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Il 3 ottobre 2021 la Venerabile Gaetana Tolomeo, detta Nuccia, di Catanzaro, sarà Beata. Revival di un percorso di fede. Parte seconda. nucciatolomeo.it Parole di Mons. Antonio Ciliberti alla conclusione …Altro
Il 3 ottobre 2021 la Venerabile Gaetana Tolomeo, detta Nuccia, di Catanzaro, sarà Beata. Revival di un percorso di fede. Parte seconda.

nucciatolomeo.it
Parole di Mons. Antonio Ciliberti alla conclusione dell’Inchiesta diocesana
(24 gennaio 2010)

Abbiamo concluso il processo diocesano della causa di beatificazione della carissima Nuccia. È vero, questo processo non dice già la sua beatificazione, ma dice, tuttavia, l’impegno solerte, tempestivo che la nostra Chiesa ha messo per potere ribadire, attraverso opportune testimonianze, la pratica eroica delle virtù cristiane da parte di questa sorella che ci ha preceduto nella fede. A tutti la gratitudine profonda, sentita e gioiosa che oggi anima i nostri cuori in questo momento di storica importanza. Voi con me avete certamente notato come nella particolarità di questo contesto si staglia nitida la figura svettante di questa piccola donna, la quale è caratterizzata, nell’unità del suo essere profondo, da una fede autentica, da una operosa speranza, da una fervida carità. La fede, per Nuccia, non è soltanto l’adesione a Cristo come Dio, fatto nostro fratello, ma, con Cristo, come abbiamo potuto constatare da mille testimonianze, ella ha voluto instaurare un rapporto inscindibile di personale relazione, sapendo bene che la sua vita avrebbe potuto avere la perfezione della sua completezza nella identificazione a Gesù, o meglio ancora, come ci insegna l’Apostolo, nella sua cristificazione. Fede autentica, robusta, svettante, granitica, eroica. Fede robusta, speranza vibrante.
Ma segno inequivocabile della sua santità è la carità: la vita vissuta sulla esemplarità di Gesù Cristo in una dimensione di oblatività e di dono. Il bisogno di vivere la vita come offerta al servizio dei propri fratelli deve diventare la vocazione quotidiana da interpretare e vivere con fedeltà ogni giorno. Nello spirito e nella luce di queste verità noi vogliamo ringraziare il Signore e Nuccia, nostra sorella, perché alla loro scuola la ricchezza di questo insegnamento non rimarrà soltanto un diretto teoretico della nostra mente, ma sarà la forza che s’incarni nell’esperienza della vita e diventi l’imput per la nostra storica missione nel mondo. Ve lo auguro con tutto il cuore.

Parole di Mons. Antonio Ciliberti alla esumazione delle reliquie
(17 settembre 2010)

Carissimi, abbiamo assistito a un particolarissimo rito che è riservato a coloro i quali, durante l’esperienza terrena, in questa valle di lacrime hanno vissuto in maniera esemplare la loro fede, testimoniandola nella semplicità della vita. È giusto, allora, contemplare la nostra sorella Nuccia, che, nonostante le condizioni fragili della nostra umanità segnata, ha vissuto sempre la sua vita nello splendore di questa verità e ha ottemperato con impegno la responsabilità costante alla divina volontà.

Parole autobiografiche di Nuccia
(10 febbraio 1995)

Fratelli e sorelle, la luce della fede mi ha fatto attingere alla Sapienza Divina. Ho visto sempre la tenerezza e la presenza continua di Dio, che non abbandona mai i suoi figli. E ho compreso che la sofferenza va accettata e con mansuetudine offerta, perché è dono: tutto è grazia. Gesù e Maria sono stati e lo sono sempre i miei maestri. Ai piedi della croce, contemplando il Crocifisso con amore, ho sempre trovato la pace, il conforto di andare avanti. Guardando le Sue piaghe, mi sento amata: il mio cuore è avvolto dalla gioia e dal suo calore, e mi sento lusingata di vivere le sue stesse sofferenze, perché ho sempre partecipato e partecipo alla sua passione.
In quest’ultimo periodo sono condotta ad una più intensa sofferenza. I miei polmoni non funzionano più e la tosse mi strazia, mi fa soffocare. Le mie forze vengono sempre meno, ma dico “fiat” e “grazie”. Gesù è il mio vanto, la mia forza, la mia gioia, la mia pace, la mia vita sempre. Il buio della notte si aprirà alla luce di Cristo Risorto; confidate in Lui, abbandonatevi alla sua volontà. Offriamo tutto al Signore, certi che nelle sue mani tutto verrà trasfigurato.

