mostrata, diviene storia relegata al passato e non serve neppure combatterlo apertamente.