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Meditazione alfonsiana: Maria soccorre i suoi devoti nel purgatorio.

[foto da wikimedia.org]

Le glorie di Maria
CAPITOLO VIII. – Et Iesum benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exsilium ostende.

§ 2. – Maria soccorre i suoi divoti nel purgatorio.


Troppo felici sono i divoti di questa pietosissima Madre, poiché non solo in questa terra sono da lei soccorsi, ma anche nel purgatorio son dalla sua protezione assistiti e consolati. Anzi essendo quelle anime più bisognose di sollievo, mentre ivi son più tormentate, né possono aiutarsi da loro stesse, molto più ivi questa Madre di misericordia s’impiega in soccorrerle. Dice S. Bernardino da Siena che in quella carcere d’anime spose di Gesù Cristo, Maria ha un certo dominio e plenipotenza, così per sollevarle come anche per liberarle da quelle pene: B. Virgo in regno purgatorii dominium habet (Serm. 3, de Nom. Mar., a. 2, c. 3).

Ed in quanto per prima al sollevarle, lo stesso santo applicando quelle parole dell’Ecclesiastico: In fluctibus maris ambulavi (cap. 24), soggiunge: Scilicet visitans et subveniens necessitatibus et tormentis devotorum meorum, quia filii sunt (S. Bern. Sen., loc. cit.). Dice S. Bernardino che le pene del purgatorio si chiamano flutti, perché sono transitorie, a differenza delle pene dell’inferno che non passano mai. E si chiaman flutti del mare, perché son pene molto amare. Da queste pene afflitti i divoti di Maria sono spesso da lei visitati e sovvenuti.

Ecco dunque quanto importa, dice il Novarino, l’esser servo di questa buona Signora; poich’ella non sa di loro scordarsi, allorché patiscono in quelle fiamme. E benché Maria soccorra tutte quell’anime purganti, nulladimanco sempre ottiene più indulgenze e sollievi a’ suoi divoti: Vide quam referat Virginem colere, cum cultorum suorum in purgatorii flammis exsistentium non obliviscatur. Et licet omnibus opem et refrigerium ferat, id tamen praecipue erga suos praestat (Nov., Virg. Umb., c. 15, Exc. 86).

Rivelò questa divina Madre a S. Brigida e le disse: Io son la madre di tutte l’anime che stanno in purgatorio, mentre tutte le pene ch’esse meritano per le colpe commesse in vita, in ogni ora – mentre ivi stanno – per le mie preghiere sono in qualche modo mitigate: Ego mater omnium qui sunt in purgatorio, quia omnes poenae quae debentur illis pro peccatis suis, in qualibet hora propter preces meas quodammodo mitigantur (Lib. 4, Rev., c. 138).

Non isdegna la pietosa Madre alle volte anche di entrare in quella santa prigione per visitare e consolare quelle afflitte sue figlie. Profundum abyssi penetravi, ella dice, come sta ne’ Proverbi al capo 49, e l’applica S. Bonaventura, aggiungendo: Abyssi, idest purgatorii, adiuvans illas sanctas animas: Io ho penetrato il fondo di quell’abisso, cioè del purgatorio, per sollevare colla mia presenza quelle anime sante. Maria bona, disse S. Vincenzo Ferreri, exsistentibus in purgatorio; quia per eam habent suffragium (Serm. 2, de Nat.). Oh quanto è cortese e benigna la S. Vergine a quei che penano in purgatorio, poiché per suo mezzo essi ricevono continui conforti e refrigeri!

E qual’altra è la lor consolazione in quelle pene, se non Maria e ‘l soccorso di questa Madre di misericordia? Intese S. Brigida un giorno così dire da Gesù alla Madre: Tu es mater mea, tu mater misericordiae, tu consolatio eorum, qui sunt in purgatorio (Lib. 1 Rev., 16). E la stessa B. Vergine disse a S. Brigida che conforme un povero infermo, stando afflitto ed abbandonato in un letto, si sente ricreare da qualche parola di sollievo; così quell’anime si sentono consolare in udire solamente il suo nome: Qui sunt in purgatorio gaudent, nomine meo audito, quemadmodum aeger iacens in lecto, cum audit verbum solatii (Ap. B. Dion. Cart., l. 3, de laud. V.). Il solo nome dunque di Maria – nome di speranza e di salute – che spesso invocano in quel carcere quelle sue figlie dilette, è per esse un gran conforto.

– Ma poi, dice il Novarino, l’amorosa Madre al sentirsi da loro invocare, aggiunge le sue preghiere a Dio, da cui soccorse quelle anime, restano come da una celeste rugiada refrigerati i loro grandi ardori: Virginis nomen illarum poenarum refrigerium est. Addit Virgo preces, quibus veluti supero quodam rore cruciatus illì magni mitigantur (Nov., cit. c. 15, Exc. 86).

