CampariedeMaistre: "Mala tempora currunt"
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Cadono calcinacci nella Basilica di San Pietro.
Pochi frammenti di stucco, per fortuna senza feriti. I turisti si sono spaventati (il cedimento è avvenuto a due passi dalla Pietà di Michelangelo) c’è stato qualche momento di panico, poi l’area è stata transennata e la situazione è tornata normale.
Chi scrive, però, non può fare a meno di vedere in questo episodio del tutto marginale una valenza simbolica dal valore globale. Perché è sintomatico il giorno del cedimento – il 29 marzo, giovedì santo – e il luogo, nel cuore della cristianità cattolica. Quella che, in questi anni, sembra subire una dissoluzione mai vista prima nella storia. Un vero crollo spirituale.
Non si può fare a meno di pensare. Pensare per segni, unendo alcune immagini altamente simboliche di questi ultimi anni. L’esempio più evidente, la sera dell’11 febbraio 2013, quando il fotoreporter dell’Ansa Alessandro Di Meo scattò una foto memorabile: proprio nel giorno della rinuncia del papa, un fulmine colpiva il simbolo della cristianità! Evento tutt’altro che raro, ma divenuto simbolico per la coincidenza temporale. Poteva riuscirci un altro fotografo; poco importa: ciò che conta è il messaggio che ha scosso il mondo, giunto più veloce delle parole, perché trasmesso con una sola immagine.
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Verrà da obiettare: siamo nel 2018, vedere dei simboli in avvenimenti o fotografie è roba da Medioevo. Ben venga, allora, il Medioevo: perché la spiritualità medioevale ha forgiato l’Europa; e la spiritualità di allora era essenzialmente simbolica. La gente conosceva la vita di Cristo e dei santi grazie ai cicli di affreschi e comprendeva i segni dei tempi grazie ad avvenimenti altamente simbolici.
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Il simbolo è un tramite, non il punto di arrivo
. E se l’avvenimento simbolico deve fornirci una chiave di lettura del mondo in cui viviamo, l’avvenimento più simbolico di tutti non è forse l’elezione di un papa mentre è in vita il suo predecessore? Fatto, questo, di per sé unico nella storia recente della Chiesa, e carico di valenza simbolica per il contesto storico nel quale si è sviluppata la vicenda delle dimissioni di Benedetto XVI e dell’elezione di Francesco.
In questo contesto, è bene ricordare che da secoli circolano decine di profezie
(vere, false, artefatte o del tutto inventate) su questo periodo di travaglio per la Chiesa; un’anomalia così evidente, insieme alla scelta di un nome tranchant con la tradizione bimillenaria della Chiesa e di una pastorale decisamente anomala, possono far drizzare le antenne; specie se gli avvenimenti sono letti con quell’altra frase-simbolo del pontificato di Bergoglio: la “quasi fine del mondo”. Frase probabilmente frutto dell’enfasi del momento e che proprio per questo si carica di un valore altamente simbolico.
Con ciò, non bisogna “demonizzare” o condannare l’attuale pontificato, azione che rischia di tracciare un “prima” e un “dopo” senza senso: la politica e la teologia alla base dell’attuale momento storico della Chiesa hanno origini ormai lontane, e non possono essere ascritte ai soli uomini che oggi reggono le sorti del cattolicesimo. Piuttosto, si può osservare come l’attuale periodo storico sia gravido di segni, i quali devono farci pensare che la deriva progressista degli ultimi decenni non sta portando frutti. Semmai, sta facendo sgretolare la Chiesa.
Pubblicato il 04 aprile 2018