Parole di Mons. Antonio Ciliberti alla riposizione delle reliquie nella cappella del Cricifisso
(1 novembre 2010)

Nella particolarità di questa circostanza, nella quale deponiamo le spoglie dell’indimenticabile Nuccia in un sacrario appositamente predisposto per lei in nome della sua umiltà e della santità della sua vita, celebriamo, come voi ben sapete, la solennità di tutti i santi.
Oggi ci è di mirabile esempio la grande-piccola sorella che ci ha preceduto nella fede, la carissima Nuccia. Lei ha vissuto, docile all’azione dello Spirito di Dio, questo ineffabile rapporto in relazione con Lui. Lo ha vissuto con intensità piena, sicché, come l’apostolo, poteva sperimentare la gioia della sua cristificazione. Si, “Vivo ego, iam non ego, vivit in me Christus” (Vivo io, ma non sono più io, è Cristo che vive entro di me).
E nell’umiltà del suo servizio, trasportata dalla infinità del suo amore singolare, poteva come l’apostolo gridare: “Cupio dissolvi et esse cum Christo”(Bramo, desidero ardentemente, voglio quasi polverizzarmi per essere impastata con Cristo ed essere una sola cosa con Lui).
Mihi vivere Christus est” (La mia vita è Gesù Cristo).
Il segno inequivocabile di questa verità, ecco, - lo abbiamo nella dimensione sublime: anima della autenticità e della vera gioia cristiana, - è la sofferenza. È su quel letto di dolore che lei ha gridato la lode del Signore e ha manifestato la pienezza della sua gioia. Una gioia contagiosa, che oggi richiama tutti noi intorno alle sue spoglie mortali per dire la nostra gratitudine somma per la esemplarità della sua vita, che ci ha inculcato nella gioia della sofferenza e del dolore.

“Il segreto della mia vita e della mia giovinezza è Gesù” (Nuccia).

Alcune testimonianze

- Padre Carlo Fotino

Come esperienza d’amore, (Nuccia) ha dedicato tutta (la vita) a Dio e l’ha trasformata in testimonianza, che l’ha fatta grande; oggi ne contempliamo le virtù. Che cosa ha predicato? Prima di tutto la preghiera. Lei ha pregato, perché ha creduto. La preghiera è l’anima, perché ci permette di interiorizzare il rapporto con Dio continuamente e di vivere di fede, di speranza e di carità.

- Padre Giambattista Urso

Nuccia era una innamorata di Gesù. Le preghiere che abbiamo ascoltato, altre testimonianze ci dicono che Nuccia era una innamorata di Gesù. (Questo innamoramento) le ha cambiata la vita: era felice di essere con Lui.

Io non calcherei molto il discorso della sofferenza di Nuccia, perché Nuccia non era una sofferente, era una amante. Chi ama non soffre, o se soffre lo fa con piacere. Come voi mamme, nonostante le vostre sofferenze, siete felici.

Quando tu accogli Gesù, ci converte a Lui. Questa è la vera conversione. Non è un recitare preghiere la conversione o una devozione: è un accogliere la persona di Gesù. Quando tu fai questa esperienza di amore e ti accorgi che Lui ti ha amato per prima, nonostante tu possa essere un povero disgraziato, tu ami e sei felice di accogliere questo amore. Sei felice perché non dipende da te questo amore, è gratuito, viene da Dio. Essendo felice, scaturisce da te un grande amore per gli altri. Non ti preoccupare più di quello che dicono o di quello che gli altri nei tuoi confronti, perché tu sei felice e lo sei perché hai incontrato Dio che ti ama.

- Mons. Vincenzo Bertolone
(22 gennaio 2012)

Nuccia si è sforzata in un letto di sofferenza a interiorizzare la presenza di Gesù e il suo messaggio. E, una volta interiorizzato, lo ha offerto nei rapporti con tutti. Fin da giovane, rispose con un deciso sì alle ripetute richieste del Signore. La sua storia è la storia di un’anima che, fin dalla fanciullezza, si è sentita amata e scelta da Dio per condividere con Lui il mistero della Passione. Per lei la malattia, le sofferenze, il dolore, la sua immobilità non erano né disgrazie capitatele, né punizioni inflitte, ma puri doni dell’Altissimo. Per arrivare a questo bisogna capire il disegno di Dio, anche nella sofferenza. Comprendere che quel disegno di Dio nella sofferenza è più grande dei nostri limiti. Amare e offrire.