Ma non solamente consola e sovviene Maria i suoi divoti nel purgatorio, ell’ancora gli sprigiona e libera colla sua intercessione. Sin dal giorno della sua gloriosa Assunzione, in cui si dice esser rimasto vuoto tutto quel carcere, totum purgatorium fuisse evacuatum, come scrisse Gersone; – e lo conferma il Novarino, dicendo rapportarsi da gravi autori che Maria stando per andare al Paradiso domandò questa grazia al Figlio, di potersi condurre seco tutte l’anime, che allora si trovavano nel purgatorio: Ferunt quippe bonae notae auctores Virginem in caelum ituram a Filio hoc petiisse, ut omnes animas, quae detinebantur in purgatorio, secum ad gloriam ducere posset (Cit. Exc. 86); – sin d’allora dice Gersone che la B. Vergine ebbe il possesso di tal privilegio di liberare i suoi servi da quelle pene.

E ciò l’asserisce anche assolutamente S. Bernardino il Senese, dicendo che la B. Vergine ha questa facoltà, col pregare e coll’applicare anche i suoi meriti, di liberare quelle anime dal purgatorio, e massimamente i divoti suoi: Abhis tormentis liberat B. Virgo maxime devotos suos (Serm. 3, de Nom. Mar., a. 2, c. 3). E lo stesso dice il Novarino, stimando egli che per li meriti di Maria non solo si rendono più dolci le pene di quell’anime, ma benanche più brevi, raccorciandosi per sua intercessione il tempo della loro purga: Crediderim omnibus qui in flammis purgantur, Mariae meritis non solum leviores fuisse redditas illas poenas, sed et breviores; adeo ut cruciatuum tempus contractum Virginis ope illius sit (Cit. Exc. 86). Basta ch’ella si presenti a pregare.

Riferisce S. Pietro Damiano (Lib. 3, ep. 10, et in ord. 50) che una certa donna chiamata Marozia, essendo già morta, apparve ad una sua commadre e le disse che nel giorno dell’Assunzione di Maria era stata da lei liberata dal purgatorio insieme con tante altre anime, che passavano il numero del popolo romano. Lo stesso asserisce S. Dionisio Cartusiano delle festività della Nascita e della Risurrezione di Gesù Cristo, dicendo che in tali giorni scende Maria nel purgatorio accompagnata da schiere d’angioli, e libera molte anime da quelle pene: Beatissima Virgo singulis annis in festivitate Nativitatis Christi ad purgatorii loca cum multitudine angelorum descendit et multas inde animas eripit. Etiam in nocte Dominicae Resurrectionis solet descendere ad purgatorium pro eductione animarum (S. Dion. Cart., serm. 2, de Ass.). E ‘l Novarino si fa a credere che ciò avvenga in qualunque festa solenne della S. Vergine: Facile autem crediderim in quocumque Virginis solemni festo plures animas ab illis poenis eximi (Nov., loc. cit.).

È ben nota poi la promessa che fece Maria al Papa Giovanni XXII, a cui apparendo gli ordinò che facesse sapere a tutti coloro i quali portassero il sacro scapulare del Carmine, che nel sabbato dopo la loro morte sarebbero liberati dal purgatorio. E ciò lo stesso pontefice, come riferisce il P. Crasset (tom. 2. Div. d. B.V., tr. 6, prat. 4), lo dichiarò nella Bolla che pubblicò; che fu poi confermata da Alessandro V, da Clemente VII, Pio V, Gregorio XIII, e Paolo V, il quale nel 1612, in una Bolla disse «Che ‘l popolo cristiano può piamente credere che la B. Vergine aiuterà colle sue continue intercessioni, co’ suoi meriti e protezione speciale dopo la morte e principalmente nel giorno del sabbato – consagrato dalla Chiesa alla stessa Vergine – l’anime de’ fratelli della confraternita di S. Maria del monte Carmelo, che saranno uscite da questa vita in grazia, ed avranno portato l’abito, osservando castità secondo il loro stato, ed avranno recitato l’Officio della Vergine: e se non han potuto recitarlo, avranno osservati i digiuni della Chiesa, astenendosi dal mangiar carne il mercoledì, eccettuato il giorno di Natale». E nell’Officio solenne della festa di S. Maria del Carmine si legge credersi piamente che la S. Vergine con amor di madre consoli i confratelli del Carmine nel purgatorio, e colla sua intercessione presto li conduca nella patria celeste: Materno plane affectu, dum igne purgatorii expiantur, solari, ac in caelestem patriam obtentu suo quantocius pie creditur efferre (In fest. S. Mar. de M. Carm., 16 iul.).

