Francesco I
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Un nefasto anniversario

3 aprile 1969: Paolo VI promulga una nuova messa che è «...un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino».

Ricorre oggi 3 aprile il nefasto anniversario dei cinquant’anni della promulgazione del nuovo messale di Paolo VI, entrato poi in vigore ufficialmente con l’avvento dello stesso anno 1969. A questo messale farà rapidamente seguito la riforma di tutti i libri liturgici della Chiesa, così da presentare chiaramente la rottura con tutto l’insieme del culto cattolico, per la fondazione di una nuova forma religiosa. Per usare le parole dei Cardinali Ottaviani e Bacci nel Breve esame critico, il nuovo messale si presenta da subito “nel suo insieme come nei particolari, come un impressionante allontanamento dalla teologia cattolica della Santa Messa, quale fu formulata nella Sessione XXII del Concilio Tridentino”. L’elemento protestante è fortissimo: la nuova messa non si presenta come sacrificio espiatorio, ma come assemblea che rende presente la memoria della Cena del Signore. Il sacerdote è ridotto a un presidente e perde ogni senso della sua funzione, che diventa parallela e interconnessa a quella dell’assemblea che presiede. Monsignor Lefebvre chiamerà questo rito “la messa di Lutero”, chiedendo a tutti i cattolici di evitarla per preservare la fede.
A distanza di cinquant’anni, capiamo ancora meglio cosa sia significata quella rottura con l’espressione tradizionale della fede cattolica nel culto tridentino: il popolo cattolico, ormai in gran parte deformato dalla nuova messa, ed estraneo ai riti precedenti anche solo per ragioni anagrafiche, di cattolico, suo malgrado, ha ormai ben poco. Anzi, più tale popolo è assiduo alle nuove funzioni, meno sembra credere e ragionare da cattolico. Analoga ed ancor più triste sorte è quella di sacerdoti e vescovi che dal nuovo rito hanno dovuto trarre la loro identità, smarrendo completamente il senso della loro funzione.
Abbiamo ricordato, due anni fa, i cinquecento anni della “riforma” luterana. La “riforma” di Paolo VI, in cinquant’anni, ha operato danni perfino più grandi di quella del riformatore tedesco, in un decimo del tempo. Rinnoviamo in questo anniversario il nostro attaccamento alla Messa tridentina, e soprattutto, sulle orme del nostro Fondatore, il nostro fermo rifiuto del nuovo rito, per fare così della Messa tradizionale una vera bandiera che indichi l’integrità della Fede cattolica, contro tutto l’insieme degli errori della “Roma di tendenza neomodernista e neoprotestante”, restando fedeli alla “Roma cattolica, custode della fede”.

“Per la gloria della SS Trinità
Per l’amore di Nostro signore Gesù Cristo
Per amore della Chiesa, per l’amore del papa
Per amore dei vescovi, dei preti, di tutti fedeli
Per salvezza del mondo, per la salvezza delle anime
Custodite questo testamento di Nostro Signore Gesù!
Custodite il Sacrificio di Nostro Signore Gesù Cristo!”

Mons. Lefebvre


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Francesco I
@Marziale
Sempre che il celebrante non si rifiuti di distribuire la comunione al fedele inginocchiato........
Vescovo radicale nega Comunione a Cattolici in ginocchio (video)
Marziale
L'atto del Vescovo, come sappiamo, va contro le norme canoniche. Io avrei rifiutato l'Eucaristia e me ne sarei andato guardando con sdegno lui ed i presenti che non sono intervenuti a difesa delle Leggi ( o leggine) della Chiesa Cattolica ( o della chiesa che fu Cattolica).
Marziale
Per riparare, in parte, al danno incalcolabile che ha prodotto la "nuova Messa" , conserviamo almeno l'atto di prostrarci, anche con un solo ginocchio, quando riceviamo Dio Eucaristia sulla lingua e dalle sole mani del Sacerdote. Questo dipende da noi e non dalle "nuova Messa".