In realtà, la rinuncia dei beni terreni e il distacco da ogni interesse personale, collocò Nuccia in quell’atteggiamento ideale di servizio, che ella definisce, in modo espressivo, “espropriata per la pubblica utilità”. Per seguire Cristo, ha rinnegato sé stessa. È stata alla scuola del Crocifisso.

- Mons. Antonio Cantisani
(27 gennaio 2013)

(Nuccia) diceva: “Io mi offro a Te, o Gesù, fa di me tutto quello che vuoi”. Lei era riuscita, perfino, ad accettare come dono la sua immobilità. Davvero Gesù, per Nuccia, era il suo tutto. La sua intimità con Gesù era così profonda che lei poteva dire: “Tu, Signore, hai fatto di me la tua dimora, il tuo tabernacolo”. Consapevole di messere figlia della Chiesa, lei si è sentita ed è stata responsabile della vita e della missione della Chiesa. Pensava a tutti, ai giovani, alle famiglie, ai poveri, agli ammalati, alle persone sole, ai peccatori in particolare. Come vedremo, si offriva al Signore, perché “nessuno vada perduto”. Aveva un cuore grande, dalle dimensioni cosmiche. Soleva dire: “Se non brucio di amore, molti moriranno di freddo”! Ecco perché nel suo Testamento ci ha raccomandato di impiegare bene il tempo per edificare il Regno di Dio. Ha accettato il mistero del dolore come un servizio speciale nella Chiesa. Ha offerto le sue sofferenze per salvare milioni di creature e ha fatto rinascere in tanti cuori, forse anche nei nostri cuori, la speranza.

- Don Vincenzo Lo Passo

Lo Spirito Santo l’abbiamo ricevuto nel battesimo, ma Lui continua questa opera di renderci partecipi della morte e della risurrezione di Gesù nella vita di tutti i giorni. In fondo, noi cristiani siamo chiamati a questo continuo cammino in avanti per raggiungere l’altezza di Cristo, a Cristo conformarci, a diventare simili a Lui nella morte per esserlo anche nella gloria. Le prove non sono uguali per tutti. Per Nuccia la prova ha significato stare in un letto, senza mai camminare, dalla nascita alla morte, accogliere queste prove in unione con Cristo, offrendo la propria croce per la salvezza degli altri. Nell’esempio di Nuccia abbiamo un modello eloquente trasparente di chi è stato scelto da Dio per essere configurato al Figlio suo.

- Ida Carella narra il miracolo che porta Nuccia agli altari

Quattro anni fa, grazie a Nuccia, la mia vita è rinata: mio figlio è qua, (Nuccia) resta sempre nel mio cuore. Io quel giorno in Ospedale (19 gennaio 2014) non conoscevo la sua esistenza. Quando Padre Pasquale me ne ha parlato, ho detto “Chi è?”. Poi, avevo una immaginetta. La notte mi sono messa a pregare, mi sono rivolta verso di lei “Aiutami, il bambino non lo voglio perdere” (per la gravidanza extrauterina, nella cervice dell’utero). Rischiavo la mia e la sua vita. Quando abbiamo pregato con Padre Pasquale, mi ha detto: “Aspettiamo tre giorni, per vedere se questo miracolo viene fatto”. Essendo io credente, per me si era accesa una luce. Il mattino dopo, il ginecologo mi disse: “C’è una speranza, aspettiamo. I rischi ci sono. Ti do tre giorni per pensarci”. Sono rimasta senza parole. Mi sono girata verso mio marito e ho detto “No” (non abortisco). Andiamo avanti e vediamo come finisce. Accetto la prova. Dopo quindici giorni faccio una ecografia per vedere cosa era successo. Il bambino (dalla cervice) “era scivolato” nell’utero. Vi lascio immaginare la mia gioia. I problemi erano rimasti, ma io lì ho visto il miracolo. Lo rifarei sempre. (I primi di agosto 2014 nasce Francesco).

Pensieri sapienziali di Nuccia

- Amo i fiori che semina il vento nella solitudine; nessuno li coglie, hanno solo un fine, il più alto: cantare la gloria di Dio”!
- Permetti, o Signore, che le mie ansie vadano là dove io non potrò mai arrivare! che le mie pene confortino le sofferenze di chi mai vedrò! che i miei sacrifici cooperino ad impiantare la croce, dove il Crocifisso è sconosciuto!