Le stesse grazie e favori perché non dobbiamo sperare noi ancora, se saremo divoti di questa buona Madre? E se con amore più speciale la serviremo, perché non possiamo sperare ancora la grazia di andare subito dopo morte al paradiso, senza entrare in purgatorio? secondo quel che la B. Vergine per frate Abondo mandò a dire al B. Godifredo (come si legge in Lib. de Gest. Vir. ill. sol. Villar.) con queste parole: «Di’ a fra Godifredo che s’avanzi nelle virtù, così sarà di mio Figlio e mio; e quando l’anima sua si partirà dal corpo, non lascerò che vad’in purgatorio, ma io la prenderò e l’offerirò a mio Figlio».

E se desideriamo dar suffragio alle anime sante del purgatorio, procuriamo di pregare la S. Vergine in tutte le nostre orazioni, applicando per quelle specialmente il SS. Rosario, che apporta loro un gran sollievo, come si legge nel seguente esempio.

Esempio.
Riferisce il P. Eusebio Nieremberg (Troph. Marian., l. 4, c. 29) come nella città d’Aragona vi era una donzella chiamata Alessandra, la quale, essendo nobile e bellissima, era amata specialmente da due giovani. Questi un giorno per gelosia di Alessandra azzuffatisi con armi si uccisero insieme tutti due. I parenti degli uccisi, sdegnati andarono ed uccisero la povera donzella, come cagione di tanto danno; e le tagliarono la testa e la buttarono in un pozzo. Dopo pochi giorni passa per quel luogo S. Domenico, ed ispirato dal Signore, si affaccia a quel pozzo e dice: Alessandra, esci fuori.

Ecco la testa dell’uccisa esce e si mette sopra l’orlo del pozzo e prega S. Domenico che la confessi. Il santo la confessa e poi le dà anche la comunione, a vista d’un immenso popolo ivi concorso per la maraviglia. Indi S. Domenico le impose che dicesse perché ella avea ricevuta quella grazia. Rispose Alessandra ch’ella quando le fu recisa la testa, stava in peccato mortale, ma che Maria SS., per la divozione del rosario da lei recitato, l’avea conservata in vita. Due giorni stette viva la testa su del pozzo a vista di tutti, e dopo andò l’anima in purgatorio.

Ma di là a quindici giorni comparve l’anima di Alessandra a S. Domenico bella e risplendente come una stella, e gli disse che uno dei principali suffragi che hanno le anime del purgatorio in quelle pene è il rosario che si recita per esse; e che le medesime subito che giungono in paradiso, pregano per coloro che l’applicano questa potente orazione. E ciò detto, vide S. Domenico salirsene tutta giubilante quell’anima fortunata al regno de’ beati.

Preghiera.
O regina del cielo e della terra, o Madre del Signore del mondo, o Maria, creatura la più grande, la più eccelsa, la più amabile, è vero che molti sulla terra non v’amano e non vi conoscono; ma vi sono tanti milioni d’angeli e di beati in cielo che v’amano e vi lodano continuamente. Anche in questa terra quante anime felici ardono del vostro amore e vivono innamorate della vostra bontà!

Ah vi amassi ancor io, Signora mia amabilissima! Oh pensassi sempre a servirvi, a lodarvi, ad onorarvi ed a procurare di vedervi amata da tutti! Voi avete innamorato un Dio, che colla vostra bellezza l’avete, per così dire, strappato dal seno dell’Eterno Padre, tirandolo in terra a farsi uomo e vostro figlio: ed io misero verme non sarò innamorato di voi? No, Madre mia dolcissima, anch’io vi voglio amare ed amare assai, e voglio far quanto posso per vedervi amata anche dagli altri. Gradite dunque, o Maria, il desiderio che ho d’amarvi, ed aiutatemi ad eseguirlo. Io so che i vostri amanti son troppo di buon occhio mirati dal vostro Dio.

Egli dopo la sua gloria altro più non desidera che la gloria vostra, in vedervi onorata ed amata da tutti. Da voi, Signora, io spero tutte le mie fortune. Voi mi avete da ottenere il perdono di tutti i miei peccati, voi la perseveranza; voi mi avete da assistere nella mia morte; voi mi avete da cacciare dal purgatorio; voi finalmente mi avete da condurre in paradiso. Tanto sperano da voi i vostri amanti e non restano ingannati; tanto spero ancor’io, che vi amo con tutto l’affetto e sopra ogni cosa dopo Dio.